domenica 10 agosto 2014

A cosa serve Renzi (2)


L’Italia affonda nella crisi e Renzi si occupa di riformare il Senato e della nuova legge elettorale. Tutto questo ha un senso? Probabilmente si.

“Le istituzioni italiane sono state disegnate un po' claudicanti apposta, alla fine della seconda guerra mondiale, proprio per paura del ritorno di un "uomo solo al comando". Ho sempre considerato malfatta la Costituzione in questa parte, quella appunto che fissa le modalità di governo e fissa i poteri di esecutivo e Parlamento. Ed in effetti i governi in Italia hanno sempre avuto problemi e vita breve. Il Parlamento ha funzionato più per disciplina dei partiti che per le proprie regole.

Ora però all'Europa tecnocratica questa situazione non va bene. Hanno bisogno di un esecutivo snello che applichi con immediatezza le risoluzioni prese a Bruxelles, o a Francoforte o nel Cda segreto di qualche banca o multinazionale. Basta con un Parlamento ingovernabile e bizantino. Basta con poteri distribuiti a troppi centri. Per questo è bene che il premier possa anche nominarsi il suo Presidente della Repubblica... secondo la visione delle élite che voglio toglierci ogni sovranismo questo è il minimo per poter continuare sulla strada dell'annientamento di diritti e della distruzione del welfare.

Ecco quindi qual'è lo scopo di Renzi. Non quello di risolvere la tremenda crisi in atto, ma di dare ai nostri aguzzini gli strumenti per stringerci meglio il cappio al collo.”

Quindi il sistema istituzionale in costruzione con un potere di fatto tutto concentrato nel governo, con un Parlamento ridotto (Senato quasi cancellato) e con funzioni di sola ratifica, un capo di Stato al guinzaglio e la magistratura pure, non è congeniale solo alla venuta dell’”uomo forte”, ma anche dell’”uomo fantaccio” nelle mani della troika.

“Non voglio essere complottista a tutto tondo, le banche … hanno conti disastrati e management da mani nei capelli nella maggior parte dei casi, quindi se i ribassisti le mettono nel mirino fanno bene, si chiama libero mercato. Però ci sono troppi segnali in questi giorni e poi quelle parole così nette di Mario Draghi sulla cessione di sovranità, concetti che alla vigilia di un autunno che prepara una manovra correttiva devastante dovrebbero farci pensare.

E se si arrivasse al punto di dover scegliere: default o troika? Ci siamo già stati, non arrivò la troika ma arrivò Mario Monti, il suo esecutore testamentario in loden. Stavolta potrebbe essere diverso, anche perché a Palazzo Chigi c’è uno che ha applaudito alle parole di Mario Draghi e che lentamente sta sempre più esautorando il suo ministro delle Finanze, quel Pier Carlo Padoan che giorno dopo giorno appare sempre più nell’angolo e depotenziato.

Sbaglierò, ma temo che nulla di quanto accaduto finora sia accaduto a caso. Quest’estate sarà davvero interessante. E, forse, da ritenersi storica per l’assetto di questo Paese. È inutile farsi troppe illusioni, con la ratio debito/Pil che abbiamo, siamo già tecnicamente falliti: qualcuno verrà a ricomporre in qualche modo il puzzle. Portandosi ovviamente a casa le tessere migliori e quelle meno rovinate. Tanto, i tg si limiteranno a dirvi se Piazza Affari ha chiuso in positivo o negativo...”

Nulla avviene per caso. La riforma del Senato non era una priorità del Pd, anzi la riforma costituzionale era un tabù ed una priorità solo del centro-destra. Perché di colpo è diventata essenziale? Ecco cosa sta facendo Renzi, modifica la Costituzione per donare l’Italia su un piatto d’argento alla troika.

Vedere Renzi lavorare in tandem con Berlusconi alla picconatura della democrazia italiana mi sconcerta. Non sono più i capi di partiti contrapposti, ma rappresentanti di un unico grande partito che prende ordini dal sistema finanziario europeo ed internazionale, che ha per obiettivo la cancellazione dell’indipendenza politica ed economica dell’Italia. Garibaldi e Cavour si stanno ribaltando nelle tombe…

E intanto dei problemi veri il governo fa solo finta di occuparsi. Padoan non è li al ministero dell’economia per migliorare le condizioni economiche della nazione, ma solo come cane da guardia ed esecutore degli ordini di Bruxelles. Non ha alcuna autonomia. Mentre Renzi semplicemente se ne frega, lui ha l’ordine di smantellare la Costituzione giudicata troppo socialista da certa finanza internazionale.

Renzi comunque pur annunciando che malgrado la recessione tutto va bene, e quindi non ci sarà manovra, in realtà si appresta a vararla:

“E a chi gli chiede se ci sarà una manovra correttiva, il premier risponde così: « Ci sarà una manovra di tagli alla spesa». «A noi servono 16 miliardi di spending review per il 2015 che ci permetterebbe di stare sotto il 3% deficit/pil anche con una crescita non esaltante».”

Ed anche qui devo dar ragione a Fassina: questi 16 miliardi da tagliare non si troveranno mai, perché semplicemente non esistono. Il balletto della spending review è un minuetto che va avanti dal governo Monti. Non è che manca volontà politica, è che non si riesce a cavare un “ragno dal buco”. Forse l’unico ad aver fatto veramente spending review è stato Tremonti con i pessimi tagli lineari. Che però hanno funzionato e tagliato veramente la spesa per rispettare il patto di stabilità europeo.

Quindi Renzi non troverà 16 miliardi di tagli, e la vendita di valori mobiliari e immobiliari è la solita chimera italiota, come ha dimostrato la vicenda Finmeccanica. Molto semplicemente Renzi e Padoan ricorreranno ai soliti metodi di inasprimento fiscale. A questo punto la favola di Renzi terminerà miseramente come quella di Monti e Letta. Un bel trio di moschettieri del re… di Berlino però.

Anche Travaglio deve riconoscere che “si stava meglio quando si stava peggio” concedendo un po’ di merito al suo antico nemico, anche se poi se ne pente subito:
“Povero nano, quante gliene abbiamo dette, eppure dopo tre anni e tre governi diversi dal suo, siamo sempre sull’orlo del precipizio”

Ma il Cavaliere seppur malconcio ha subito capito come doveva riposizionarsi. Infatti non l’ho più sentito fare discorsi sull’euro e sulla Germania egoista, ora è la seconda colonna che sostiene l’architrave golpista europoide. Ha capito che per rimanere ai vertici doveva… cambiare verso.


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