mercoledì 26 febbraio 2014

Fuoco di paglia?


La sensazione di bluff è molto forte. Renzi è un grande oratore: riesce a parlare per ore senza dire niente. E la sensazione che nulla ci sia alla base del suo programma diventa sempre più forte.

“Oggi che piove mi riposo. Evito di ridere o di incazzarmi per un premier che in poche ore ha dato due diverse versioni dell’abbattimento del cuneo fiscale, che confonde cifre con percentuali e senza nemmeno curarsi di rivelare quali voci verrebbero tagliate.”

“Chi dice che in Italia è tutto pietrificato e non accade mai nulla, dovrà ricredersi. A poche ore dalle rassicuranti e raziocinanti dichiarazioni di Filippo Taddei, e poco dopo aver ottenuto la fiducia anche dalla Camera, entrando nella pienezza dei propri poteri,Matteo Renzi ci ha confermato che, più che una tela di Penelope, il suo governo rischia di essere “l’ora del dilettante”.

Intervistato a Palazzo Chigi da Giovanni Floris per Ballarò, Renzi ha spiegato tutte le sue ideone per cambiare verso al paese, e mal  ce ne incolse. Come ampiamente sospettato, sulle coperture lo studente Renzi non ha studiato, e spesso si trova disattento. “Entro un mese” avremo i dettagli, promette Renzi, ma intanto enumera le potenziali coperture, e le individua nella ormai salvifica spending review di Carlo Cottarelli e (udite udite) nel ritorno dei mitologici capitali italiani dalla Svizzera, in quella che appare una botta di sano berlusconismo.

Inutilmente Floris, col suo sorrisetto permanente, tenta di ricordargli che quella non sarebbe una copertura “strutturale” ma una tantum, e che già altri in passato hanno tentato, senza successo. Renzi è già lontano, e risponde con un bel ghe pensi mi da Silvio dei giorni migliori: “quella se la son giocata tutti, ma non l’ha fatta nessuno”. Renzi è talmente impegnato a compulsare compulsivamente tablet e smartphone che deve essersi perso quello che sempre Filippo Taddei ha detto, la settimana scorsa, a La telefonata di Maurizio Belpietro:

«Il nostro obiettivo è offrire una riduzione del carico fiscale che sia duratura e certa. La dobbiamo finire con le operazioni straordinarie ed i fantomatici gettiti da rientro dei capitali»

Preciso. Poi Renzi parla del ruolo dell’altra pentola d’oro in fondo all’arcobaleno, la Cassa Depositi e Prestiti. E sono subito fuochi d’artificio:

«La Cassa Depositi e Prestiti ci può aiutare a fare quello che ha fatto la Spagna, per circa 60 miliardi di euro, con un effetto benefico immediato. Aiuterà con i fondi per lotta al credit crunch, e in 15 giorni permetterà di sbloccare i 60 miliardi che sono bloccati per i debiti della P.A.»

Ora, questo è ovviamente impossibile, ma la cosa più interessante è che Renzi deve aver creduto alla fiaba che in Spagna non solo la rana gracida in campagna ma pure che gli asini volano, e quindi ha già inforcato felice il suo costumino con le ali. Non esiste alcuno “shock prodotto dalla Spagna sulla liquidità”, sarebbe interessante capire da dove Renzi ha preso questa botta di provincialismo magico, che fa il perfetto paio con “le spese per la sanità sono tutte online in Regno Unito” e “In Italia le rendite finanziarie hanno la tassazione più bassa che nel resto d’Europa”. E non è vero, basterebbe verificare.

Ecco, le “rendite”. Renzi precisa che non vuole tassare i Bot delle vecchiette, come incautamente asserito dal suo sottosegretario-ex-machina, ma piuttosto si lancia in una tassonomia dei “tipi di rendite finanziarie” (che pare coinvolgere i capital gain in una suggestione di Tobin Tax), che lo porta ad affermare che occorre tassare “non i Bot ma la rendita finanziaria pura“. Che pensiamo sia quella non tagliata, né con lattosio né con borotalco, perché altre definizioni non ce ne vengono né esistono.”

Poche idee ma ben confuse. La filosofia della “Ruota della Fortuna” portata al governo: gira la ruota, compra una vocale, sparala più grossa, ipnotizza gli italiani con “allegriaaa!!”…

Credo che questo governo al di l’ha dell’imbonitore rottamatore che fa sembrare Berlusconi un sobrio statista, abbia un grosso problema già in partenza. Se i precedenti governi Monti e Letta partivano con un certo consenso degli italiani, il governo Renzi inizia la sua avventura in un clima piuttosto tiepidino nel paese. Malgrado l’indubbia “simpatia della canaglia” che affascina sempre gli italiani (altrimenti perché i personaggi di Sordi o Verdone ci piacciono così tanto?), a Renzi non si perdona il fatto di essere diventato premier senza passare dalle elezioni.

Gli italiani hanno perdonato Monti (anche se credo sbagliando) perché il paese sembrava piombato in un’improvvisa emergenza che ci avrebbe portato al default, Monti era vissuto nei primi giorni come un salvatore; Poi hanno perdonato Letta constatando che dopo diverse settimane Bersani non era venuto a capo di nulla: che si poteva fare se non un governo di grande coalizione? Ma Renzi invece aveva sostenuto fino all’ultimo che non avrebbe raggiunto la poltrona da premier con manovre di palazzo. Poi l’ha fatto smentendosi clamorosamente.

Ma non è solo il basso consenso del governo fra gli italiani che preoccupa. E’ anche la fronda interna al Pd che sta vivendo come un trauma la nuova avventura. Gli italiani hanno votato per decenni la Dc turandosi il naso (fino a mani pulite, quando il puzzo è diventato insopportabile…), ma ora sono i parlamentari del Pd a fare altrettanto votando fiducia e provvedimenti del nuovo governo. C’è Civati che è esplicito con i suoi elettori: vorrei non votare Renzi, ma per spirito di disciplina sono costretto a farlo. Una motivazione che implica uno scarso coraggio forse, ma sempre meglio di quegli esponenti come Cuperlo o altri bersaniani che mugugnano ma ipocritamente sostengono il partito a trazione renziana.

Ma forse c’è molto di più dietro gli eventi che hanno portato al governo il Sindaco di Firenze. C’è un Berlusconi azzoppato, che ha bisogno di tempo, che vede di buon occhio un governo amico. C’è un Pd che teme l’alieno Renzi e che gli ha concesso tutto lo spazio necessario con due finalità contrapposte: avere finalmente un leader vincente o in alternativa bruciarlo il più velocemente possibile. Io penso che da come si è presentato in Parlamento, Renzi rischi molto la seconda opzione, e che si brucerà come un fuoco di paglia.

Renzi potrebbe essere li solo per un motivo: fare la nuova legge elettorale per conto di Berlusconi, e dei vari gruppi di potere che odiano il parlamentarismo. Non certo per governare. Perché se Renzi volesse veramente fare le cose che ha promesso, dovrebbe spendere una cifra tale da dover rinnegare qualsiasi trattato europeo. Non è possibile blandire l’Europa e l’europeismo come ha fatto Renzi, e nello stesso tempo promettere mari e monti. Le due cose non possono stare assieme. Non sono i tre miliardi della spending review, i soldi depositati in Svizzera, o la lotta alla “mittica” evasione fiscale a permettere di fare politiche economiche da 100 miliardi di euro. E la se la politica è quella di rapinare la Cassa Depositi e Prestiti, allora c’è da chiedersi perché non è stato fatto prima. Perché ora Renzi potrebbe fare quello che non è stato concesso a Monti e Letta?

Questo governo non può durare a lungo. Credo che possa trascinarsi fra i sei mesi e un anno, non di più. E poi Renzi non potrà di sicuro presentarsi alle elezioni come la novità, o come il salvatore d’Italia. Chi si avvantaggerà da un disastro di Renzi è facilmente intuibile: Forza Italia e M5s, e non solo. Anche i vecchi dirigenti dinosauri del Pd a cui in fondo non interessa cedere il governo d’Italia, quanto piuttosto mantenere il potere nel partito. Se poi l’Europa perderà i suoi araldi difensori dell’Eurofanatismo, tanto peggio e tanto meglio. Perlomeno non toccherà a loro staccare la spina, non dovranno metterci la faccia e dover dire, italiani ci siamo sbagliati fin dall’inizio. Potranno in molti traslocare sulle posizioni di Prodi (che rinnega già oggi se stesso) senza tanti patemi d’animo.

Del resto la svolta c’è già, Napoletano stesso ha affermato in europarlamento “basta austerità”. Manca solo il coraggio delle azioni concrete, che la sinistra italiana probabilmente lascerebbe volentieri in mano ad altri. Forse in questo caso anche il vecchio unfit puttaniere può tornare utile: l’utile idiota per fare l’inversione ad “U” dall’Europa e dall’Euro, o per raggiungere le responsabilità di governo nel momento in cui l’euro diventerà insostenibile e l’Italia si ritroverà a dover fare scelte veramente (questa volta) molto critiche.

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