mercoledì 18 aprile 2012

Chi visse sperando...


Ieri è andata bene. I mercati erano effervescenti ed hanno trasmesso positività e ottimismo per il futuro economico della zona  euro. Se si guarda però all'indice di borsa italiana Ftse Mib, si può notare che a metà marzo superava quota 17.000 e oggi è a  circa 15.000, quindi siamo ancora giù del 13%. E si conferma la regola che lo spread Btp-Bund sale velocemente seguendo i crolli in borsa, mentre si rivela molto più lento il recupero al contrario.

Lo sprint di ieri è dovuto a un pò di notizie positive, di promesse di immissione di nuovi fondi Fmi (Riferimento - Il Sole24ore) per far fronte alla crisi europea (400 miliardi di $ nel fondo salva Stati), una non so quanto positiva notizia del buon esito delle aste spagnole dei Bonos che hanno raddopiato gli interssi (positiva?), e forse la speranza dell'arrivo di un nuovo prestito Ltro, il terzo della serie (Riferimento - Rischio Calcolato).

Ci si attacca a qualsiasi voce o notizia, pur di tornare a sperare nella ripresa. Ma quanto durerà tutto questo ottimismo? La verità è che siamo sempre in un trend negativo. Ci sono dei rimedi? Nei periodi di crisi ognuno propone la sua ricetta, ed ognuno vede evidenti difetti che se rimossi permetterebbero di tornare alla crescita. Ma la crescita non è legata a particolari correzioni tecnico-economiche che la sospingono. E' un vento che arriva improvviso e gonfia le vele, anche se la nave è un pò zavorrata, cammina lo stesso. Purtroppo oggi questo vento è ancora molto debole. Ci vorrebbe il vento "artificiale" dell'investimento pubblico, ma il montismo e le teorie germaniche vogliono impedire anche questo timido refolo.

Ieri il Parlamento era impegnato nell'iter di approvazione della correzione dell'art. 81 della Costituzione, per l'introduzione del pareggio di bilancio. Un'altra pietra al collo di una futura ripresa. Per pareggiare il bilancio, i governi futuri saranno costretti sempre più a spremere gli italiani fino all'osso.

Intanto in Europa, qualcosa si muove. Quell'ente democratico quanto inutile, chiamato Parlamento Europeo si è svegliato dal torpore, per affermare, in un impeto di orgoglio, che la cura tedesca non può funzionare:

“La Merkel sbaglia tutto” ora a Bruxelles è panico

"L'atmosfera che si registra in questi giorni a Bruxelles è dominata dal caos, dopo il fallimento della politica in salsa tedesca che ha imposto il severissimo patto fiscale che strangola le economie più deboli. A fare da catalizzatore degli umori nerissimi è il Parlamento Europeo che è riuscito a imporre, domani, un dibattito in aula sulla pessima gestione della crisi dell'euro, convocando il presidente della Commissione José Manuel Barroso e invitando anche il presidente della Bce Mario Draghi. Che però ha declinato." 

Quindi oggi il Parlamento europeo cercherà di dare una strigliata a Barroso (Portoghese) che dovrà riferire alla Merkel. Una nuova tenue speranza per i nemici dell'austerità imposta da Berlino. 

"Con un'iniziativa capeggiata dall'energico ex premier belga Guy Verhofstadt, ora presidente del gruppo degli euroliberali, è riuscito a imporre, domani, un dibattito in aula a Strasburgo sulla (pessima) gestione della crisi dell'euro,... Verhofstadt si è fatto in qualche modo portavoce di quello che molti, moltissimi a Bruxelles pensano: «i leader Ue - ha dichiarato - possono ripetersi tra di loro quanto vogliono che il peggio della crisi è passato, ma dovrebbero tornare alla realtà. La maggior parte delle misure prese finora stanno mostrando ancora una volta la loro natura a corto termine, incluso il finto firewall». Per il belga, «i deludenti risultati della passata indecisione stanno già producendo i loro effetti. I leader Ue devono ora spiegare la realtà cui tutti assistiamo»."

Secondo i contestatori dell'Europarlamento, l'intervento deciso dalla Commissione per salvare gli Stati insolventi (Efsf) è così ridicolo che ora dovrà intervenire il Fmi:

"il prossimo fine settimana l'organismo di Washington varerà un aumento di capitale inferiore ai 500 miliardi di dollari prospettati dal suo direttore generale Christine Lagarde. Si parla ora al massimo i 300-400 miliardi. «E' la risposta - commenta un diplomatico europeo - alla buffonata di Copenaghen. I partner internazionali, Usa in testa, ci avevano chiesto un vero sforzo, e invece siamo ricorsi a trucchi contabili»"

In questo caso trucchi contabili crucchi...

"L'allarme dell'Europarlamento e non solo è anche sulla disastrosa ricetta dell'austerity a tutti i costi imposta da Berlino ma anche dalla Commissione e purtroppo seguita anche dal premier di madrid Mariano Rajoy."

Servirà a qualcosa? Speranza vana anche questa. I tedeschi hanno bisogno di sbattere contro il muro con il proprio muso, per capire di essere in errore. Purtroppo questo accadrà quando le economie del sud Europa saranno ormai defunte da tempo.



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