martedì 22 aprile 2014

Siamo dentro la bolla (2)


Ora tutto va bene, gli spread sono bassi, stando a questi indici pare che le economie europee della periferia siano tornate ai livelli pre crisi. I titoli di Stato di tutti i Piigs stanno facendo faville. Attenzione però, perché la situazione è tutt'altro che definitiva. Se Draghi al dunque, cioè quando i mercati vorranno vedere le carte monetarie espansive (quantitative easing), se Draghi farà dietrofront a causa dell'ostilità della Germania, allora saranno guai. E non si potrà nemmeno dare la colpa a Berlusconi... cosa si inventerà la prossima volta per salvare l'euro?

"Nell’estate del 2012, Mario Draghi arrestò il crollo dei bond periferici con la forza delle parole e la minaccia/promessa di un “bazooka” rivolto contro coloro che volevano affossare l’euro ed innescò una modifica sostanziale nel sentiment degli operatori, prima latente e poi crescente nel tempo a favore dei titoli di Stato dei paesi periferici.
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I bond dei PIIGS hanno ormai raggiunto tassi inimmaginabili soli 18 mesi fa, con i “solidissimi” bond greci a 10 anni che rendono il 6,16%, ovvero oltre due punti e mezzo in meno di quelli russi o i “pregevolissimi” bond portoghesi, con tassi sul decennale al 3,86% e che rendono meno di quelli australiani fermi al 4,15%, nonostante un debito/pil portoghese al 124,1% rispetto al 20,70% dell’Australia. E poi che dire della tigre celtica, ovvero dell’Irlanda, che ha raggiunto tassi al 2,92% e similari alla virtuosa e solida Norvegia con bond al 2,85% ma il meglio arriva dalla “produttiva” Italia che con un pil a -0,9% batte l’operosa Corea del Sud, il cui pil è al 3,7% annuo, grazie a tassi sul decennale ormai in area 3,24% rispetto al 3,56% dei coreani ed infine la Spagna, con una disoccupazione giovanile record, gareggia con gli Stati Uniti di Barack Obama, in quanto ha già raggiunto il medesimo rendimento sulle obbligazioni a 5 anni ed è ormai ad una manciata di decimi di punto sul decennale USA, essendo i bonos spagnoli al 3,15% rispetto al 2,8% dei treasury americani.

RITORNO ALLA REALTA’

Che dire, i famigerati PIIGS sembrano essere diventati il miglior posto dove investire e se non mancasse il bianco coniglio parlante di Alice, potremmo dire di essere nel paese delle meraviglie, in quanto di cappellai matti vi è una certa in abbondanza, essendo sempre maggiore il numero di piccoli risparmiatori disposti a strapagare titoli lunghi o lunghissimi (oltre i 20-30 anni), pur di ambire a tassi lordi annui attorno o di poco superiori al 4%. Signori sveglia, è ora di portare a casa le plusvalenze eventualmente maturate sui prezzi ed attendere una salutare discesa dei prezzi e senza una eccessiva fretta di rientrare, in quanto e nonostante il paventato (solo a parole) potenziale QE in salsa europea è innegabile che gli attuali prezzi scontano già tali scenari fiabeschi pro PIIGS e pro banche.

SCENARI GIA’ PREZZATI

Non bisogna scordarsi che gli USA dopo migliaia di miliardi di dollari stampati dalla FED e veicolati anche nell’acquisto delle obbligazioni americane è riuscita per ora a non far salire i tassi decennali statunitensi oltre il 3% e se oggi l’Italia e gli altri paesi periferici sono ormai prossimi a tali rendimenti è forse il caso di comprendere che tale euforia sconta già scenari in cui la BCE sperimenti azioni di stimoli con analoga portata ma se ciò accadesse realmente e quindi dalle parole si passasse ai fatti, ...
Draghi più che attivare il famigerato bazooka dovrebbe utilizzare un cannone, mentre se ciò non avvenisse ne vedremo delle belle.

SCOMMESSE ALL’INCASSO

Se ciò non accadesse o non fosse azionata una potenza di fuoco ritenuta adeguata per gli operatori finanziari, non sarà difficile portare sotto pressione, più o meno volutamente, i governativi periferici dell’euro-zona, in quanto di scuse pronte ad essere utilizzate a tale scopo ve ne sono in abbondanza, a partire dall’ancora in essere crisi Ucraina, fino alle prossime elezioni europee di maggio o ai futuri stress test della BCE sul sistema bancario europeo ecc. 
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E’ perciò molto probabile che qualcosa sarà realmente fatto dalla banca centrale europea, essendo il premio al rischio non più sostenibile a lungo dagli operatori finanziari. C’è sempre più consapevolezza del fatto che non è rimasto molto differenziale da stringere tra i rendimenti dei diversi paesi sviluppati. Ed a meno che non si creda alle favole e si ritenga che il Portogallo, la Grecia, l’Italia, l’Irlanda e la Spagna possano diventare in brevissimo tempo come la Norvegia, la Germania, gli USA ecc. è il caso di tornare alla realtà e con i piedi per terra. Lo spassionato consiglio è perciò quello di non farsi “abbindolare” dai recenti annunci della BCE o dalle pseudo aperture della Bundesbank, in quanto più rivolte a coloro che hanno sostenuto il gioco fino ad ora piuttosto che ai piccoli risparmiatori desiderosi di buttarsi oggi in acquisti su titoli a medio – lunga o peggio ancora lunghissima scadenza. E’ invece l’ora di monetizzare le eventuali plusvalenze e di stare alla finestra in attesa occasioni e prezzi migliori."

Siamo alle fasi finali. L'ago sta per pungere la bolla.

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