venerdì 13 aprile 2012

Salassi medievali



Si odono grida nel deserto. Di avvertimento a cambiare strada, a cambiare politica economica. L'ennesimo monito inascoltato, questa volta di Joseph Stiglitz premio Nobel per l'economia nel 2001. Uno dei tanti che afferma che la politica di austerità è sbagliata. E' la politica della recessione. Ma nessuno dei tecnici-governanti dell'euro delirio vuole sentire da quell'orecchio. Avanti con tasse, tagli e licenziamenti, verso esoteriche mete di crescita e felicità, da porre in ipotetiche epoche future (ma quando mai!).


Ue, stop ai salassi medievali
Per il Nobel Stiglitz: «Una seconda crisi».



"... l'unica cosa di buono del 2011 è che è stato «migliore del 2012». Quest'anno, infatti, «l'Europa ammalata» sarà minacciata da una nuova «recessione, la seconda in poco tempo. E sarà veramente dura»
...
stime gravemente negative sul Prodotto interno lordo europeo diffuse dal Fondo monetario internazionale - per l'Italia è previsto un -2,2% - e ai rischi delle banche gravate da miliardi di debito pubblico. Campanelli d'allarme che hanno riacceso i timori sulla tenuta dell'Eurozona.
Il problema, secondo Stiglitz, è di difficile risoluzione. Perché, ha rilevato il premio Nobel che appoggia il movimento Occupy Wall Street, «nonostante le sincere intenzioni di salvare l'euro, i leader dell'Unione europea non sanno quali provvedimenti sono davvero necessari per far sopravvivere la moneta unica». 
...
il peccato originale dell'euro: «Quando fu introdotto, tutti pensavano che bastasse la disciplina di bilancio a tenerlo in piedi», 
...
con l'esplosione della crisi finanziaria, Bruxelles ha continuato a prescrivere ricette di austerity e risparmi alla spesa. Un corso che, per Stiglitz, non solo «è destinato a fallire, ma aggraverà ancora di più lo status quo».
Non esiste, infatti, «un solo esempio al mondo della politica di tagli a stipendi, pensioni e welfare che abbia fatto guarire un Paese sofferente. La possibilità che, anzi, nuovi tagli risolvano i problemi» ha chiosato l'economista, «è pari a zero». 
...
il primo passo che i politici europei dovrebbero fare con urgenza sarebbe «ammettere di aver sbagliato strada», e invertire rotta. 
...
SÌ AI TRASFERIMENTI FISCALI. «So che in Germania molti tedeschi odiano quella che in inglese chiamiamo transfer union. Uno strumento che, livellando gli squilibri regionali, può dare mezzi per reagire agli Stati che hanno maggiore disoccupazione», ha commentato l'economista al quotidiano tedesco. 
...
la ricetta della cancelliera Angela Merkel equivale alla pratica «medievale del salasso. Così i Paesi tumefatti dai debiti possono essere “curati” per decenni. Ma poi finiscono per morire».
Anziché strozzare i cittadini, stringendo fino allo stremo i cordoni della borsa, Stati come «Grecia e Portogallo, dove il debito è maggiore», hanno al contrario bisogno di «prospettive credibili per una nuova crescita»."


La ricetta del dott. Stiglitz è talmente ovvia che credo sia scritta anche nei sussidiari di quinta elementare:


In periodi negativi, i governi non devono abbassare, ma aumentare la spesa pubblica», ha proseguito il Nobel.
«Con il denaro investito, l'economia può crescere in direzioni molteplici».
Una vera banca di investimenti europea potrebbe, per esempio, «rafforzare il credito alle piccole e medie imprese. In tempi in cui molte banche continuano a lesinare soldi. Nonostante siano state rifornite di abbondante liquidità dalla Bce».
Per Stiglitz è anche paradossale che l'ossessione della Germania nell'abbattere deficit e debito pubblico attraverso la scure dei tagli, si basi sul presupposto sbagliato che il tracollo dell'Europa sia partito dai conti in rosso degli Stati del Sud. «Non è così. Prima della crisi, Irlanda e Spagna avevano surplus di bilancio e basso indebitamento», ha ricordato l'economista.

Peggio ancora, per il professore, è l'ostinarsi a risanare gruppi finanziari agonizzanti a spese del contribuente. «Non c'è alcuna banca così grande, da essere salvata a ogni costo».
Il caso più scandaloso e amaro, per Stiglitz, è quanto accaduto in Irlanda, «dove sono state le banche, non solo lo Stato assistenziale, a provocare il tracollo. Salvare gli istituti corrotti, portando il Paese sull'orlo del fallimento, è stato un errore catastrofico». La stessa ristrutturazione del debito greco è stata «troppo piccola». Meglio sarebbe stato, secondo il Nobel, «permettere il crac»

...

la politica continua a chiudere gli occhi, dimenticando che «le democrazie possono sopportare solo una quantità limitata di tagli». Ciò nonostante, da mezzo secolo, nell'Occidente gli stipendi non crescono e le diseguaglianze tra ricchi e poveri aumentano sempre di più.

...
Per sopravvivere dignitosamente, senza spegnersi in agonia, l'Europa dovrebbe invece cambiare radicalmente modello di sviluppo.
Al contrario, andando avanti con le manovre di tagli e zero crescita, «rabbia e frustrazione per i sacrifici fatti e gli obiettivi mancati aumenteranno ancora di più». Anche perché, è matematica, «i risparmi forzosi alimentano la recessione. La quale, a sua volta, farà diminuire le entrate fiscali e gonfiare le spese sociali», nonostante si cerchi di ridurle.
«No, la luce in fondo al tunnel non è ancora in vista». E l'Europa, ammette Stiglitz, «mi preoccupa. Mi preoccupa più di tutto»."

Ben detto dottore. Purtroppo non verrà ascoltato, mi pare di vedere da Wikipedia che non ha mai insegnato alla Bocconi e lavorato alla Goldman Sachs o presso le sue sorellastre. Quindi non ha il curriculum adatto per dare consigli in Europa. Peccato.

Nessun commento:

Posta un commento