mercoledì 28 gennaio 2015

Il ragazzo fa sul serio



Le prime mosse di Tsipras stordiscono noi italiani abituati ai nostri personaggi politici di destra o sinistra (non fa differenza) che dopo averci riempito le orecchie di promesse ambigue, perseguono le politiche comandate da Bruxelles. Non c'è una grande differenza, per quanto dicano gli attuali piddini e azzurri, fra quanto faceva Tremonti, poi Monti, ed ora Padoan passando per Saccomanni.

Che il governo Renzi sia di sinistra è più che altro un'etichetta giornalistica. In realtà si tratta di un prolungamento del regime berlusconiano. Una versione ancora più liberista di quella di centro destra. Che i renziani (Serracchiani) abbiano esultato per la vittoria di Tsipras è un controsenso, alla luce di quanto sta avvenendo in Grecia. Qui Renzi spinge per le privatizzazioni, la il greco le blocca.

"Appena insediatosi, il nuovo governo greco anti austerity dimostra di voler fare sul serio.
Alcune parti cruciali degli accordi presi con la troika dei creditori internazionali (Fmi, Bce, Commissione Ue) per avere aiuti finanziari stanno per essere smantellate da Syriza.

La prima colonna a cadere sono le privatizzazioni.

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Sono passate solo una manciata di ore dal suo insediamento, ma il governo si è già messo all'opera. Il ministro dell'Energia ha annunciato che congelerà i piani che prevedono la privatizzazione della utility numero uno del paese, PPC.
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Una delle prime decisioni annunciate è stata infatti lo stop alla vendita - già prevista - della quota del 67% nell'autorità portuale del Pireo. Non la deve aver presa bene la società cinese Cosco Group, che era stata preselezionata insieme ad altri 4 gruppi più piccoli.
"L'accordo preso con Cosco verrà rivisto nell'interesse della gente greca", ha annunciato a Reuters Thodoris Dritsas, il vice ministro in carica del portafoglio degli Affari Commerciali e Marittimi."

(www.wallstreetitalia.com)

Potrebbe essere tutta una manfrina per ottenere condizioni migliori di vendita, o per vendere ad altri compratori della parte politica giusta. Oppure un mezzo per ricattare la troika: se volete che proceda con le privatizzazion, dovrete farmi concessioni sul debito, potrebbe essere lo scambio. Ad ogni modo Tsipras per ora non sta facendo il finto esponenete di sinistra, come certi personaggi nostrani frequentatori più di salotti che barricate.

E non finisce qui. Il sospetto della politica dei ricatti si fa ancora più forte considerando l'atteggiamento di Tsipras sulla vicenda russa.

"Oltre a essere il primo paese europeo ad avere il coraggio di sfidare apertamente le politiche di austerity di Bruxelles, la Grecia potrebbe aggiudicarsi anche un altro primato: quello di essere il primo paese europeo a dire no all'imposizione di nuove sanzioni contro la Russia.
Grecia e Russia nuove alleate contro l'Europa, seppur per motivi diversi?

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Il neo premier Alexis Tsipras del partito anti austerity Syriza è stato chiaro dicendo di opporre il comunicato con cui Bruxelles rende pubblica l'intenzione di imporre altre sanzioni su Mosca. E si lamenta del fatto di non essere stato consultato. "La Grecia non acconsente - ha detto il governo greco in un comunicato, aggiungendo che l'annuncio dell'Ue ha violato la "giusta procedura" nel non cercare un accordo con Atene". Di fatto, l'applicazione delle sanzioni richiede l'unanimità tra i 28 governi europei. La Grecia potrebbe dunque usufruire del diritto di veto e complicare notevolmente la posizione europea verso Mosca. Oltre, ovviamente, a incrinare i già fragili rapporti con la cancelliera tedesca Angela Merkel.  "
(www.wallstreetitalia.com)

E anche qui il ricatto sembra abbastanza evidente. E' rivolto alla Germania ed al resto d'Europa e suona più o meno così: volte che la Grecia non ponga il veto su ogni questione europea rilevante? Veniamo a patti sul debito e sulla politica economica...

Che poi a dirla tutta questo ricatto, fa il gioco della Germania (e nostro) in quanto i tedeschi non hanno mai avuto tutta questa voglia di imporre sanzioni alla Russia. Probabilmente il fatto che queste decisioni rimangano impantanate per mesi in un gioco di veti incrociati, potrebbe anche non dispiacere alla Merkel.

Il problema è che Tsipras così si mette di traverso rispetto ai desiderata della potenza americana. Ma potrebbe essere un doppio gioco, da un lato mettere sotto pressione la Germania con un no pesante e pericoloso, dall'altra fare in modo che un intervento americano possa ammorbidire la politica economica tedesca che non è ben vista nemmeno dale parti di Washington.

Mi pare che Tsipras stia cominciando a giocarsi bene le sue carte, ed a usare il debito greco come un'arma di ricatto. Cosa che avrebbe potuto fare con maggior incisività anche l'Italia. Ma evidentemente da noi mancano politici con gli attributi. Sono invece abbondanti i servi della Nato e dei poteri finanziari.

Ora la palla passa in campo tedesco. Per la Germania e la Merkel si attendono tempi difficili. Non sarà facile far quadrare le istanze tedesche che consistono nel mantenere i vantaggi acquisiti con l'euro (per loro moneta debole e svalutata) e nel non far deflagrare la zona euro. Infatti la Grecia la si potrà minacciare fino ad un certo punto. Ma se il popolo greco riuscirà a resistere e Tsipras a mantenere le promesse, allora l'Europa dovrà decidere se concedere molto più del previsto o lasciare che la Grecia esca dall'euro. Ma una volta cacciata una nazione potrebbe avverarsi la paventata reazione a catena: spread dei periferici che esplodono e un paese dopo l'altro costretto a riprendersi la propria moneta.

Un terremoto finanziario che non farebbe sconti nemmeno alla Germania. Che forse facendo bene i conti, potrebbe trovare ancora conveniente condonare il debito alla Grecia, utilizzando la Bce per limitare i danni ai vari paesi europei (in pratica solidarizzando le perdite, solo per l'Italia 40 mld). Ma anche in questo caso c'è il rischio di una reazione a catena: perché condonare il debito alla Grecia e non al Portogallo, alla Spagna o all'Italia?

Insomma le decisioni non sono facili. E purtroppo l'errore sta a monte. Nel 2010 la crisi greca si sarebbe potuta risolvere a costi molto più bassi, ma di rimando in rimando delle decisioni, e per paura di spendere e mettere in comune il debito, oggi la situazione è andata pegguiorando. E come affermano i mistri greci, nessuno può pensare che oggi la Grecia sia in grado di pagare il suo debito alle condizione attuali.

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