martedì 26 novembre 2013

Il museo dei trofei impagliati


Leggendo le proposte de il www.ilsole24ore.com su come andrebbe corretta la legge di stabilità per avere un po' di crescita, si capisce benissimo come la nostra classe dirigente abbia esaurito le proposte, sia priva di idee. E' vecchia e orientata alla conservazione dello status quo. Così conservatrice che persino i sindacati piuttosto che cambiare lo schema finanziario eurofanatico, preferiscono tagliare un po' di welfare. Secondo Camusso, Angeletti e Bonanni meglio tagliare un po' di benessere futuro (tipo pensioni o previdenza) per dare un po' di più nel presente (cuneo fiscale). Il gioco delle tre carte in cui si scarica tutto ancora una volta sulle spalle delle generazioni future.

Le proposte di Squinzi (Confidustria), Camusso (Cgil), Sangalli (Confcommecio), Bonanni (Cisl), Angeletti (Uil), Malavasi (Reteimprese), sembrano tutte scritte con un timbro unico:
Utilizzare i proventi da tagli (spending review), lotta all'evasione (Equitalia) e dirottarli in automatico alla riduzione del cuneo fiscale. Sindacalisti e industriali tutti sulla stessa barca.

Una proposta che pare nobile ma che è insensata e impraticabile. Per prima cosa, lo Stato di per se deve operare tagli, inasprimenti delle imposte e rincorrere i suoi creditori con Equitalia, semplicemente per salvare se stesso. E non di sicuro per dare questi proventi ai propri cittadini lavoratori. Questa è la conseguenza dell'austerità, il maledetto circolo vizioso ingenerato dalla politica economica dell'Europa teutonica.

Più cerchi di sanare i bilanci pubblici e i debiti, più devi aumentare le tasse. Più aumenti e tasse, più l'economia va in recessione. Oltre un certo limite entra in azione la curva di Laffer, per cui all'incremento delle tasse corrisponde un calo delle entrate dello Stato. Continuando così l'economia va in avvitamento fino al collasso finale.
Non servono tagli e aumenti di imposte, ma invece più spesa pubblica, se si vuole rilanciare veramente l'economia.

Secondo punto che non quadra, è l'entità delle somme in gioco. Dalla spending review, per ammissione del nuovo commissario Cottarelli, ci si aspetta circa 3,5 miliardi di tagli all'anno. Anche se poi ultimamente si è esaltato sparando la cifra di 32 miliardi in tre anni... Più realisticamente si riuscirà a fare quello che aveva già proposto il commissario Bondi: 1,5 miliardi all'anno.

Per quanto riguarda la lotta all'evasione, questa sta diventando sempre meno incisiva:

"Le somme recuperate dalla società, controllata al 51% dall’Agenzia delle entrate e al 49% dall’Inps, sono cresciute per anni, dai 6,7 miliardi del 2008 agli 8,9 miliardi del 2010. Poi sono iniziate a diminuire, partendo dal 2011. E nel 2013 andrà ancora peggio, visto che tra gennaio e settembre la somma raccolta è ferma a 5,4 miliardi. Si tratta sicuramente dell’ennesima conferma della crisi da cui il Paese non riesce a uscire."
(www.ilfattoquotidiano.it)

In pratica Equitalia è vittima della curva di Laffer. Quindi sono a disposizione teoricamente sette miliardi da Equitalia e uno e mezzo dai tagli. Se con due miliardi stanziati nella legge di stabilità si perveniva ad un aumento in busta paga (o taglio del cuneo fiscale) di 10-15 euro, con otto miliardi e mezzo l'incremento dovrebbe essere di 40-60 euro mensili. Un po' meglio, ma sarà sufficiente?.

Ho come l'impressione che ancora una volta non sia chiara l'entità della crisi, nemmeno fra i sindacalisti. I cinquanta euro in più serviranno a pagare mutui o molto spesso bollette e debiti arretrate. Cioè per far tornare in pari le famiglie, se va bene. Non creeranno di sicuro più crescita.

L'unico che ha capito qual'è l'entità di risorse da mettere in campo è Sangalli (Confcommercio):

"... si accentua il problema strutturale della nostra economia che è quello della debolezza della domanda interna che per consumi e investimenti vale l' 80% del pil.
La strada quindi per ridare fiducia e slancio al sistema produttivo nel suo insieme è quella di tagliare la spesa pubblica improduttiva, lavorando soprattutto su quei 100 miliardi ritenuti aggredibili rispetto agli oltre 800 complessivi, e quindi avere le risorse necessarie per ridurre le tasse."

E si. La somma che ci permetterebbe di svoltare sarebbe più o meno quella individuata da Sangalli. Anche se c'è un altro aspetto trascurato da tutti gli intervistati. Anche i tagli sono recessivi. Tagliare 100 miliardi dal bilancio statale significa tagliare più del 5% del Pil italiano, ma forse con ricadute doppie o triple sull'indotto privato. Sarebbe un'ulteriore sciagura.

In realtà un risparmio di 100 miliardi è possibile come proposto da Scenarieconomici.it, (vedi: www.rischiocalcolato.it) ma se viene effettuato come proposto per la massima parte con tagli al personale (50 milardi), e se queste persone esodate dal pubblico impiego non verranno immediatamente assorbite nel privato, ci sarà un'ulteriore aggravamento della crisi. 
Il pubblico impiego in molte parti d'Italia non è altro che il tanto reclamato "reddito di cittadinanza". Non si tratta di posti di lavori strettamente necessari, ma un sistema di sostegno sociale per aree economicamente depresse. Probabilmente un sistema deprecabile, ma se tutte le Regioni italiane (ed anche i ministeri) dovessero uniformarsi all'efficienza della Regione Lombardia, ci sarebbe una caduta del Pil ancora più mostruosa.

Probabilmente bisognerebbe avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. E se si vuole ridurre il personale pubblico dove in effetti non serve, dovrà essere introdotto in sostituzione, almeno per un periodo transitorio di passaggio verso un altro sistema, un reddito di cittadinanza.

In definitiva le proposte provenienti dai musei di Confindustria e sindacati sono trite e ritrite, ed anche modestamente incisive. Servirebbero interventi ben maggiori. Se è vero che una riorganizzazione della macchina dello Stato potrebbe essere utile per un rilancio della competitività (accompagnata però da una sostanziale riduzione degli iter burocratici), i miliardi mancanti alla domanda interna dovrebbero arrivare da maggior spesa pubblica o da una politica keynesiana qualsiasi. 

In sostanza se non si stampa denaro fresco, non si capisce proprio da dove questo possa scaturire. Non esistono fonti magiche, pentoloni d'oro da cui nascono gli arcobaleni...

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