giovedì 31 gennaio 2013

Allearsi con i tedeschi porta sfiga



Noi italiani lo sappiamo bene. Ma lo sanno anche altri popoli. I tedeschi in un secolo (quello appena trascorso) hanno perso una guerra dietro l'altra, sbagliando clamorosamente i conti in entrambi i casi. Eppure dei tedeschi si ha un'immagine di popolo lungimirante, solido poco incline a rischi inutile. Un'immagine che inganna. Nella prima come nella seconda guerra mondiale, furono la nazione militarmente meglio organizzata. Miglior disciplina e miglior armamento. Eppure non fu sufficiente, c'era un'arrogante errore di fondo, di supremazia intransigente e cieca.

Oggi si apprestano invece a combattere una guerra solo economica, ed appaiono ancora una volta quelli meglio disciplinati ed organizzati. Ma anche questa volta perderanno, e trascineranno con loro gli alleati europei come noi, seppur in parte recalcitranti e pronti a tradire.

La guerra valutaria che cambia l'Europa

"Il World Economic Forum di Davos ha avuto il merito di portare davanti alle opinioni pubbliche quella che si annuncia come la questione centrale del 2013: la guerra delle valute.
...
dalle valute che oggi passa la leva più potente per la competizione tra i sistemi produttivi e, quindi, la capacità per ciascuno di essi di creare posti di lavoro."

Secondo il Sole24ore, il vecchio e bistrattato "vizietto" italico della svalutazione competitiva, sarà il tema dell'anno. In pratica eravamo all'avanguardia nel mondo e invece ce ne vergognavamo. Il segreto della competitività (ma guarda un po'...) è la svalutazione competitiva della valuta. In questa guerra avevamo gli armamenti migliori, ed invece di tenerli oliati ed efficienti, ci siamo infilati nel "cul de sac" dell'euro!

"A dare fuoco alle polveri è stato il premier giapponese Shinzo Abe, che sta spingendo la Banca del Giappone a stampare yen sempre più aggressivamente. Negli ultimi due mesi lo yen ha già svalutato del 10% sul dollaro e del 14% sull'euro, rendendo più competitive le esportazioni nipponiche e aprendo di fatto il conflitto commerciale. Ma non tutto parte da qui. Anche se non lo ammetteranno mai, Stati Uniti e Regno Unito hanno fatto qualcosa di non molto diverso in questi anni, con la Federal Reserve e la Bank of England che stampavano moneta per acquistare titoli. Per non parlare della Cina con il suo Yuan, e poi la Corea del Sud e il Brasile, Thailandia e Singapore, India, Taiwan, Svizzera: tutti impegnati ad abbassare il valore delle loro monete per non rimanere al palo nella corsa all'export."
(www.ilsole24ore.com)

Persino la Svizzera che si è sempre fatta un vanto del valore monetario del suo franco, sta partecipando al gioco della svalutazione. Solo noi con l'euro stiamo masochisticamente seguendo le idee austerico-rigoriste e valutarie in stile marco, della Bundesbank.

"La Banca Centrale Elvetica sta espandendo il proprio bilancio come ogni altra Banca Centrale, né più né meno. Detenere Franchi Svizzeri non è la soluzione. Il Franco Svizzero non può essere considerato un bene rifugio.

Gli investitori stanno attaccando lo spread tra l’Euro e il Franco Svizzero. La Banca Centrale Elevetica dovrà immettere sul mercato (espandendo le proprie riserve) montagne di franchi per non fare apprezzare ulteriormente il cambio Euro-Franco. Questa manovra è (e sarà) necessaria al fine di tutelare la capacità del sistema industriale elvetico di esportare merci e servizi.

Un Franco forte impedirebbe la capacità del nostro export. Pertanto è folle per un investitore, in questo particolare momento, acquistare franchi svizzeri o assets in questa valuta a titolo di porto sicuro per i propri investimenti."

(www.rischiocalcolato.it)

Gli euro teutonici, quali siamo anche noi, praticamente sono gli ultimi Moicani di un mondo che si sta estinguendo. Difendere il valore della moneta e impedire alla Banca Centrale di stamparla, non solo non ha più senso, ma sta diventando pericoloso.

"E l'euro? L'euro è restato alla finestra senza possibilità di reazione. Un guscio di noce in balia delle onde. Fino al paradosso che, pur essendo la moneta dell'area economicamente più debole, l'Europa, si è apprezzato rispetto ai minimi del 10% sul dollaro, del 25% sullo yen e dell'8% sulla sterlina."
(www.ilsole24ore.com)

E come pensa di rimediare Angelina? vorrebbe andare a piagnucolare e fare la "sceneggiata napoletana" al G20:

"Ora c'è chi invoca il G20 e anche i sacerdoti della Bundesbank si accorgono di quanto rischiosa sia questa guerra valutaria. Ma il problema non è il G20. E non è neppure l'aggressiva politica monetaria giapponese. Sono le mani legate dell'Europa. Mai come davanti a questa competizione valutaria noi europei tocchiamo con mano l'inefficienza della governance economica che ci siamo dati con la nascita della moneta unica. Mai come oggi dovremmo guardare al nostro interno e fare mea culpa per gli errori fatti in questi anni.

Attraverso le valute, è stata lanciata la guerra atomica per la competitività delle grandi aree economiche mondiali. E l'Europa combatte a mani nude. Con la sua "strana" banca centrale che per statuto ha come mandato la sola stabilità dei prezzi e il buon funzionamento del mercato. 
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La Fed ha per legge il compito di tutelare l'occupazione ed è impegnata in due programmi di allentamento quantitativo (QE 3 e 4) per un totale di 85 miliardi di dollari al mese. In Giappone l'autonomia della Banca centrale è di fatto sospesa e ancora di più lo sarà quando tra pochi mesi ci sarà il cambio ai suoi vertici. La zona euro è invece bloccata dalle su sue stesse regole di funzionamento.

La Germania fa bene, perciò, a guardare con preoccupazione all'offensiva giapponese. 
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Ma si illude se pensa di potervi far fronte attraverso la politica multilaterale del G20.
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Quando una guerra è in corso non conta il peso del tuo passato, contano le armi che sai mettere in campo. Un'Europa senza un Tesoro unico, divisa sulle politiche da adottare, dove continua a prevalere il dogma tedesco per una competitività fondata solo sulle riforme strutturali e dove le regole statutarie impediscono di avvalersi degli strumenti tipici di una Banca centrale, è destinata a perderla quella guerra. Forse a non combatterla neppure. A meno che, sotto il fuoco del nemico, non prenda coscienza che è venuto il mome"

(www.ilsole24ore.com)

Sarà sufficiente la minaccia, o ancora una volta la Germania farà affidamento fino all'ultimo, fino alla disfatta, sul suo orgoglio e alla sua macchina militare-economica? Sarà necessario un nuovo salvifico sbarco in Normandia? Ho l'impressione che ai tedeschi piace perseverare nei loro errori. Sarebbe auspicabile che l'Italia almeno questa volta si sfili dal disastro annunciato almeno qualche mese prima dell'8 settembre. Usciamo dall'austerità, usciamo dall'euro, finché siamo in tempo.

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