venerdì 16 dicembre 2011

Segnali di disimpegno


Bossi ha sempre detto che il nuovo esecutivo non dura, ma è all'opposizione e quindi è un'opinione scontata.
Ora gli fa compagnia l'Italia dei Valori, ma è un partito dilaniato internamente tra chi vorrebbe più responsabilità e chi non è disponibile a votare una manovra recessiva e ingiusta.

Berlusconi è tornato  farsi sentire, dicendo anche cose che poteva evitare di dire, ma fra tante cose dette ha voluto informare che vota la manovra per dovere, che la manovra non gli piace e che non è detto che il nuovo governo arrivi al 2013.

Bersani ha sostenuto la sua fedeltà all'esecutivo ed il voto alla manovra. Ma ha spiegato che il suo partito non è disponibile a votare una sequenza di manovre di questo tipo per inseguire la politica di austerità di Monti (alleluia!)

Il governo Monti incassa la maggioranza ma in pochi giorni ha già perso una sessantina di voti. E i partiti maggiori che lo sostengono sono in fibrillazione. Votano la manovra solo per spirito di disciplina, ma sia a destra come a manca non condividono le scelte montiane. Naturalmente per motivi opposti.

Sicuramente se la crisi dovesse avvitarsi, e l'Europa dovesse chiedere al governo Monti nuove manovre, diventerà sempre più difficile mantenere la coesione di questa strana maggioranza.

La speranza di Mago Monti è che la crisi si estingua da se in qualche modo. Non è certo una manovra democristiana che può di colpo ammodernare il nostro Stato. Lo spread è da qualche giorno stabile tra 400 e 500 punti. Ma non scende al di sotto. Sembra che i mercati siano in attesa di capire se l'Europa è in grado di uscire dalla crisi, perchè i provvedimenti presi nell'ultimo vertice "risolutivo" non sono molto chiari.

Non so quale destino desiderare. Sia che si rimanga ancorati all'euro, che si sia costretti ad uscire dalla moneta unica, avremo davanti a noi anni piuttosto difficili. Penso che ci vorrebbe una classe politica più spregiudicata, disposta anche a rinnegare gli accordi con l'Unione Europea pur di salvare l'Italia. Del resto Francia e Germania non rinunciano ai propri interessi nazionali.

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