lunedì 4 agosto 2014

Il non-default dell'Argentina


L'Argentina è una nazione sfortunata, ma dire che passa da un default all'altro è molto impreciso. In realtà quello che accade in questi giorni è ancora uno strascico del default vero dei tango bond del 2001.

"l’Argentina non è in default né mai lo ha dichiarato perché non è affatto insolvente. Dunque Standard e Poor’s che tiene in mano le scritture come in un mosaico bizantino e i quattro evangelisti italiani del nulla, ovvero Corriere , Repubblica, Stampa e Sole 24ore narrano la parabola del ritorno del padrone attraverso una bugia non solo formale, ma anche sostanziale. L’Argentina è assolutamente in grado di pagare gli interessi dei i suoi titoli, anzi lo vuole fare, ma ne è impedita da un giudice americano, tale Griesa, 85enne collocato a suo tempo alla Corte federale da Nixon, il quale in complicità con alcuni fondi speculativi, ha bloccato i 539 milioni di dollari già trasferiti da Buenos Aires a New York per pagare le cedole di tutti i creditori (il 93%) che negli anni scorsi hanno accettato la ristrutturazione del debito dopo il vero default del 2001, provocato dalla scellerata adesione alle formule e consigli dell’Fmi. Solo i fondi sciacallo pretendono il pieno rimborso del valore nominali di titoli acquistati a prezzo stracciato. E il buon giudice ha sequestrato i fondi in attesa che l’Argentina paghi agli avvoltoi, il cui caprobranco si chiama Paul Singer, proprietario della Elliot Capital Management, un miliardo e trecento milioni di dollari.

I mercati per una volta ci dicono la verità, anche senza volere, visto che non hanno affatto punito i bond del debito argentino, alcuni dei quali, direttamente interessati dall’azione giudiziaria con scadenza 2038 hanno quotazioni più alte oggi di quanto non ne avessero in febbraio. E del resto il Paese sudamericano ha un debito pubblico che è appena il 50% del Pil, cioè meno di qualsiasi Paese europeo, e dunque non preoccupa affatto gli investitoriassolutamente in sicurezza. E infatti Buenos Aires potrebbe tranquillamente pagare anche i soldi richiesti dagli avvoltoi, ma non può farlo perché questo potrebbe spingere tutti quelli che hanno aderito alla ristrutturazione a fare marcia indietro e a richiedere l’intero valore nominale, ovvero 150 miliardi di dollari. Questo sì che porterebbe al default.

Naturalmente con il fallimento dell’Argentina è chiaro che nessuno prenderebbe un fico secco se non in natura e per via traversa ossia appropriandosi del Paese e di tutte le sue attività. Ed è dunque ovvio che l’operazione Argentina è di fatto un avvertimento mafioso e trasversale della finanza globale contro le sovranità nazionali, contro quei Paesi con un debito alto perché non siano indotti in tentazione e danneggino per sopravvivere gli interessi degli oligarchi e anche una sorta di monito contro i Brics e i loro piani di liberasi dall’abbraccio mortale della finanza occidentale.
...
nel meraviglioso mondo dell’oligarchia del denaro e dei suoi megafoni abbiamo una dichiarazione di default che in realtà non esiste ed è solo una sorta di nauseante trappola e la negazione invece di un default che c’è come quello della Grecia: entrambe le carte che abbiamo in mano ci vengono suggerite dall’illusionista senza che noi ce ne accorgiamo. La mano del borseggiatore globale è più veloce dell’occhio."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Quindi sarebbe più esatto dire che l'Argentina è sotto minaccia di un secondo default, ma che ora è essenzialmente stritolata da una sentenza ingiusta che la pone di fronte a scelte difficili. Non che l'Argentina se la passi particolarmente bene, ma nemmeno è tutta questa tragedia che appare dai titoli dei giornali economici e non:

"E così noi della Mosler Economics MMT che sosteniamo che una nazione con sovranità monetaria se ne può fottere dei default e dei Mercati abbiamo torto, vero? L'Argentina è nei guai vero? E ci smentisce.
Mah... Non risulta. Per questi motivi:

A) L'Argentina fa default in dollari, NON NELLA MONETA SOVRANA PESOS, e lo fa perché SCEGLIE di non pagare i Fondi Avvoltoio USA. Buenos Aires ha montagne di dollari nelle sue riserve, ma SCEGLIE di non pagare quelle merde di investitori Avvoltoi americani.


B) I maggiori Hedge Funds del mondo (come DE Show, George Soros Family Office, Third Point, Renaissance Technologies, Fortress Investments) stanno scommettendo miliardi sulla RINASCITA dell'Argentina, in queste ore.

E allora bimbi miei cari piccioni di Internet e poco altro, o colleghi giornalisti (vero nome: emorroidi della stampa), i casi sono 2: o noi dellaMosler Economics abbiamo ragione e i commentatori dei puzzoni giornali italiani (voi) sono una manica di capre; oppure gli Hedge Funds di Londra e di Wall Street che come noi MEMMT sono tranquilli sull'Argentina, sono tutti dei cretini... e avete ragione voi.

Vedete un po'... :))

Paolo Barnard"

(www.comedonchisciotte.org)

Credo che sia un gioco in perdita da entrambe le parti, quello portato avanti fra oligarchie occidentali e argentini rappresentanti poveri dei Brics. Anche ammettendo che l'Argentina decida di pagare per intero i fondi avvoltoio, e poi sia sovrastata da altrettante richieste di rimborso da altri investitori fino all'iperbolica cifra di 150 miliardi di dollari, e sia costretta a fare default, stiamo parlando di uno Stato sovrano che non è più abbandonato a se stesso dall'occidente.

Anche se venisse spogliata dei propri tesori nazionali, dei pozzi petroliferi, delle aziende a controllo pubblico, la situazione sociale potrebbe portare al governo un partito (di destra o sinistra è ininfluente) che rinazionalizzerebbe ogni cosa, lasciando i fondi avvoltoio a bocca asciutta. Ed ora che nasce la nuova banca internazionale dei brics in competizione con l'Fmi, l'Argentina potenzialmente non avrebbe nemmeno bisogno dei dollari dell'Fmi per ripartire.

"Gli USA sperano che mettendo pressione su qualche oligarca russo, bloccando i loro conti e le loro carte di credito, riusciranno a dare un pò di fastidio a Putin, magare a creare qualche conflitto interno.

NOI PERO' ci dobbiamo preoccupare per questa miopia di Obama, tanto acuta, da non vedere nemmeno che sta rischiando seriamente di essere accantonato e messo in modalità di sopravvivenza, causando ripercussioni molto serie per tutto l'Occidente.
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Intanto la Russia continua a firmare contratti e accordi commerciali – de-dollarizzati - con i suoi alleati BRICS e continua spingersi sempre più avanti con le sue azioni di ritorsione contro gli Stati Uniti e contro l'Europa, sembra proprio che gli « amici sanzionati » di Putin stiano prendendo in mano la situazione. Il miliardario oligarca Gennady Timchenko, uno tra i primi ad essere toccato dal divieto di viaggiare e dal congelamento dei beni da parte degli Stati Uniti, ha deciso di strappare Visa e Mastercard, passando alle credit cards della UnionPay cinese ,dicendo che "in qualche modo queste sono più sicure della Visa - almeno gli americani non potranno metterci le mani sopra".
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"Appena hanno messo le sanzioni, me l’hanno concessa subito." - ha detto. "Ottimo lavoro e la carta viene accettata in tanti posti e, in qualche modo, è più sicura della Visa. Almeno gli americani non potranno metterci le mani sopra!». - Ha detto Timchenko."

(www.comedonchisciotte.org)

Il gioco degli Usa è misterioso. O hanno qualche mirabolante carta in mano (per esempio l'indipendenza energetica) oppure stanno facendo un gioco autolesionistico.

"Gli Stati Uniti stanno esprimendo un mix di politica internazionale (geopolitica) e politica interna altamente pericoloso. Da un lato stanno facendo fuggire dal dollaro mezzo mondo che gli è ostile. Dall'altro hanno operato politiche monetarie espansionistiche sfrenate, stampando dollari per sanare le crepe del sistema bancario dopo il caso Lemann Brothers, per acquistare titoli di Stato, e per tentare di drogare la crescita economica.
Alcune cose hanno funzionato in parte (banche e stabilità dei titoli di Stato) ma di contro sono stati creati effetti collaterali mortali: bolle mostruose in borsa e nell'immobiliare, e ancora più pericoloso per gli Usa, il rischio di inflazionare la propria moneta.
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Se gli Usa continueranno con questa folle politica estera ed interna, avranno presto brutte sorprese. E' vero che rimangono la più grande potenza militare del globo su cui basano i loro rapporti di forza (anche economica), ma quando saranno assediati da un iper inflazione, non basteranno le 13 portaerei e le migliaia di testate atomiche per fermare questo nemico subdolo."

(linflazione vista da dentro)

L'Impero romano cominciò a perdere forza non a causa delle invasioni barbariche. Ma a causa della crisi economica che rendeva sempre più difficile reperire risorse per lo Stato, e quindi anche mantenere le tante legioni al fronte. Ad un certo punto la macchina bellica troppo costosa può provocare il tracollo degli imperi. Gli Usa dovrebbero meditare su queste implicazioni, prima di fomentare guerre e rivolte in mezzo mondo. Ad un certo punto anche il dollaro rischia di schiantarsi...

E le vessazioni economiche verso l'Argentina rientrano in questo gioco in cui gli Usa sono protagonisti da troppi anni. L'Argentina non è altro che un altro fronte aperto dalla macchina bellica (questa volta economica) degli Usa. Potranno vincere la battaglia ora, ma rischiano di accumulare ulteriori tensioni nel futuro che in qualche maniera dovranno scaricarsi. Anche e soprattutto a loro svantaggio.

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