venerdì 18 gennaio 2013

Il nido dell'Aquila


Il sistema euro non permette spese superflue, ma purtroppo nemmeno quelle necessarie dettate dalle emergenze come i danni provocati dai terremoti. Con l'euro lo Stato è obbligato a fare il tignoso (salvo poi sbracare sulle spese militari di F35 e sommergibili), riducendo la spesa corrente (welfare) ed annullando gli investimenti.

Nel post "Terremoto e Fiat uguali" scrivevo a proposito del terremoto dell'Emilia:

"La burocrazia, è un mostro che non si ferma davanti a nulla. Nemmeno al dolore e alla distruzione, rallenta o blocca ogni cosa. Il centro dell’Aquila non sarà ricostruito senza un piano di recupero, la cui attuazione è molto lenta, e probabilmente in parte irrealizzabile.

Eppure, gli abruzzesi possono dirsi ancora fortunati, rispetto agli emiliani. Perché il terremoto dell’Aquila è avvenuto prima della crisi dello spread, e prima di Monti.
Berlusconi e Tremonti potevano ancora, anche se effettivamente per i vincoli europei non avrebbero dovuto, spendere a deficit. Seppure con mille vincoli burocratici, seppure fra mille critiche, infatti spesero. Spesero anche male, ma avevano ancora la possibilità (o meglio volontà) di farlo.

Monti non può e non vuole. Il suo scopo è il pareggio di bilancio, i suoi obiettivi sono quelli del fiscal compact: deficit sotto il 3% e rapporto debito pil al 60%. Tutti gli ostacoli che si frappongono agli obiettivi vengono aggirati o ignorati.

Per questo per i terremotati dell’Emilia non è ancora arrivato un euro, e dubito che arriverà da questo governo quel poco che è giunto per il terremoto dell’Aquila. L’ex premier non si sottrasse agli impegni, anche se poi riuscì a mantenere solo parte delle promesse.
L’attuale premier invece fu alquanto “infastidito” dal terremoto in Emilia, e giunse a visitare i territori su pressione dell’opinione pubblica. Il governo aveva appena approvato norme stringenti sulla protezione civile e la gestione dei disastri naturali, alcuni giorni prima del 20 maggio 2012:
...
La novità, enunciata chiaramente, si trova nel decreto legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. In cui si afferma che «al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati». E questo per poter «garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione». Cosa che lo Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi»."


Ora quindi all'Aquila i fondi che sono arrivati con il governo Berlusconi, sono probabilmente gli ultimi. Sono stati però utilizzati per l'emergenza: per la realizzazione dei nuovi villaggi (forse) antisismici e per i vari moduli abitativi in legno. Per la ricostruzione del centro della città, sarà molto difficile arrivino fondi, se Monti continuerà, come pare, ad essere in qualche modo all'interno del governo.
Con la sua agenda (di importazione tedesca) sarà molto difficile trovare i fondi per la ricostruzione. La soluzione MMT abbinata alle monete locali, potrebbe essere quella giusta:

"E ora che la crisi taglia i fondi per la ricostruzione, come salvare l’Aquila? L’economista statunitense Matthew Forstater una proposta ce l’ha: battere moneta. Ne ha già immaginato il nome: il Nido. Una valuta locale, sovrana e complementare all’euro, capace di dar vita a una economia parallela a disoccupazione zero.

L'IDEA - Come realizzarla lo spiega lo stesso Forstater, esponente di spicco della Me-MMT (Mosler economics-Modern money theory), a margine del convegno «Salvare l’Aquila, salvare l’Italia». «Verrebbe fissata una nuova tassa locale, ma non in euro: in Nido. Ai cittadini verrebbe offerta la possibilità di guadagnarlo, offrendo 4 ore di lavoro a settimana per famiglia. Chi avesse maggior tempo potrebbe lavorare di più, accumulando altri Nido, da utilizzare per scambi o commerci». Un po’ com’era per il vecchio gettone telefonico: una non moneta affiancata alla Lira. «Il Comune dovrebbe offrire a tutti un lavoro. - spiega Forstater - Basta vedere le macerie per capire quanto ce n’è. Le cose verrebbero fatte e l’Aquila avrebbe la sua sovranità monetaria, alla quale l’Italia ha rinunciato».

IL MODELLO - Utopia? No. «Nulla di nuovo o di scapestrato - assicura l’economista - Di monete complementari ne esistono già negli Usa e in Europa. Anche in Germania ne sono nate un centinaio. Tutte dopo l’introduzione dell’euro!». E il modello proposto il professore della University of Missoury di Kansas City, ricercatore associato al Levy Economics Institute of Bard College di New York, lo ha già sperimentato. Su vasta scala in Argentina quando venne chiamato dal governo ad ideare una via d’uscita alla grave crisi. Funzionò? «Fino al 2006 molto bene. Perché - spiega - aveva i requisiti necessari: un forte spirito di comunità, che a L’Aquila non manca, e il lavoro garantito. Poi si optò per il salario garantito». In piccolo Forstater lo ha ricreato nella sua università: le tasse scolastiche vengono pagate in Buckaroo. «E’ una moneta sovrana, come lo yen o il dollaro ma non l’euro. Da 15 anni abbiamo un deficit di bilancio, ma il valore non è mai cambiato. L’inflazione è zero».

IL PARALLELO - A proseguire il parallelo con la nostra moneta, Paolo Barnard, il maggiore divulgatore della teoria Mmt: «Nel ’98 il debito pubblico in Italia era al 132%, eravamo un paese competitivo, non si parlava di spread, tutti ci rispettavano perchè l’Italia era un Paese sovrano. Ora no». «Interessato» alla proposta di Forstater si è detto il governatore dell’Abruzzo Chiodi: «Fra un po’ i fondi per la ricostruzione finiranno. Saranno necessari finanziamenti significativi che il governo italiano non è in grado di finanziare. Non abbiamo gli stessi strumenti per intervenire che ha uno Stato nella sua sovranità»."

Su questo argomento avevo già fatto delle riflessioni nei post:

MMT fai da te e Bitcoin

Bitcoin e/o monete locali

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