mercoledì 14 gennaio 2015

Qualche dubbio fra gli euristi di Moody's?

(la caduta del rame)


Le borse non vanno bene. Qualcuno paventa il rischio che i mercati ormai non si fidino più nemmeno delle banche centrali. Sarebbe il disastro, non esisterebbe più nessuna diga in grado di reggere la massa di titoli ipertrofici in caduta libera.

"... nel mese di dicembre, le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono calate dello 0,9%, ben oltre la flessione dello 0,2% attesa dagli analisti. Si tratta della peggiore performance su base mensile dal gennaio di un anno fa. Escludendo le vendite di benzina, gli acquisti sono calati dello 0,4% mentre al netto del comparto auto, notoriamente volatile, la flessione e' stata dello 0,4%. 
...
Il VIX per l'appunto (indice della volatilità conosciuto anche come indice della paura, che misura la domanda per proteggersi contro le perdite dell'azionario Usa) ha oscillato più del 10% in tre sessioni dallo scorso 31 dicembre, un fenomeno che si era verificato solo nel 16% dei giorni, durante il 2014. E ieri è salito +4,9% a 20,56 punti."
(www.wallstreetitalia.com)

Il Vix, ovvero l'indice della paura segnala allarme rosso. A quanto pare non sono più sufficienti gli inflazionati interventi delle banche centrali. In Usa si sente aria di ritirata dal quantitave easing, o comunque incertezza sul futuro della politica monetaria espansiva (c'è o non c'è questa ripresa Usa? tapering o Qe?). In Europa si ha comunque poca fiducia nella Bce di Draghi e prevale l'incertezza deflazione. E poi bisognerebbe guardare in faccia la realtà: i vari quantitative easing sono un fallimento. Non hanno portato ad una crescita effettiva e consolidata.

Forse il problema è più vasto, c'è un problema mondiale di ideologia economica sbagliata. Il capitalismo mercantilista e predatorio funzianava molto bene in Occidente prima della globalizzazione. Ora non è più possibile perseguire politiche che danneggiano le nazioni concorrenti. Siamo tutti collegati, la crisi provocata in una zona del mondo contagia subito tutti gli altri paesi. Forse è sempre stato così, ma oggi i movimenti sono molto più rapidi. La crisi di austerità in Europa danneggia la Cina che cresce meno, la recessione viene poi così esportata negli Usa malgrado uno sforzo incredibile di espansione monetaria della Fed. E crisi alimenta crisi: cresce meno l'econimia Usa, che inflenzerà a sua volta Europa ed Asia. E' il cane che si morde la coda.

E poi i paesi produttori di materie prime entrano freneticamente in competizione fra loro per sbaragliare la concorrenza. Proprio perché non vendono più come prima. Ma questo comportamento aumenta i danni economici a livello planetario. Oggi in Italia grazie a questa guerra fra fornitori di materie prime paghiamo la benzina meno di 1,4 euro al litro. Un vantaggio momentaneo che potremmo pagare salato con nuove crisi nel settore energetico in giro per il mondo: negli Usa, in Canada, nel Mare del Nord, in America latina ecc. E prima o poi queste crisi verranno importate anche dai paesi consumatori.

Il calo del petrolio potrebbe sembrare un caso particolare, il frutto di una guerra geopolitica che vede Arabia, Usa e Russia giocare pesante. In realtà non è solo il petrolio a crollare.

"Non c’è Carta Straccia che Tenga, il Mondo sta Andando in Recessione

la materia prima più importante per tutte le produzioni mondiali (e lo ripeto “produzioni” non speculazioni finanziare) si è letteralmente schiantata prima in Cina e poi sulla piazza di Londra LME. Ovviamente sto parlando del Rame, elemento essenziale per qualsivoglia settore economico di tipo industriale"

(www.rischiocalcolato.it)

In questo disastro ben visibile ormai all'orizzonte, come potrà mai resistere la zona euro in crisi e stagnazione da troppi anni? Sarà la Grecia a spazzare via l'euro? Non credo, perché Tsipras non mette in dubbio l'austerità. E fa male, perché qualche dubbio comincia a serpeggiare fra gli operatori economici ortodossi.

"Se si concretizzasse lo scenario Grexit, nell'immediato ci sarebbero "danni rilevanti" all'economia ellenica. E' quanto ha scritto l'agenzia di rating Moody's nel report odierno
...
Non solo: "La crescita della Grecia potrebbe superare quella del resto dell'area euro". E semmai sarebbe questo slancio, conseguente all'abbandono della valuta condivisa, che potrebbe creare problemi, perché "potrebbe innescare dibattito su ulteriori fuoriuscite", afferma l'agenzia di rating in un rapporto di analisi."
(www.wallstreetitalia.com)

La Grecia fuori dall'euro probabilmente potrebbe crescere di più, se non altro perché abbandonando politiche restrittive di bilancio, cioè impossibilità soprattutto di fare deficit, potrebbe migliorare la condizione sociale fra i greci. Inoltre proprio la caduta di prezzo delle materie prime, potrebbe rendere meno pesante la svalutazione della nuova dracma.

Per ora è tutto da vedere se Tsipras riuscirà a vincere sulla paura dei greci. La paura di essere cacciati dall'euro potrebbe far pendere il voto verso Samaras. Comunque Tsipras afferma di voler continuare con le politiche di austerità (pareggio di bilancio, 3% deficit/pil ecc.), vorrebbe solo rinegoziare il debito, magari allungandone i tempi, per renderne il peso meno gravoso. Con questo atteggiamento timido (già visto in Italia con la Lista Tsipras) non otterrà molti risultati, credo. E nemmeno un miglioramento evidente della vita dei suoi concittadini.

Potrebbe essere molto più deleteria per l'euro, una crisi importata da fuori. Un altro colpo del sistema finanziario negli Usa tipo Lehman Brothers, innescato da crolli in borsa, o crolli del settore energetico, potrebbe dare la spallata finale alla zona euro. Le esportazioni extraEu di tutti i paesi europei ne risentirebbero pesantemente. Inoltre se la crisi colpisse intensamente la Germania, il resto d'Europa sprofonderebbe, in quanto verrebbe a mancare un importante quota di scambi intra europea. Gli scambi all'interno dell'euro zona sono ancora i più importanti rispetto alle esportazioni extraUe.

A quel punto, l'unica cosa a crescere saranno i debiti inesigibili (pubblici e privati) e i default nel sistema finanziario europeo. Ad un ritmo superiore all'attuale. Ogni nazione dovrebbe ricorrere alla propria moneta per autofinanziarsi ed evitare il default. A meno che la Bce liberandosi dei lacci burocratici attuali cominci a stampare euro a più non posso, e senza alcuna condizionalità di riforme recessive o quant'altro. Ma la vedo una sitauzione difficile da verificarsi: ci vorrebbe a questo punto un vero Stato europeo per coordinare gli interventi, che attualmente non si vede all'orizzonte. Di sicuro sarebbe assurdo mettere tutto nelle mani di un Juncker non eletto da nessuno, e in un Parlamento europeo senza alcun vero potere.

Rimane comunque interessante l'analisi di Moody's che sicuramente sconcerta e allarma gli euristi più accaniti. Come si permette l'agenzia di ipotizzare una crescita maggiore fuori dall'euro? Questo non lo direbbe nemmeno Tsipras. Ed infatti non lo dice. Tanti sforzi per propagandare terrorismo finanziario, il pane comprato con una cariola piena di banconote ed altre amenità... e questi americani si permettono di mettere in dubbio il diluvio che farebbe tornare Deucalione sul monte Parnaso con un'arca piena di dracme svalutate ed inutili...


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