giovedì 6 febbraio 2014

In attesa di Draghi


In attesa che Draghi ci levi le castagne dal fuoco, in Italia il fuoco sotto la pentola del governo è sempre più vivo. Nessuno in pratica governa veramente questo paese che è preso dal delirio della legge elettorale, che compone e scompone alleanze. Casini non è più un politico, ma un indice barometrico di salute politica: a seconda di come si sposta si capisce chi si sta avvantaggiando politicamente.

Intanto si attendono le mosse di Draghi per stimolare l’economia europea e fermare la deflazione: abbasserà ulteriormente il tasso di sconto ufficiale, dal 0.25% allo 0.10% o addirittura in territorio negativo? Fara una nuova operazione Ltro di rifinanziamento delle banche, visto lo stress test in corso? O farà finalmente un qualche tipo di quantitative easing più o meno keynesiano?
Lo sapremo in giornata. Le borse ieri non sono state ne positive, ne negative, ma piuttosto caute.

Ma mentre l’Europa attende il pronunciamento della Bce che minaccia sempre sfracelli ma poi non fa quasi nulla, in Italia la fibrillazione politica offusca ancora maggiormente le politiche economiche e sociali del governo.

Il Presidente Napolitano è chiaramente in stato confusionale: afferma che l’euro è un aiuto ma nel contempo che bisogna farla finita con le politiche di austerità che si porta dietro la moneta unica. Anche in questo caso (come negli attacchi sui media al M5s), il fatto che il Presidente si pronunci a favore dell’euro, potrebbe essere controproducente. Potrebbe far nascere dei dubbi anche in chi non li ha. Gli italiani sono come bambini, sono “bastian contrari”, se gli dici di non fare o di credere a qualcosa faranno e si convinceranno del contrario.

Inoltre lo stato confusionale si rende ancor più manifesto quando il Presidente dichiara che lui con la nomina di Monti e Letta non centra quasi nulla, forse nemmeno li conosceva…
Ma perché questa dichiarazione? Forse perché il governo Letta sta crollando nei sondaggi e Sciolta Civica si è letteralmente squagliata in uno zero virgola qualcosa?

Cerca di scaricare da se le responsabilità delle sconfitte a ripetizione delle sue politiche inconcludenti? Sono convinto che l’impeachment del M5s non avrà seguito, ma Napolitano ha ormai perso la fiducia di molti italiani e probabilmente non lascerà un buon ricordo dei suoi anni presidenziali.

Il governo Letta è in piena burrasca e oggi non è più figlio di nessuno. Renzi prova addirittura un certo fastidio quando deve occuparsi del governo sostenuto dal suo partito, ma nel contempo evita come la peste qualsiasi avvicinamento all’esecutivo. Probabilmente non vorrebbe nemmeno vedere il suo nome messo in relazione con questo governo.

Berlusconi che aveva grandemente sofferto la perdita del suo pupillo Alfano, ora si gode lo spettacolo da lontano. Lo spettacolo di un partito virtuale come Ncd che minaccia a vuoto il governo di non sostenerlo più. Per fare cosa poi? Per tornare da Berlusconi e rischiare, come Casini, di donare il sangue a Forza Italia senza un corrispettivo?

Infatti con questa legge elettorale in discussione, Berlusconi potrà prendersi i voti dei partitini e poi decidere di non concedere nemmeno un seggio se non superano il 4,5%. Se è magnanimo potrebbe dare loro una manciata di seggi tali da fare in modo che la maggioranza sia possibile con la sola Forza Italia. Ma se è magnanimo.

Renzi farà lo stesso con Sel. Solo che ora dovrà faticare di più per vincere, perché molti partitini moderati andranno a bussare alla porta del Cavaliere, ingrossando le potenzialità del centro destra.

E mentre tutti litigano con tutti, naturalmente le cose continuano ad andare male. La ripresa è immaginaria, e se ci sarà quella pronosticata dello 0,1% del primo trimestre 2014 (ne dubito comunque) sarà assolutamente insufficiente ed inutile.

Continuerà la svalutazione salariale interna, che porterà ad un ulteriore calo della domanda interna e ad un ulteriore aumento della stagnazione, non compensato a sufficienza dalle esportazioni. La bilancia commerciale, come sta già facendo, continuerà a migliorare tendendo a diventare sempre più positiva. Ma non per un aumento della produzione e delle esportazioni. Semplicemente per effetto della recessione che riduce le importazioni.

Si sta seguendo la strada greca. Il problema è che il declino di un corpo economico vitale come era quello italiano, è molto lento. Pertanto la crisi non si trasmette in modo immediato in ambito politico. I vecchi partiti, seppur acciaccati, continuano a mantenere la supremazia, rispetto ad un elettorato deluso che non vota più o che vota movimenti di protesta come i cinquestelle. Pertanto la discesa sarà lenta ma inesorabile, a meno che arrivi dall’esterno una crisi così violenta (scoppio di qualche bolla borsistica, finanziaria, immobiliare ecc.) da accelerare velocemente questo processo. In questo caso gli attuali protagonisti politici sconterebbero velocemente i loro demeriti, si tornerebbe al lancio di monetine come all’indomani di “mani pulite”. Per ora però molti italiani indotti dai telegiornali soporiferi, nutrono ancora qualche speranza che la ripresa sia effettiva.

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