lunedì 26 gennaio 2015

Mario, dacci un altro Qe



Sembra che l'ottimismo del quatitative easing all'europea si sia assopito all'indomani della vittoria di Syriza in Grecia. Le borse sono incerte. Vittoria un po' mutilata, perché non consente un governo monocolore, ma gli alleati di Syriza saranno probabilmete i "Greci indipendenti" i quali hanno un'idea ben precisa della troika e della Germania:

"«Il grande problema del governo Samaras - ha dichiarato di recente il leader di Anek, Panos Kammenos - è che prende ordini dalla signora Merkel e non si comporta come se fosse uno Stato sovrano. Non è possibile che il Paese dove è nata la democrazia venga governato dalle e-mail di Berlino»."
(www.ilsole24ore.com)

Il governo Tsipras si presenta quindi come un governo di guerra. Il problema però è vincerla la guerra contro l'Europa.
E' stata vinta la prima battaglia contro le oligarchie finanziarie europee. I greci non si sono spaventati di fronte alle minacce di Draghi o Schauble o qualche altro nazistello in erba. Probabilmente è stato superato il limite per cui non c'è più minaccia che tenga, tanto non hai più molto da perdere. Quindi non hanno ascoltato Draghi che minacciava di non estendere il Qe alla Grecia se non rispetta i patti. Cosa che avverrà quasi sicuramente comunque, e qui si dovrà capire come intenderà agire Tsipras, visto che la nazione è in un vicolo cieco.

"Probabilmente assisteremo all’ennesima partita di poker, con bluff e controbluff, intressante sarebbe che qualcuno mandi il tavolo gambe all’aria…

L’attuale programma di aiuti termina alla fine di febbraio, quando la Troika sarà chiamata a versare una ultima tranche di aiuti finanziari. Da un lato, Syriza minaccia di non rimborsare gli interessi sui prestiti e di ristrutturare il debito. Al tempo stesso, ha bisogno di denaro per applicare il suo programma economico, mentre il paese è già oggi a corto di liquidità. Le casse pubbliche avrebbero appena due miliardi di euro a disposizione, e articoli di stampa segnalano un calo del gettito fiscale.

Di converso, i creditori rifiutano di ristrutturare il debito e chiedono alla Grecia di rispettare gli impegni. C’è nel braccio di ferro un doppio bluff. Se Syriza si dice pronta ad interrompere il pagamento degli interessi pur di indurre la Troika ad accettare un cambio di strategia è perché sa che l’eventuale fallimento avrebbe terribili conseguenze, inaccettabili per i suoi partner. Se i creditori rifiutano la ristrutturazione del debito è anche perché pensano che Tsipras non voglia in cuor suo abbandonare la zona euro. In buona sostanza, vi è margine perché le parti si intendano, anche se i rischi di incomprensione, tali da portare a una uscita accidentale della Grecia dalla zona euro non possono essere sottovalutati. Sole24Ore

Ma di questo è inutile parlarne, la trappola è scattata ormai da tempo!"

(icebergfinanza.finanza.com)

Se Tsipras punta ad un accordo immagine dove sembrerà che tutti i contendenti hanno vinto, non farà del bene al suo popolo. Se punta ad una vittoria sostanziale probabilmente non ci saranno molte alternative ad una uscita della Grecia dall'euro. Non mi pare che la Germania sia disponibile ad un allentamento dei cordoni della borsa, perchè se la Grecia non vuole più i diktat della troika è anche vero che per portare a termine il programma di Tsipras ci vogliono molti soldi. Denaro reperibile solo a deficit, che la Germania non vorrà sicuramente concedere. Se no cosa servirebbe il limite del 3% deficit/Pil?

Perché il limite del deficit è il vero punto critico. Ieri sentivo un esponente di Scelta Civica (esiste ancora?) alla "Gabbia" dire, che loro sono disposti a superare l'austerità ma senza toccare il limite del 3% del rapporto deficit/Pil. Che idiozia! Quel rapporto, come il pareggio di bilancio, sono l'essenza dell'austerità.

E lo stesso varrà per Tsipras. Se chiederà allentamenti dell'austerità, ma non metterà in discussione i limiti di deficit, non servirà a nulla. Si dovrà mettere in discussione pertanto non solo il deficit, ma l'euro stesso. E' ovvio, se dalla Bce e dall'Ue non verrà il permesso di spendere a deficit, lo Stato greco non potrà far altro che stampare una propria moneta da gestire come meglio crede. E questo però Syriza non lo vuole.

Credo pertanto che alla fine anche Syriza si dimostrerà una delusione per il popolo greco e per gli europei che vedono nella sua affermazione elettorale un punto di svolta. E dopo Syriza per i greci non ci saranno altre promesse di cambiamento, se non attraverso il terzo partito, cioè Alba Dorata...

Ad ogni modo per oggi godiamoci lo sgomento dei caporioni tedeschi di quest'Europa sbilenca. Godiamoci questo 2015 che sta mantenendo tutte le promesse di fatti reali ed incisivi, non solo più promesse e suggestioni. E dopo la Grecia sarà la volta della Spagna? E poi della Francia? Senza contare che in questi giorni si vota il Presidente della Repubblica italiano, e nel segreto dell'urna e sulla spinta delle elezioni greche, potrebbero esserci anche delle brutte sorprese per Renzi, Berlusconi e l'Europa.


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