domenica 20 gennaio 2013

Il doppio problema europeo: euro + Germania




Quella europea non è solo una crisi importata dall'esterno, cioè dai mutui subprime Usa, ma anche una crisi interna auto indotta.
Ne scrive al riguardo Seminerio:

Manasse confronta Stati Uniti (l’antico epicentro della crisi) con Eurozona (il nuovo e più potente epicentro di  una crisi in misura dominante autoinflitta), sulla base di tre parametri: conseguenze (transitorie o permanenti) dello shock, risposte di policy (attive o passive), natura degli shock (simmetrici o asimmetrici). La crisi, come noto, è partita dagli Stati Uniti, da lì diffondendosi all’Eurozona ed al resto del mondo, in vario grado ed intensità.
si sono applicate misure che hanno esacerbato la crisi ed accentuato gli shock asimmetrici. Sia messo agli atti:

«A differenza che negli Stati Uniti, in Eurozona la stretta fiscale è stata più forte esattamente in paesi che hanno sofferto i maggiori shock negativi»
Misure di policy sadicamente procicliche hanno accentuato lo squilibrio, creandone uno nuovodi zecca, in aggiunta a quello, originario, di competitività. La chiusa a Manasse:

«Così, in un contesto di scarsa mobilità internazionale di capitali e mancanza di flessibilità salariale e di prezzi in alcuni paesi dell’Eurozona, l’assenza di un meccanismo operativo di trasferimento/assicurazione ex post diventa ancor più grave. Il problema è molto serio. Un meccanismo centralizzato di trasferimento ex post è necessario, ma non sembra essere politicamente fattibile. La procedura di correzione degli squilibri macroeconomici adottata, un semplice meccanismo di monitoraggio ex ante per identificare le asimmetrie, è probabilmente controproducente. Invece di trasferire risorse ai paesi colpiti da shock, essa li punisce. Le prospettive di più lungo periodo di sopravvivenza dell’euro non solo non stanno migliorando, ma stanno in realtà peggiorando»”

In pratica quello che non funziona in Europa, è la politica anti inflativa rigorista e la polita monetaria stravagante messa in atto per volontà germanica. Il perché i tedeschi si ostinino a fare una politica monetaria completamente inversa di quella che andrebbe attuata, è da ricercare probabilmente nella recente storia economico, politica e bellica di questa nazione. La paura di ricadere nella situazione dell'iper inflazione della Repubblica di Wiemar impedisce alla Germania di attuare politiche monetarie espansive. Stampare moneta implica inflazione, questo è vero, ma un aggregato manifatturiero come l’Europa, potrebbe attivare meccanismi per controllarla. Se la nuova ricchezza è basata su una economia reale solida, la crescita del Pil controbilancia la perdita di valore della moneta.

La storia di fanta-economia raccontata su ZeitOnline e tradotta da Voci dalla Germania è esemplificativa di ciò che accadrebbe se la Germania uscisse dall'euro. In pratica si attuerebbe una separazione in Europa tra politiche monetarie assurde praticate dai tedeschi, e politiche monetarie in linea con il resto del mondo attuate dagli altri paesi europei (attraverso la Bce). Si avrebbe entro breve tempo il rovesciamento dei rapporti tra paesi virtuosi e Piigs. In poco tempo la Germania andrebbe in recessione e gli altri paesi ne uscirebbero:

Che cosa accade se la Germania abbandona l'Euro? L'economista Gustav Horn descrive il dopo Euro - e anche Thilo Sarrazin ha un ruolo.

Un gioco: che cosa succederebbe se, come richiesto dal finanziere George Soros, la Germania uscisse dall'Euro?

Il parlamento tedesco approva con una maggioranza di due terzi l'uscita dall'Euro e la reintroduzione del D-Mark. Solo i Verdi votano contro. Il tasso di cambio è uno a uno. Il presidente della Bundesbank lascia il consiglio BCE con effetto immediato.

I mercati finanziari e dei cambi reagiscono immediatamente all'uscita della Germania. Dal resto dell'unione monetaria arriva in Germania un fiume di liquidità. La nuova valuta si apprezza del 50 % nei confronti dell'Euro. Un marco costa ora 1.5 €. Allo stesso tempo crolla il valore delle garanzie statali offerte per i fondi di salvataggio. La stessa cosa accade per i debiti e i crediti nati dal sistema Target della BCE: la Bundesbank chiede che siano saldati immediatamente. I rischi per il bilancio pubblico, almeno all'inizio sembrano scendere.

Circa 200 economisti celebrano la ritrovata libertà della Germania. Thilo Sarrazin dichiara in tv: "la Germania non ha bisogno dell'Euro".

Nel resto dell'Eurozona i mercati finanziari sono in difficoltà. La BCE dopo l'uscita della Germania ha immediatamente spostato la sua sede da Francoforte a Parigi. Nel frattempo annuncia acquisti illimitati di obbligazioni. In questo modo i banchieri centrali riescono a governare le quotazioni dei titoli. La nuova Banca Centrale Europea rimborsa tutti i crediti Target della Bundesbank con del denaro fresco di stampa.Calcolati in marchi, hanno perso un terzo del loro valore. La Bundesbank è costretta a contabilizzare una grossa perdita. Lo stesso accade con il rimborso dei fondi tedeschi conferiti all'ESM. L'indebitamento pubblico tedesco cresce di un valore corrispondente.

Dopo alcune settimane di sollievo dovute all'uscita dall'Euro, numerosi produttori di auto dichiarano che il loro fatturato nel resto d'Europa è crollato. Le auto tedesche per il resto d'Europa sono troppo costose. I costruttori chiedono la cassa integrazione e iniziano a licenziare.

Poco dopo, l'associazione degli industriali dichiara che l'economia tedesca a causa dell'apprezzamento del Marco non è piu' competitiva ed esorta i sindacati tedeschi ad accettare una riduzione dei salari. Dopo appena un trimestre, l'Ufficio Federale di Statistica comunica che gli avanzi delle partite correnti si sono dimezzati e che l'export verso il resto d'Europa è crollato. Thilo Sarrazin dichiara in un altro talk show che anche senza l'Euro si sente molto bene. Il suo reddito non si è affatto ridotto.

Nel resto d'Europa, gli altri paesi avranno piu' tempo per raggiungere gli obiettivi di risparmio e decidono di aumentare i loro depositi nel fondo ESM, per compensare l'uscita della Germania.

La Germania entra in recessione

Il Fiskalpakt viene sospeso e sostituito con un patto di stabilità. I paesi europei si impegnano a rispettare gli obiettivi di inflazione e a evitare che si formino degli squilibri nelle partite correnti. L'ESM diventa un Fondo Monetario Europeo (FME), con il compito di controllare il rispetto dei trattati da parte dei membri. I paesi che registrano un avanzo o un deficit delle partite correnti eccessivo, dovranno cedere una parte delle proprie entrate fiscali al FME.

La nuova BCE comunica che il suo obiettivo di inflazione resta invariato al 2%. La Bundesbank dichiara subito dopo che l'obiettivo di inflazione per la Germania è dell'1%, e aumenta i tassi. Il Marco continua ad apprezzarsi.

L'Ufficio Federale di Statistica comunica che la bilancia commerciale della Germania, a causa del crollo delle esportazioni, ha raggiunto il pareggio. La congiuntura in Germania si indebolisce ulteriormente. L'industria dell'export è in recessione e taglia in maniera massiccia posti di lavoro. Anche l'economia interna inizia a perdere slancio per i tassi troppo alti. Nel resto d'Europa la situazione economica a poco a poco si stabilizza. Thilo Sarrazin dichiara in tv: questo non ha nulla a che fare con l'Euro.

VW sposta le sue fabbriche

Martin Winterkon, a.d. di VW, fa sapere che l'azienda sposterà una grossa parte della sua produzione nel resto dell'Eurozona. "Il mercato tedesco è troppo piccolo per la nostra produzione, e abbiamo bisogno di tassi di cambio piu' sicuri", dice Winterkorn. Il valore delle azioni VW cresce vertiginosamente. BMW e Daimler confermano piani analoghi. Nei rinnovi contrattuali dei metalmeccanici, a causa della difficile situazione nell'industria, viene concordato un aumento dell'1%. Nel settore pubblico, una riduzione delle entrate costringe a tagliare il numero dei dipendenti pubblici. I rinnovi contrattuali portano ad un aumento di mezzo punto percentuale.

Un anno dopo l'uscita dall'Euro, la Germania si trova in piena recessione con una crescente disoccupazione. Nel frattempo anche la domanda interna è crollata: i bassi aumenti salariali e i licenziamenti stanno affossando i consumi. Sempre piu' aziende trasferiscono posti di lavoro nell'Eurozona, in Asia o negli Stati Uniti. La Borsa di Francoforte ha perso molta della sua importanza; quella di Parigi al contrario ha accresciuto la sua influenza. I capitali continuano ad uscire dalla Germania mentre i tassi di interesse tornano a crescere. La rivalutazione del Marco si è fermata.

Il drammatico appello degli economisti tedeschi.

La zona Euro nel frattempo si è stabilizzata e mostra almeno una debole crescita economica. Sta crescendo l'export dai paesi in crisi - soprattutto verso la Germania. VW pianifica l'allargamento dei suoi impianti in Spagna e prende in considerazione la costruzione di uno stabilimento aggiuntivo in Grecia.

Dopo 2 anni, la crescita nel resto dell'area Euro torna oltre il 2%. L'economia in Germania invece ristagna, la disoccupazione resta alta. Circa 200 economisti pubblicano un drammatico appello per aumentare la competitività della Germania. Il mercato del lavoro è poco flessibile, i salari troppo alti e le prestazioni sociali troppo generose per poter affrontare le sfide della globalizzazione. Grecia e Spagna sono in pieno boom, mentre l'economia tedesca è in difficoltà, scrivono 2 anni dopo l'uscita dall'Euro.

Thilo Sarrazin dichiara in un programma televisivo: "Non ho mai suggerito l'uscita dall'Euro, al massimo mi sono permesso di dire che non abbiamo bisogno dell'Euro".”

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