mercoledì 7 gennaio 2015

L'anno dei fatti?



Il 2014 è stato l'anno della consapevolezza, del fatto che l'euro è disfunzionale. Per esempio, malgrado ai greci non convenga ritornare alla dracma, sempre di più pensano che l'euro sia una moneta sbagliata per loro:

"Oggi il 52% dei greci si considera lontano dagli ideali europei. In questo sondaggio, realizzato dall’istituto Gallup International, 52% delle persone intervistate ritengono che sarebbe meglio tornare alla moneta nazionale, la Dracma, e solo il 32% crede che si dovrebbe mantenere l’euro. È una cosa importante, ed è ovvio che i risultati del sondaggio siano assimilati dalle diverse forze politiche greche. Tutto ciò porterà ad una dinamica economica e politica capace di mettere in crisi le strutture europee, che impongono ai popoli queste politiche di austerità, prime fra tutte l’euro”. Fin da ora, e dal 31 dicembre, le ultime dichiarazioni del lugubre Samaras insistono sulla “bancarotta della Grecia programmata da Syriza”"
(www.comedonchisciotte.org)

Il 2015 sarà l'anno dei fatti? Sarà l'anno in cui si prenderanno decisioni gravi? La giornata dell'altro ieri sembrerebbe tracciare la rotta per i prossimi 300 giorni. Nelle borse mondiali si è ad un tratto insinuato il timore per quel che ci si aspetta dal 2015: da una parte una deflazione e una serie di crisi planetarie dovute al calo del petrolio, dall'altra la consapevolezza che l'euro non è come i diamenti. Un euro non è per sempre

Sinceramente trovo abbastanza difficile che Tsipras trascini la Grecia fuori dall'euro. Ma ho il presentimento che la cocciutaggine dei tedeschi e tecnocrati di Bruxelles induca questi a mettere la Grecia di fronte ad una scelta drastica: o rispetta le regole o fuori dall'euro. Non ci sarà nessuna ritrattazione degli accordi della troika. La troika non tratta. Lo fa solo per finta con i governi controllati dal sistema finanziario europeo, come quello spagnolo, italiano, portoghese... e quello attuale di Samaras.

Se Tsipras non entra a far parte di questo sistema, se vorrà fare sul serio, verrà schiacciato in ogni modo. Anche attraverso la macchina mediatica in mano al potere economico che farà di tutto per screditare il suo operato.

"Un'uscita della Grecia "è troppo rischiosa", innescherebbe turbolenze e incertezze a livello nazionale ed europeo nel breve, medio e lungo periodo. E' questa l'opinione di Christian Odendahl, analista del Centre for european reform di Londra
...
"se Tsipras dovesse vincere non credo decida di lasciare l'euro perché per l'economia seguirebbe una fase troppo pesante e non credo il paese sia pronto a rischiare tanto". Dunque i messaggi di sfida e minaccia sull'asse Atene-Berlino rientrano in una sorta di gioco delle parti per testare la reazione dell'interlocutore, osserva ancora."
(www.wallstreetitalia.com)

In effetti Tsipras non intende uscire dall'euro, ma negoziare le prescrizioni capestro della troika. Ma cosa farà se sarà messo di fronte ad un muro di incomunicabilità? Si prenderà la responsabilità di una rottura con la zona euro?

Ad ogni modo questo Odendahl dice una cosa molto interessante:

""Una Grexit è molto rischiosa - afferma in un'intervista all'Adnkronos - ci sarebbe una fase di forte incertezza e di caos perché l'economia nazionale per alcuni mesi subirebbe un crollo". Il rischio contagio? "In questa fase iniziale sarebbe contenuto perchè paesi come Italia o Spagna, vedendo gli effetti negativi dell'abbandono dell'euro non seguirebbero di certo quella strada". Tuttavia, spiega Odendahl, se guardiamo all'evoluzione della situazione "nell'arco del triennio le cose potrebbero andare diversamente".Per l'analista infatti "se dopo tre anni la Grecia senza l'euro tornasse a crescere potrebbe rappresentare un modello da seguire" per i paesi alle prese con un pil asfittico. Da qui la provocazione. "Sembra cinico dirlo, ma credo che l'incubo maggiore per i vertici della zona euro è se la Grecia fuori dalla moneta unica iniziasse a crescere"."
(www.wallstreetitalia.com)

Purtroppo altri tre anni in questa prigione europea sono ancora troppo lunghi. Forse nel frattempo accadranno cose in Europa che potrebbero ridurre questo tempo. Per esempio le elezioni presidenziali in Francia del 2017. Ma probabilmente molto prima ci saranno nuove devastanti crisi mondiali, di cui si intravvedono da tempo i segnali (petrolio che rischia di schiantare intere economie, borse ipertrofiche senza motivo, banche centrali viziose che stampano denaro che non produce lavoro, guerre di ogni tipo e nuova guerra fredda, ecc...).


Nessun commento:

Posta un commento