lunedì 25 agosto 2014

Italia-Europa: speranze ed auspici


In Italia il governo Renzi spera in un ravvedimento dell'Europa, in una mitigazione dell'austerità e in interventi veramente risolutivi della Bce. Come sa bene chi bazzica per la rete, il governo italiano è completamente impotente rispetto alla crisi, a meno che decida di uscire dal sistema euro. Rimanendo all'interno del sistema tutte le armi per fronteggiare la crisi sono al di fuori della portata del governo italiano. Non c'è riforma che tenga. Anche le riforme richieste dall'Europa, teoricamente a portata del governo, cioè un taglio deciso della spesa pubblica, la deflazione salariale (taglio di stipendi e pensioni già ventilato da esponenti governativi) non servirebbero a nulla. Anzi, potrebbero essere recessivi e portare ad una accelerazione della crisi in atto.

Il governo italiano ora non può far altro che appellarsi ai centri di potere esterni per uscire o almeno resistere alla crisi. E sperare che le richieste vengano accolte.

"Noi rispettiamo la regola del 3% e la rispetteremo ma diciamo che l'Europa non può essere soltanto tagli, vincoli e spread», ha insistito Renzi."
(www.ilmessaggero.it)

Si rivolgeva a Draghi, ma il messaggio era trasversalmente rivolto all'Europa. Una richiesta di più flessibilità che è stata lanciata all'Europa già da giugno. All'epoca l'Europa, cioè la Germania, rispose che tutta la flessibilità disponibile era già stata concessa. Ora le cose sono cambiate, anche la Germania sta sperimentando un principio di recessione, e si ritrova meno forte di quanto pensava. Renzi ha effettivamente qualche possibilità di ottenere maggior flessibilità all'interno dell'austerità. Ma per ora la teoria economica dell'austerità non viene messa in dubbio.

Come del resto ha detto Draghi in modo abbastanza evidente nel suo viaggio americano. In effetti Draghi non ha cambiato programma, parlando di crescita all'interno del rigore dei conti. La famosa austerità espansiva che non sta funzionando.

Draghi in effetti ha speranze opposte a quelle del governo Renzi. Spera che l'inciampo trimestrale del Pil tedesco sia solo un piccolo incidente di percorso, e che la Germania torni a crescere, anche di poco. Perché se dovesse andare effettivamente in recessione dovrebbe poi veramente fare politiche monetarie espansive che per ora annuncia ma non pratica. E spera che il ricalcolo del Pil italiano con i proventi criminali riesca a mitigare un po' la recessione italiana. Tutto serve ad imbellettare i conti e far apparire meno evidenti gli errori delle politiche fin qui seguite. E spera ancora che il governo italiano faccia le riforme che ha richiesto, non certo la cancellazione del Senato.

Per ora Draghi metterà in atto nuove politiche espansive che dovrebbero servire a portare un po' di crescita. Funzioneranno? A mio avviso gli effetti potrebbero essere ben maggiori degli 80 euro mensili del governo Renzi, provvedimento praticamente inconsistente. Infatti il "regalo" di Renzi ha un impatto complessivo di 10 miliardi di euro ripartito in otto mesi. E' per questo che le lancette del Pil non hanno segnalato nessun cambiamento.

L'intervento di Draghi detto Tltro ha per l'Italia un impatto sette volte superiore, di circa 75 miliardi di euro. Ha però uno svantaggio che renderà questa forza meno intensa, si rivolge in parte all'offerta e in parte alla domanda (famiglie), ma sicuramente rappresenta una forza economica ben superiore agli 80 euro di Renzi. E' probabile che tale intervento verrà segnalato dalle dinamiche del Pil.

Sarà sufficiente? Potrebbe portare crescita ma non potrà reintegrare ciò che l'Italia ha perso dal 2008 ad oggi. L'economia nazionale ha perso il 10% della sua forza dal 2008, il che equivale a dire 150 miliardi di euro del 2008. Considerando un'inflazione del 2% in media dal 2008 al 2013 (il 2014 è vicino alla deflazione) in realtà è come se avessimo perso 190 miliardi di oggi.

Quindi i 75 miliardi possono portare crescita ma non farci tornare ai livelli del 2008, ma anche se la Bce potesse fornire all'Italia 200 miliardi non si avrebbe effettivamente crescita, ma un ritorno ai valori di Pil di sei anni fa. Per cui dagli aiuti di Draghi mi aspetto una scossa, ma non sarà una terapia shock, sarà un leggero sollievo. Anche perché rischia di arrivare quando è già troppo tardi, quando l'economia italica si è già contratta oltre il limite di non ritorno. Non è facile ricostruire certa imprenditoria quando viene distrutta come è avvenuta negli ultimi anni in Italia. Infatti se il Pil si è contratto del 10%, la produzione industriale ha già perso il 25%.

L'Europa e l'Italia rimangano in attesa, nella speranza che qualcosa cambi, che qualcuno intervenga con una bacchetta magica mentre in realtà tutti rimangono immobili nelle proprie posizioni.

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