mercoledì 13 marzo 2013

Responsabilizzare giudici, imputati, istituzioni

La giunta argentina della dittatura militare

Vedo che i quotidiani non se ne occupano, o se ne occupano a senso unico, mettendo al centro dei loro articoli e speculazioni il solito Cavaliere impresentabile e imputato di mille processi.

Mi stupisce che nessuno si preoccupi del fatto che una crisi economica molto pesante (-2,4% il Pil del 2012, e altrettanto o peggio sarà per il 2013) si stia avvitando in una crisi istituzionale senza precedenti.

Non voglio entrare nel merito delle tifoserie di chi ha ragione e di chi ha torto. Dico solo che Berlusconi non è di sicuro un santo e se si trova a capo di un impero economico-mediatico non è solo per le sue doti di manager. Ma l'iperbole improvvisa di processi a cui è chiamato, non è di sicuro normale. Uomini del suo calibro che ne hanno combinate più di Bertoldo in Italia non mancano, ma nessuno è stato sottoposto  alla incredibile cura Berlusconi consistente in accuse e processi uno dietro l'altro. Credo sia una "persecuzione" unica nella storia della repubblica.

Questo gioco fra potenti procure e tribunali, e un potente uomo politico, rischia però oggi di mettere in pericolo il paese. Il Pdl non si sta frantumando come credono gli avversari, ma si sta ricompattando attorno al suo capo. Che succederà se veramente il Pdl bloccherà l'attività parlamentare della nuova assemblea per giorni o settimane?
Per ora il Capo dello Stato ha cercato di rimanere neutrale, ma ha dovuto convocare il parlamentino dei magistrati, il Csm, perché non può trascurare la minaccia del Pdl.

Ci troviamo in un ginepraio istituzionale, dove già si era coscienti del fatto che le elezioni politiche erano troppo vicine alle elezioni del Presidente della Repubblica. E questo si poteva benissimo evitare, aprendo occhi e mente al prof. Monti che ha voluto chiudere frettolosamente la legislatura. Ma a nessuno è venuto in mente, nemmeno nell'anticamera del cervello, che tale mossa fosse un tantinello irresponsabile.  Ma per Monti tutto era lecito.
Anche mettere una super tassa sull'Italia, senza che nessuna testata importante ne desse risalto: e non parlo di Imu, Irpef o Iva, ma della caduta del Pil che a braccio equivale a una super tassa di 45-50 miliardi. In pratica una rata annuale del fiscal compact andata in fumo, senza nemmeno ottenere gli effetti del fiscal compact sul debito. Ma lasciamo stare, è acqua passata.

In pratica in pochi giorni si dovrebbero nominare Presidenti di Camera e Senato, fare le consultazioni, formare un nuovo governo e poi eleggere il Presidente della Repubblica. Se il Pdl fa saltare il gioco di incastri rischiamo di ritrovarci in una pesantissima crisi di rappresentanza. Senza apparati di governo e con istituzioni ormai scadute. Se la situazione si incancrenisce, si creerà un pericoloso vuoto di potere.

Non rischiamo ne la situazione del Belgio, ne quella della Grecia. Rischiamo di ritrovarci un governo di emergenza dei militari, come nei regimi sudamericani.

Il potere politico è sfilacciato, e in pratica è impotente. I leader di cui disponiamo non sono più all'altezza dei loro compiti. Li descrive bene M. Fucillo su Blitzquotidiano.it:

"Ci sono solo tre uomini in Italia che oggi hanno il potere politico di far nascere un governo vero: Berlusconi, Grillo e Bersani non in ordine di importanza. Purtroppo il primo fa la parte del brigante, il secondo quella del matto e il terzo perfettamente interpreta il sonnambulo. Dal salterello nervoso e nevrotico tra un brigante, un matto e un sonnambulo per quanto si giri non vien fuori mai un governo vero. Tra il brigante, il matto e il sonnambulo si può solo sconsolatamente osservare chi fa più danno.
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Quindi, inseguito dai complottatori o dalla giustizia che sia, Berlusconi adotta la strategia oltre che i panni del brigante e dice: se volete un mio aiuto per fare un governo allora datemi il salvacondotto, l’immunità giudiziaria. Altrimenti, altrimenti sfascio tutto quello che posso, provoco elezioni, vado in piazza e che muoia appunto Sansone-Berlusconi con tutti i Filistei, nel caso non solo i giudici cattivi ma gli italiani tutti. Il Brigante governi non ne fa o ne fa fare se non gli si dà l’impunità, innocente o colpevole che sia. Ovunque nel mondo la destra avrebbe in analoghe condizioni cambiato leader ritenendo suo primario dovere governare il paese e non salvare il sedere del capo. Ma in Italia la destra è Berlusconi e chi non ci crede è insieme sia illuso che cieco.
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Il Matto lo fa Beppe Grillo e in fondo la questione se ci è o ci fa è tanto intrigante quanto marginale.
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Può essere mattana lucida, lucidissima: faccio governare gli altri, il 2013 è ancora anno duro, molto duro per la gente, quando si rivota passo dal 25% a molto di più. E’, sarebbe, un calcolo lucido. Sulla pelle della gente. Oppure è mattana e basta, infinito cupio dissolvi bastante, più che bastante a se stesso. Come che sia, non cambia: il Matto non fa e non fa fare governi. Anzi, se un governo si fa, fa il Matto.
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Terzo c’è il Sonnambulo, Pierluigi Bersani. Nessuno sembra averlo svegliato dallo stato di né veglia né sonno in cui si muove dopo il risultato elettorale. Cammina come fosse sveglio e conoscesse i percorsi e i luoghi. In realtà non vede davvero dove muove i suoi passi. Crede nel suo sonnambulismo che esista una sezione separata della sinistra che si chiama M5S e aspetta e spera di parlarle e di esserne parlato. Nulla di questo c’è nella realtà, M5S non è “l’altra” sinistra, la sinistra “separata” che insieme al Pd ha vinto le elezioni. Ma il sonnambulo Bersani, che pur cammina, in realtà non vede. Ed è tanto impressionante e forte il suo incedere che il sonnambulismo del candidato premier è condiviso da una bella fetta del suo partito e da quanti appellano e firmano perché Grillo e Bersani si stringano la mano e si riconoscano parenti sia pur lontani di una stessa famiglia.

Come ogni sonnambulo che si rispetti Bersani sta per andare a sbattere contro lo spigolo tosto di un governo impossibile perché se lo vota solo il Pd. Dicono sia pericoloso svegliare i sonnambuli, possono subire danni dallo choc. E’ esattamente la condizione di Bersani e del Pd."


Per tutto questo sarebbe necessario un "fermi tutti" prima che sia troppo tardi. Si fermino i giudici nella loro foga di giustizia ad personam, si fermino gli imputati eccellenti e valutino se del caso di fare un passo indietro dalle istituzioni, si fermino le forze politiche e rinuncino al loro orgoglio pensando al bene del paese. Non c'è scampo ad un accordo generale. Vinti e vincitori sono obbligati a riconoscersi reciprocamente e a rispettarsi. Altrimenti non solo rischiamo di perdere l'euro (e questo potrebbe anche essere un risultato positivo) ma rischiamo anche di perdere democrazia e libertà in un confuso cupio dissolvi.

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