sabato 22 febbraio 2014

Renzi e i suoi alleati contro l'Europa


Senza smentire il post precedente, se il nuovo governo non cede alla tentazione di un'ennesima patrimoniale recessiva, o se non cede alle richieste di Fmi, o Bce, o qualche altra emerita "associazione di benefattori internazionali" per rifilarci un prelievo bancario alla cipriota, Renzi potrebbe intraprendere una nuova battaglia con l'Europa, avendo alcuni alleati in Italia e all'estero.

"Dal nuovo Presidente del Consiglio filtrano alcune buone notizie sulla volontà di proporre all’Europa una profonda riforma dell’Euro. All’uopo Renzi – secondo indiscrezioni di stampa – vorrebbe sfruttare la prossima Presidenza italiana dell’Unione Europea. Se fosse vero, il Governo italiano sarebbe il primo ad interpretare la Presidenza di turno dell’Unione come un’occasione di leadership non meramente formale, il primo a portare al livello intergovernativo le proposte di quegli economisti che hanno previsto correttamente la gravità della crisi europea e ne hanno da tempo indicato i rimedi."
(www.ilfattoquotidiano.it)

L'alleato italiano di Renzi è facile da indovinare: non è Alfano, che come pensavo alla fine si è accontentato di vuote promesse e ha dovuto abbassare la cresta; ma è chiaramente Berlusconi che lo sosterrà nei momenti di difficoltà come ha fatto più o meno capire a tutti.

Questa situazione è nuova. Perché la precedente grande coalizione con Letta e il sostegno diretto di Pdl/Forza Italia in realtà non funzionava. Troppo europeista il Pd bersaniano, troppo antieurista il Pdl di Brunetta-Berlusconi.

Ora con Renzi, fra i due partiti politici principali si è creata una convergenza. Il Pd renziano sta diventando più critico sull'Europa, tanto che il vero portavoce dei sentimenti democratici è ora il nuovo Prodi molto critico con l'Europa dell'euro mal fatto. Forza Italia ha moderato in parte il suo scetticismo sull'Europa, lasciando alla Lega il compito di rappresentare i critici dell'euro.

Al contrario di Gawronsky che parla di un Renzi pronto a prendere le armi contro l'Europa e la Germania, non credo ad un capovolgimento così evidente delle politiche euriste del Pd. Probabilmente Renzi prenderà le cose alla lontana. Manterrà il suo atteggiamento critico verso il "ce lo chiede l'Europa", verso i vincoli stupidi come il 3% del deficit/Pil, ma almeno all'inizio sosterrà che l'Italia deve fare i "compiti a casa".
Probabilmente vorrà portare a termine alcune riforme importanti e presentarsi in Europa con alcuni assi nella manica. Il problema è capire se la politica italiana glielo permetterà.

Non c'è solo Alfano, c'è anche Civati e altre aree di scontenti che nel corso delle settimane andrà ad ingrossare le fila antigovernative. Per questo il sostegno deciso di Berlusconi sarà importante per il futuro di questo governo. Ma anche questo sostegno potrebbe andare in una certa direzione, ma potrebbe non arrivare per sostenere determinate riforme volute da Renzi.
E poi c'è il lato oscuro della "non politica" italiana, il lato tecnico:

"La natura della sfida è innanzitutto tecnica. L’economista top del momento ha appena diffuso in rete uno studio sulle riforme minime necessarie per rendere l’Euro funzionale: esse occupano non meno di settanta pagine! Renzi vorrebbe abolire il limite del deficit pubblico al 3% del Pil:posizione saggia quando si è in recessione come adesso, meno quando si è in piena occupazione; su questo pochi sono in disaccordo.

Ma una riforma tiene l’altra: una singola modifica non regge da sola; occorre cambiare l’intero paradigma. Per fare ciò occorreva un Ministro dell’Economia orientato in tal senso e con una visione adeguata, non un altro sostenitore della linea Monti-Letta-Saccomanni-Draghi-Merkel. Padoan è invece un esponente di quella sinistra che ha perso le radici e l’anima: infatti, era l’alternativa a Saccomanni nel Governo Letta. Da chief economist dell’OCSE ha sostenuto la stupida austerità e il paradigma vigente. Speriamo che ci sorprenda, ma non ci scommetterei."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Ma un altro inaspettato alleato per Renzi potrebbe essere il nuovo Parlamento europeo. Alcuni commentatori hanno già affermato che il nuovo governo rischia molto se il Parlamento europeo dovesse riempirsi di populisti antieuropei. Ma potrebbe anche essere al contrario un vantaggio per Renzi, che potrebbe mostrare alle altre cancellerie europee quali sono i pericoli se non si fanno cambiamenti alle politiche economiche europee.

"Oltre alle difficoltà ‘tecniche’ ci sono enormi difficoltà diplomatiche: perché l’Europa (in particolare la Germania e la BCE) sono determinatissime a contenere l’offensiva di Renzi, ed anzi ad utilizzarla a proprio vantaggio per rafforzare la presa ferrea del liberismo sulle nazioni europee, offrendo allentamenti congiunturali in cambio di un ulteriore indurimento delle stupide regole depressive. Ma per avere anche solo qualche possibilità di vincere la sfida diplomatica contro l’autolesionismo europeo occorre, oltre a un Parlamento Europeo rinnovato e solidale, una solidarietà non formale di Obama, una disponibilità di Francia e Spagna, anche un Presidente del Consiglio con una chiara visione di dove vuole arrivare e come, un Ministro dell’Economia in piena sintonia, e un paese compatto, in grado di resistere ai possibili tentativi di destabilizzazione dall’estero."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Se non sarà in Parlamento europeo solidale, potrebbe essere anche un Parlamento caotico a far vacillare le certezze di Merkel e Bundesbank. Se dopo le elezioni tedesche non è cambiato nulla (come del resto mi aspettavo), dopo quelle europei ci saranno importanti terremoti politici in giro per l'Europa. Il maggiore sarà in Francia, con una grande affermazione del Front National. Il terremoto italiano non sarà invece una sorpresa, perché sarà la riconferma e probabilmente il rafforzamento dei Cinquestelle. La disponibilità di Francia e Spagna potrebbe giungere a seguito di batoste elettorali dei partiti storici.

In ogni caso un numero molto grande di partiti fuori dalle grandi famiglie politiche europee potrebbe mettere in crisi il nuovo Parlamento europeo. E di conseguenza l'intera istituzione europea. La Germania si ritroverà sempre più isolata, e comunque anche sempre più preda ed immersa dalla crisi. La crisi internazionale dei paesi emergenti prosegue. Solamente si sposta da un paese all'altro: prima era la volta di Argentina e Turchia, ora la crisi investe Thailandia e rublo. In queste condizioni le esportazioni tedesche stanno subendo dei contraccolpi, e non possono più essere riassorbite dal resto d'Europa. Le aspettative di fiducia dei produttori tedeschi sono crollate in pochi mesi.

Se non sarà la politica di Renzi a convincere la Merkel, ci riuscirà la crisi?

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