martedì 27 gennaio 2015

E adesso che si fa?



Ieri Mentana al Tg commentava la giornata, dicendo che tutto sommato i barometri delle borse indicavano bel tempo, malgrado l'esito delle elezioni in Grecia. In realtà i mercati avevano indicato incertezza per metà giornata, poi un ritorno al sereno. Oggi ci hanno ripensato. Ma è probabile che non sappiano esattamente che direzione prendere e come interpretare il nuovo governo Tsipras. In effetti il fatto che il neo premier greco abbia fatto un accordo con un partito populista di destra mi ha spiazzato. Oggi Syriza appare ancora un animale più misterioso di prima, qualcosa di molto diverso dalla scialba lista Tsipras italiana che ha fatto miseri numeri alle europee.

"Magari ho capito male io, però mi è parso di capire che la Grecia si appresta a non pagare i suoi debiti e a fare deficit. Mi sono letto per punti, grazie a questo post di Paolo Cardenà il programma di Syriza
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La Germania è incazzatissima, e dal suo punto di vista ha ragione, non tanto perchè la Grecia non pagherà più un centesimo di interessi (moratoria, cosi dice Tsipras) fino all’eventuale ristrutturazione del debito, ma perchè ora Berlino dovrà vedersela lei con la “mollezza” europea e dovrà convincere gli euro-molluschi alla linea dura. E poi perchè il fuoco dell’euro scetticismo messo alla prima prova elettorale utile ha dimostrato che non igienico per le carriere politiche seguire Frau Merkel, non oggi diciamo. Sono finiti i bei tempi di Mario Monti.
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Ma il punto è un altro: parrebbe che Tsipras abbia mentito a tutti compresi i Greci su un punto, ovvero sulla supposta volontà di rimanere nell’Euro, visto e considerata l’alleanza flash con la destra euroscettica greca. Una alleanza troppo veloce per non essere stata costruita a tavolino a priori.
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leggo un chiarissimo Merkel Vaffanculo su almeno due punti:


1) Non paghiamo i debiti
2) Tagliamo abbestia il budget militare, ovvero i tuoi sommergibili Tyssen cara Germania te li infili su per….
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Per quello che riguarda il mercato io credo che non ci stia ancora credendo, cioè magari gli operatori sono li s chiedersi “ehi ma davvero costui vuole fare questa roba”, “ehi ma non stava solo scherzando in campagna elettorale”. "

(www.rischiocalcolato.it)

O forse si. Il mercato finanziario comincia a sentire puzza di bruciato in Europa.

"Il nuovo Governo Tsipras non piace proprio al mercato greco. Si ampliano infatti le vendite sulla Borsa di Atene: l'indice generale è arrivato a cedere il 6% per poi “risalire” a -3,6%,"
(www.ilsole24ore.com)

"Tornano le vendite sui listini azionari europei, dopo diverse giornate consecutive di rialzi. A condizionarne l’andamento, in un contesto comunque ancora teso per gli esiti delle elezioni greche, è soprattutto il passo indietro di Wall Street (segui gli indici in diretta) condizionata dalle deludenti trimestrali. "
(www.ilsole24ore.com)

O forse no. E' una ben strana crisi quella europea di questi giorni. Si intrecciano pulsioni negative derivanti dalla situazione greca, con pulsioni positive provenienti dal Qe di Draghi.

"... i CTz in asta hanno registrato nuovi minimi storici (0,28%), lo spread BTp-Bund si è attestato a 115 punti base, con il rendimento del decennale italiano in risalita all’1,53% (1,58% per i terminali Reuters, che utilizzano un benchmark diverso rispetto a Mts)."
(www.ilsole24ore.com)

Ma forse ci penseranno gli Usa a risolvere il dilemma: dobbiamo essere ottimisti o pessimisti? Direi che a Wall Street si sono accorti che c'è grande crisi, malgrado Obama e le statistiche governative americane non se ne siano ancora accorti.

"Nell’attesa, Wall Street scivola in avvio di seduta condizionata dalle trimestrali delle principali società quotate: il Dow Jones è arrivato a perdere oltre il 2% e il Nasdaq oltre il 2,5%. Microsoft e Caterpillar, che hanno pubblicato i dati di bilancio ieri sera, accusano pesanti perdite, mancano le previsioni anche Pfizer e Procter & Gamble mentre stasera (ma a mercati ormai chiusi) sarà la volta di Apple. Al di sotto delle attese inoltre gli ordini di beni durevoli (-3,4% a dicembre), mentre la fiducia dei consumatori Usa calcolata dal Conference Board è invece salita oltre le aspettative a gennaio 102,9 punti da 93,1 punti in dicembre."
(www.ilsole24ore.com)

L'importante, si dice quando si sta con la merda fino al collo e non provocae onde...
E qui in Europa siamo ad un livello preoccupante. Speriamo non arrivi l'onda di tsunami dall'altra parte dell'Atlantico.

Che comunque a provocare onde anomale siamo già bravi anche noi europei. Oggi l'onda anomala arriva (tanto per cambiare) dalla Grecia e di rimando dalla Germania. La Grecia è in una situazione economica insostenibile: dai conti dello Stato alle banche, passando per i redditi dei greci stessi.

"E quindi, direte voi, la Ue ha in pugno la Grecia o meglio sue preziose parti anatomiche? No, è l’opposto, risponderà qualcuno, perché la Grecia ha in mano 245 miliardi di euro di debito della Ue, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. A noi italiani la Grecia deve, direttamente ed indirettamente, circa 43 miliardi di euro. Alla Germania deve ben di più, viste le quote di partecipazione al capitale della Bce, che sono quelle in base a cui si calcolano i prestiti. Beh, si, obietteranno altri, però non dimenticate che, se la Grecia non paga la Ue, è possibile aggredire i suoi beni nei paesi creditori (ed altrove), come i fondi avvoltoio fanno da anni contro l’Argentina.
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Tutto questo per dire che il negoziato non sarà facile e che il rischio che a qualcuno sfugga il piede dalla frizione non è trascurabile. Sapendo che Atene vuole la riduzione del valore nominale del debito e che la Ue offre invece la riduzione del valore attuale netto, cioè la riduzione del tasso d’interesse e l’allungamento nel rimborso di un importo di debito che resta nominalmente invariato. A Tsipras servono subito almeno due miliardi di “aiuti umanitari” per le situazioni di povertà conclamata, e questi pensiamo saranno facilmente ottenibili e reperibili. Ma i restanti nove miliardi per l’aumento del salario minimo ed altre voci di welfare non ci sono o sono solo una frazione di quell’importo. Riuscirà Syriza, che è una federazione, a non subire scissioni a sinistra in caso di accordo tra Tsipras e Bruxelles per la riduzione del valore attuale netto dei debiti ma non del loro valore nominale, sapendo che ogni taglio di quest’ultimo rischia un effetto-domino europeo e di fare campagna elettorale a favore dei partiti “esterni” al sistema?

Se pensate che i partiti “esterni al sistema” siano la soluzione al deficit di democrazia in cui viviamo, pensate che potreste finire col perdere le vostre pensioni, oltre che i vostri risparmi, a seguito di iniziative tagliadebito."

(phastidio.net)

Insomma il mondo non è per niente un posto facile. E l'Europa sembra essere fra i posti più complicati del mondo in questo periodo. Dato che non ci sono pasti gratis, qualsiasi cosa accadrà, in qualche modo dovremo pagarla.

Se la Grecia non paga il debito, una quota di esso graverà su tutti gli altri europei. E potrebbe poi generarsi una reazione a catena dove tutte le nazioni del sud Europa, e forse alla fine anche la Francia, farebbero default non pagando parte del proprio debito. Come sostiene Phastidio, quanti fondi pensione e non salterebbero?

Se la Grecia lascia l'euro forse andrebbe un po' meglio. Il default sarebbe dimezzato o più, ma un minimo di interessi sul debito in una moneta ipersvalutata la Grecia potrebbe continuare a pagarlo. Perdite rilenvanti lo stesso, e uguale pericolo di reazione a catena.

Se la Grecia fosse obbligata a seguire tutti i diktat di Berlino e Syriza fallisse, la prossima volta ci sarà Alba Dorata al 37%. E il default rimandato e gestito dai neonazisti sarebbe ancora più devastante e carico di strascichi sociali e pericoli per la democrazia.

Bisogna solo sciegliere il male minore. E non è facile. Ma forse nemmeno poi così difficile. Basterebbe ammetere i propri errori signora Angela. Anzi no, ma sarebbe già un bel passo avanti.

"... la dimensione della catastrofica politica anticrisi di Angela Merkel è diventata chiara come mai prima. La politica di risparmio, la lei forzata, ha portato alla deflazione nella zona euro e alla recessione duratura nel sud Europa. Reazioni contrarie a questa politica sono arrivate negli ultimi giorni da Francoforte e da Atene.

La Banca Centrale Europea adesso compra titoli di stato. E in Grecia d’ora in poi governa una coalizione di destra e sinistra, unificate dalla rabbia nei confronti della Merkel.
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Un’inevitabile conseguenza di questa realtà è un cambiamento di mentalità della politica anticrisi tedesca. Dopo decenni di indottrinazione ordoliberale, non sono sicuro che il governo federale risolva politicamente questo cambiamento di rotta.

Noi [tedeschi] dovremmo cancellare i debiti, cioè presentarli come perdite nel bilancio federale. Dovremmo cambiare la politica di risparmio in politica espansiva. Prima di tutto dovremmo accettare che la Grecia introduca indirettamente una valuta parallela all’euro. Perché, con l’inflazione a zero, non c’è nessuna alternativa per migliorare la competitività della Grecia e per finanziare il programma di Syriza. Si può poi accettare che anche il Portogallo, la Spagna e l’Italia adottino una soluzione simile.
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Per la Cancelliera questo adesso rappresenta l’occasione per una delle sue famose inversioni di marcia, come ha fatto sul nucleare. Il proseguimento della politica attuale sarebbe l’alternativa più azzardata. Se qualcuno dice che l’eurozona può sopravvivere senza subire danni da un’uscita della Grecia, magari ha ragione. Ma può anche essere che si arrivi a una reazione a catena politica ed economica, che magari include anche l’Italia.
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Siamo arrivati a un bivio in cui dobbiamo decidere tra la nostra ideologia e il futuro dell’euro."

(vocidallestero.it)

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