domenica 17 agosto 2014

Non sanno assolutamente cosa fare


Oppure non hanno il coraggio di farlo. Ecco perché di riffa o di raffa la troika arriverà, travestita da “contractual agreement”, o con altro nome inglese di copertura, ma arriverà. Del resto il governo Renzi doveva fare le riforme, ed ha fatto altro. Si è occupato di demolire la Costituzione mentre l'emergenza era l'economia.

"Il governo starebbe contrattando "in vista della preparazione della legge di Stabilità, uno “sconto” sulla riduzione del debito che andrà messa a segno a partire dal prossimo anno per rispettare le regole del Fiscal compact. E portare a casa anche l’agognata flessibilità ... Il tutto, eventualmente, nella cornice di un vero e proprio “accordo contrattuale” con la Ue, a cui il governo potrebbe delegare il compito di decidere quali sono le riforme prioritarie e quale il percorso da seguire per la loro attuazione. ... l’esecutivo di Matteo Renzi ha intenzione, fin dal Consiglio europeo straordinario di fine agosto, di discutere con i partner della possibilità di uno scambio tra flessibilità e riforme strutturali. "
(www.ilfattoquotidiano.it)

Per farla breve, le tanto declamate riforme di cui tutti nel centro sinistra e nel centro destra si riempiono la bocca da mattina a sera, non sanno letteralmente cosa siano. Ne al governo ne all'opposizione. La mia sensazione era esatta.

"Riforme strutturali. Frasetta magica di cui si riempiono la bocca tutti, dai vecchi tromboni della politica e dell'economia, ai giovani galletti rottamatori. Frasetta che quando viene pronunciata di fronte a platee di convegni, o televisive, si vedono innumerevoli teste annuire seriamente.

Riforme strutturali, come "più ferro! più ferro!" di una pubblicità della Cepu rivolta ad improbabili laureandi ingegneri. "Più riforme strutturali! più riforme strutturali!"."

(la durezza del vivere)

Purtroppo le riforme sono esattamente l'opposto quelle che i politici, e soprattutto gli elettori vorrebbero. Le prime due le ha già fatte il governo Monti:
a) la riforma delle pensioni, che di fatto quasi cancella l'istituzione;ù
b) l'aumento della disoccupazione, che serve a raggiungere più in fretta la svalutazione salariale, cioè la riduzione dei salari degli italiani.

Quando i più leggono le conclusioni sui esposte, non vogliono crederci, indottrinati come sono dai media sussidiati soporiferi e zuccherosi. Ma se ne accorgeranno molto in fretta.
Le prossime riforme saranno l'istituzionalizzazione della deflazione salariale con la riformulazione dello Statuto del lavoro. Non solo la cancellazione dell'art. 18 che riguarda ormai una minoranza di fortunati lavoratori.
E poi che si fa, si puniscono i lavoratori e si graziano i pensionati esistenti?

"Sì a un contributo di solidarietà sulle pensioni alte. E al ricalcolo con il metodo contributivo di quelle basate sul vecchio e generoso retributivo. Ad aprire alla sforbiciata è il ministro del Lavoro,Giuliano Poletti, in un’intervista al Corriere della Sera. “Sono favorevole a interventi di questo tipo a patto che siano collegati agli interventi a sostegno dei lavoratori che altrimenti rischierebbero di finire esodati“, chiarisce il ministro. “Credo cioè che le risorse eventualmente recuperate” dovrebbero “restare nel sistema previdenziale in una logica di solidarietà per chi soffre di più. Ipotesi ne sono state fatte tante in passato. Adesso bisognerà fare delle scelte”. Cioè individuare chi si vedrà decurtare l’assegno.
...
spiega Poletti, “dipende da dove si fissa l’asticella“. Tradotto: il taglio potrebbe scattare a partire da cifre più basse. Tutto è ancora da decidere."

(www.ilfattoquotidiano.it)

E sì. Tutte le retribuzione devono scendere, perché nella teoria della deflazione salariale, devono diminuire proprio tutte, non sono ammessi privilegiati. Poi naturalmente dovrebbero fare altrettanto bollette e spese... ma c'è da giurarci che questo non accadrà. Anzi si assisterà alla scomparsa di molti servizi che non troveranno più remunerativo operare in un'Italia di morti di fame.

Le riforme a seguire perseguiranno pertanto l'obiettivo della riduzione radicale del welfare, per esempio riducendo ai minimi termini la sanità, rendendola privatistica come negli Usa.

Comunque, tornando al contingente, la manovra che "non ci sarà sicuramente", è già allo studio:

"[E' previsto uno sconto in fase di contrattazione sul fiscal compact, nda] “Con un potenziale risparmio di diversi miliardi, tra i 4 e i 5″, che andrebbero ad alleggerire la legge di Stabilità riducendo i tagli a quota 15-17 miliardi. E, come effetto collaterale, la possibilità di “escludere una manovra correttiva a settembre”. In più, il governo vorrebbe ottenere la cancellazione dell’obbligo “di rispettare nel 2015 l’obiettivo fissato nell’ultimo Def di un rapporto deficit/Pil all’1,8%. L’asticella si potrebbe spostare verso il 2,2-2,4 per cento”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Riducendo i tagli a 17 miliardi? Ma chi vogliono prendere in giro, se non appena Cottarelli ha presentato il conto, l'hanno minacciato di licenziamento. La manovra sarà di 17 miliardi, e sarà naturalmente di nuove tasse. Dove andrà a parare il governo Renzi? Non si sa. Sarà per questo che cederà le redini al “contractual agreement”, per poter dire, io non c'entro, lo vuole l'Europa? Ma gli italiani sopporteranno ancora?

In tutta sincerità, spero che Poletti l'abbia vinta e stanghi per benino i pensionati "abbienti". Così forse la smetteranno di votare per Forza Italia e per il Pd... Prima o poi capiranno la lezione?

Nessun commento:

Posta un commento