lunedì 7 gennaio 2013

L'italia era sull'orlo del baratro?

"I paesi che sono a nord-est della linea continua diagonale dello spazio sostenibilità, più si allontanano da quella linea, maggiore è la loro distanza dalla sostenibilità. I paesi che si trovano a sud ovest della linea continua (nel grafico Italia e Lettonia) hanno la sostenibilità delle finanze pubbliche, nonostante l'invecchiamento della popolazione"


Il premier barzellettiere fu cacciato a suon di fanfare europee, sotto la pressione internazionale dello spread, e sotto la minaccia del default. Fu pertanto inventato un motivo pratico per giustificare il cambio di governo (e di regime democratico) che fosse comprensibile a tutto il volgo. L'amministrazione statale italiana non sarebbe più stata in grado di pagare gli stipendi degli statali.

Devo essere sincero, sul momento ci credetti, perché come tutti preso in contropiede dall'emergenza (inventata di sana pianta). Solo successivamente, dopo aver letto quali erano le reali cifre in campo, mi sono reso conto del'immensa bufala di una tale informazione, messa in bocca a giornalisti televisivi e della stampa perché spaventassero i cittadini italiani.

"Lo spread berlusconiano è salito a più di 500 punti base, ma mediamente si può presumere un livello intorno ai 400 punti. Visto che da quando è cominciato a salire quest’indice l’Italia emetteva circa 20 miliardi di Btp ogni mese, ciò significa che da ottobre 2011, a febbraio 2012 (c’era già Monti, ma lo addebito a B.) sono stati emessi circa 100 miliardi di titoli. Lo spread di Berlusconi ci è costato 4 miliardi. Brunetta ha avanzato la cifra di 7 miliardi. Io voglio essere più cattivo, dico 10 miliardi in più rispetto all’interesse pagato prima. Dopo febbraio, dopo varie peripezie, è intervenuto Draghi, e si che lui ci ha salvati veramente.

Monti ha preparato una serie di manovre depressive che hanno fatto scendere il Pil del 2,5 – 3%. Questo significa che abbiamo perso circa 40-50 miliardi di euro (1650 mld x 2,5%). Questo è stato l’impoverimento degli italiani nel 2012, a cui si devono aggiungere tutte le nuove imposizioni fiscali. Almeno altri 50 miliardi andati in fumo dalle tasche degli italiani. Per non parlare dell’impoverimento immobiliare…
Allora mi chiedo: per non pagare 10 miliardi di interessi dello spread, ne abbiamo bruciati 100 o forse più? Ma siamo pazzi?! Ma questo è veramente un governo di criminali come dice Barnard…"

(La strategia del Cavaliere (2))

Ed inoltre la spesa annua dello Stato italiano sfiora gli 800 miliardi! Cosa vuol dire che che non saremmo stati in grado di pagare gli stipendi, a causa di uno scostamento dei conti di 10 miliardi? Il bilancio dello Stato è 80 volte il costo dello spread berlusconiano, o in percentuale il costo dello spread impazzito è l'1,2% del bilancio. Per una cifra così modesta erano addirittura in pericolo gli stipendi degli impiegati statali? Non lo posso credere. E' come se una famiglia non fosse più in grado di pagare il mutuo a causa di una multa di divieto di sosta...

Ora non ci crede nemmeno l'Europa, che come dice Bagnai, avrebbe tutto l'interesse ad affermarlo:

"Lo certifica il Fiscal sustainability report della Commissione Europea, che avrebbe tutto l'interesse a certificare il contrario, visto che proprio dall'Europa vengono quelle simpatiche esortazioni all'austerità che, per avere un senso, devono presupporre che lo Stato italiano sia sull'orlo della catastrofe finanziaria! Invece nemmeno chi avrebbe interesse a dimostrare l'insolvenza dello Stato italiano, e la necessità dell'austerità, ci riesce! L'austerità italiana è servita solo a salvare Grecia e Spagna, e lo ha ammesso perfino Monti dalla Gruber!"
(goofynomics.blogspot.it)

Ecco cosa si dice nel documento (qui il pdf) sul nostro paese:

"L' Italia non sembra affrontare un rischio di pressione fiscale nel breve termine.
Rischi per la sostenibilità sembrano essere medi nel medio periodo, mentre diventano bassi in una prospettiva a lungo termine, subordinati al completo all'attuazione dell'ambizioso  piano di risanamento fiscale e mantenendo il saldo primario ben oltre il 2014,  livello che dovrebbe essere raggiunto in quell'anno. Il debito pubblico (120,7% del PIL nel 2011 e dovrebbe salire al 126,5% nel 2014) è superiore al 60% del PIL del trattato. Sulla base delle politiche attuali, il debito sarebbe su un percorso di discesa a medio termine e oltre. Ma, il modo in cui il miglioramento strutturale della posizione primaria fiscale dovrebbe essere raggiunto entro il 2014 è piuttosto impegnativo sia per la situazione internazionale che per le specifiche storiche degli standard del paese, forte determinazione è necessaria per evitare slittamenti della politica di bilancio. Infatti, il rischio sarebbero molto più elevato nel caso del saldo primario strutturale si ritornasse ai bassi valori osservati in passato, come la media del periodo 1998-2012. L'attenzione dovrebbe, pertanto, essere risolutamente continua per attuare misure per la sostenibilità di miglioramento e ridurre il debito pubblico."

L'analisi è stata pubblicata l'8 dicembre 2012 e tiene evidentemente in considerazione gli interventi del governo Monti. Ovviamente, con l'esagerato incremento della pressione fiscale, la Commissione Europea non poteva non considerare più che basso il rischio fiscale, dal punto della sostenibilità dei conti pubblici.
Nel 2011 sul documento Pubblic finance in EMU della Commissione si scriveva, sostanzialmente che l'Italia era sulla strada giusta, indicata dai trattati europei:

"Il Consiglio ritiene che lo scenario macroeconomico alla base del programma è plausibile. Il programma prevede di riportare il disavanzo pubblico al di sotto del 3% del valore di riferimento del PIL entro il 2012, basato sul contenimento della spesa ulteriore e ricavi addizionali dal rispetto fiscali. Seguendo la correzione del disavanzo eccessivo, il programma prevede di raggiungere l'obiettivo di medio termine (OMT) di un equilibrata posizione di bilancio in termini strutturali entro la fine del periodo di riferimento (2014), sostenuta da un l'impegno a frenare ulteriormente la spesa primaria. Il programma prevede che il rapporto debito pubblico picco nel 2011 e a diminuire ad un ritmo crescente in seguito, con l'aumento dell'avanzo primario.
Il previsto sforzo finanziario medio annuo nel periodo 2010-2012 è superiore al 0,5% del PIL raccomandato dal Consiglio nel quadro della PDE, e il ritmo di adeguamento previsto dopo il 2012 è ben al di sopra delle disposizioni nel Patto di stabilità e crescita. 
...
Dato il debito pubblico molto elevato, che si attesta a circa il 120% del PIL nel 2011, il  perseguimento di un ben durevole, credibile consolidamento e l'adozione di misure strutturali per aumentare la crescita sono le priorità chiave per Italia. Secondo l'ultima valutazione della Commissione, i rischi riguardo alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche sembrano essere medi. Per il periodo fino al 2012, il raggiungimento degli obiettivi per il generale disavanzo pubblico fissato nel programma di stabilità, e quindi la correzione del disavanzo eccessivo entro il 2012, si basa sulla piena attuazione delle misure già adottate.
Azione supplementare sarebbe necessaria se, ad esempio, i ricavi da lotta all'evasione fiscale sono inferiori a una migliore bilancio o in caso di difficoltà nel raggiungere il sistema di ritenuta prevista spesa in conto capitale."

In questo grafico i "buoni" sono a sud-est (Italia compresa) sotto la diagonale e i paesi con un'alta sfida alla sostenibile fiscalità (rischiosi) a nord-ovest (solo Finlandia e Lussemburgo) - incredibile la posizione della Grecia (EL)!

Ecco cosa dice al riguardo del rischio di lungo periodo (tiene in considerazione anche il welfare - pensioni e sanità - delle nazioni europee) ora il documento di sostenibilità fiscale europeo del 2012:


"Infine, per quanto riguarda le sfide a lungo termine della sostenibilità, per quattro di questi 22 paesi, in particolare, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia, l'indicatore S2 mostra un rischio elevato, dovuto principalmente a un notevole costo a lungo termine dell'invecchiamento della popolazione, ben al di sopra della media UE. 



Per la Bulgaria, Danimarca, la Repubblica ceca, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Romania, Finlandia e il Regno Unito, anche se il costo di 
invecchiamento è superiore alla media UE, il rischio è di media, grazie ad una migliore iniziale 
posizione di bilancio. 

Germania, Estonia, Francia, Italia, Lettonia, Ungheria, Polonia 

e la Svezia sono a basso rischio. Alcuni di questi paesi hanno già fatto notevoli progressi nella riforma dei sistemi pensionistici (Danimarca, Estonia, Commissione europea 
Bilancio di sostenibilità fiscale 2012 
Francia, Italia, Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia e Svezia) e,
in tal modo, per affrontare rischi a lungo termine di bilancio dell'invecchiamento indotti. 

Tuttavia, le sfide a lungo termine sono maggiori se si considerano i rischi connessi all'impatto dei driver 
non demografici per l'assistenza sanitaria e di lunga durata di spesa cura, come 
dimostrato dallo 'scenario di rischio' dell'AWG, in particolare per la Germania, la Francia, 
Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria e Polonia."

Insomma avevamo un rischio fiscale medio nel 2011 (quando si cadeva nel baratro) ed improvvisamente nel 2012 siamo primi della classe. All'inizio del post il grafico che sintetizza la nostra situazione di sostenibilità fiscale odierna (dal Fiscal sustainability report). Come si vede siamo gli unici (con la Lituania) ad avere un sistema di welfare sostenibile nel lungo periodo.
Malgrado il governo Monti abbia mandato l'economia italiana in piena depressione. Non eravamo in una situazione argentina prima, e non siamo così ben messi oggi. In queste valutazioni della Commissione Europea c'è troppa politica e poca statistica a mio parere. Come possiamo avere una sostenibilità fiscale ottima sul lungo periodo con un Pil in avvitamento verso il basso?
Abbiamo fatto una riforma pensionistica esagerata, e distrutto la nostra economia per cosa? Per farci belli di fronte alla Commissione Europea.

Intanto ai mercati a cui si riferiscono sempre i tecnici governativi, non importa nulla. L'unica cosa importante è la crescita, quella che il governo Monti non solo non ha cercato, ma ha colpevolmente invertito. Più passa il tempo, più escono dati e più gli interventi del governo Monti (ma anche gli ultimi di Tremonti-Berlusconi) appaiono deliranti.

La realtà è un'altra, cioè che l'Italia doveva essere munta come una vacca, per ben altre esigenze. Non era per fronteggiare un eventuale nostro default, ma per mantenere in piedi Europa ed euro:


"Italia, ufficiale pagatore d'Europa.

Prendere solamente, e non dare niente? L'Italia è considerato il piu' grande beneficiario della UE. Errore. Non sono Germania o Francia a pagare il contributo piu' alto - almeno in relazione al PIL del paese.
...
Tanto piu' il gioco si fa duro, tanto piu' cattivi si fanno i pregiudizi. In queste settimane si sta discutendo del bilancio EU dei prossimi anni. I presunti pigri hanno buone possibilità per pretendere piu' trasferimenti. Ma quando i capi di stato e di governo si incontreranno, sarà già chiaro chi si merita il titolo di ufficiale pagatore: l'Italia.
...
In rapporto al PIL, nel 2011 nessun'altro paese ha contribuito al bilancio EU quanto l'Italia. Il suo contributo lo scorso anno è stato pari allo 0.38 % del PIL, circa 5.9 miliardi di Euro.
...
Proprio l'Italia, che da tempo paga alti tassi sul debito pubblico e che in passato ha sempre dovuto smentire di avere bisogno di aiuti.
...
E dov'è la Germania nella classifica? Anche il Belgio e l'Olanda in rapporto al loro PIL hanno una quota maggiore rispetto alla Repubblica Federale. La Germania segue con Finlandia e Danimarca in terza posizione.
...
Ma la Germania è sempre stato il piu' grande contributore netto, potrebbe essere l'obiezione. Per niente. Dal 2000 in poi a guidare la classifica sono stati i Paesi Bassi, o addirittura il Belgio, che con un debito pubblico di oltre il 100% del PIL appartiene al gruppo dei paesi problematici.

Il titolo di ufficiale pagatore segreto - e involontario - lo merita l'Italia, che dopo Germania e Francia, resta il terzo contribuente ai fondi di salvataggio. E nonostante il suo alto indebitamente non ha ancora ricevuto un cent dal fondo salva stati.

L'esempio italiano mostra che l'ammontare dei contributi netti all'EU si basa molto piu' sulle capacità di negoziazione che sulle dimensioni dell'economia. O si potrebbe anche dire: sulla sfacciataggine. Alcuni paesi hanno negoziato sconti generosi, primo fra tutti la Gran Bretagna. Altri ricevono sconti dovuti ai costi aggiuntivi causati dallo sconto britannico - l'Italia non appartiene né all'uno né all'altro gruppo.

Le condizioni speciali britanniche fanno si' che lo UK contribuisca per una piccola parte del suo PIL (0.32 %), molto meno dell'Italia. Questo è ingiusto, secondo Mario Monti, il quale insieme alla Francia chiede di abolire per intero lo sconto britannico"

(vocidallagermania.blogspot.it)

Se lo scrivono i tedeschi (Der Spiegel), c'è da fidarsi. Allora i conti tornano (quelli tedeschi). Gli italiani non si lamentano mai (lo dice sempre anche Monti), facciamogli pagare il costo dei vai default europei... tanto hanno le spalle larghe.

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