sabato 9 novembre 2013

La deflazione uccide lo Stato debitore

tre scenari per l'inflazione (www.scenarieconomici.it)

Questo è un post fondamentale. La crisi ha raggiunto un punto critico, e l'intervento di Draghi è lo spartiacque fra un tempo e l'altro della crisi.

Innanzi tutto, mai dimenticare di consultare periodicamente il sito di Zibordi, www.cobraf.com. E' sempre illuminante. Personalmente, lo considero alla stregua di Bagnai, uno di quei rari personaggi italiani che ti aiutano ad ampliare gli orizzonti della mente, oltre le consuete rimasticature mainstream di concetti da bar sport.

Ieri l'altro Draghi ha abbassato i tassi ufficiali allo 0,25%. Letta ha subito applaudito in segno di riconoscenza, non comprendendo che l'Italia corre pericoli mortali maggiori ora che con Berlusconi. 
I giornali di regime avrebbero voluto festeggiare alla grande con titoloni rassicuranti, ma sono rimasti spiazzati. Il sole24ore è riuscito a scrivere on line, dandogli poca evidenza, solo che la spread era andato sotto 240 punti. Ma le borse si sono comportate in tutt'altro modo rispetto a quel che ci si aspettava.

Subito ho pensato che c'era qualcosa che non funzionava: Draghi dava gas all'economia e le borse crollavano... forse stava finendo la principale benzina dei mercati finanziari, cioè la fiducia. Ed invece non era solo questo. La realtà è che i mercati hanno letto nella mossa di Draghi la paura e il disastro deflattivo che c'è dietro il suo intervento improvviso. Hanno constatato che nei mercati europei non ci sarà più nulla da guadagnare: non c'è quantitative easing (come in Usa e Giappone) e non ci sono più tassi alti.

"Si spiega così la reazione dei mercati, che rispondono ormai solo alla logica della liquidità, del tutto incurante dei sottostanti economici. Nei mesi corsi, sotto la pressione del braccio di ferro sul budget Usa, flussi di capitali imponenti hanno fatto rotta verso l’area euro per sfruttare le condizioni, relativamente più rigide della politica monetaria dell’Europa. Oggi, una volta preso atto del taglio dei tassi, questo capitali si spostano con la stessa velocità alla ricerca di nuove “occasioni”. Risalgono i tassi sui T-bond Usa, piace la Cina, dopo la rivalutazione dello yuan, Wall Street (come dimostra il boom dell’Ipo di Twitter) torna a essere la terra promessa. Per qualche mese, visto che tra non molto si prenderà atto che la Fed di Janet Yellen, il Giappone di Haruhiko Kuroda e la Bank of England di MaK Carney restano più aggressivi e determinati della Bce che non può usare l’arma del Quantitative easing."

Ma queste sono questioni legate ai guadagni in borsa, ai traders, alla speculazione. In fondo ci riguardano fino ad un certo punto, rispetto al cuore della crisi europea. La tenuta dell'euro dipende dalla tenuta degli Stati europei.

Grazie a Zibordi ho compreso il fenomeno deflattivo rispetto ai conti dello Stato. In questi giorni le borse sono crollate, ma lo spread non è salito di conseguenza come faceva di solito. Questo perché è già altissimo. E' come se fossimo tornati a novembre 2011 o a metà 2012. Lo spread intorno a 250 punti, oggi è effettivo, non è più mitigato dall'inflazione. E se le cose non cambieranno, con la deflazione lo spread effettivo crescerà rispetto a quello reale ufficiale.

"Gli sforzi e sacrifici lacrime e sangue dell'austerità sono ora spazzati via dal calo dell'inflazione (da un 2,7% due anni fa allo 0,7% attuale), perchè equivale in pratica ad un aumento del 2% punti della spread.

IL CALO DELL'INFLAZIONE EQUIVALE AD UN AUMENTO DELLA SPREAD.
...
I politici da mesi gongolano perchè la spread dal 4,4% è scesa man mano al 2,4%, ma se l'inflazione scende anche lei di un 2% la distruzione dell'economia operata da Monti e soci è stata inutile. Qui nessuno sembra capire l'economia monetaria.

Da qualche giorno, da quando è uscito il dato che l'inflazione nell'eurozona è scesa quasi a zero (0,7 o 0,8%) e in Spagna in particolare a 0% ormai, l'euro e un poco le borse dei paesi in crisi come la Spagna e l'Italia, stanno perdendo, perchè sul mercato tutti sanno che questa "deflazione" è letale per paesi indebitati."

(www.cobraf.com)

Quando lo spread ha sfiorato i 500 punti, in realtà la situazione non era così irrecuperabile. Togliendo i 270 punti di inflazione (2,7 %), lo spread reale era a 230 punti. O detto meglio, un interesse del debito di 5,5% equivaleva con l'inflazione ad un interesse del 2,8%. L'inflazione è un tarlo che erode i guadagni dell'investitore, ma una manna per lo Stato.

Ecco perché il panico sui mercati, e perché ora la crisi ha cambiato aspetto. E questo a causa della deflazione, che ha un duplice effetto negativo sui conti statali: provoca la riduzione del Pil (riduzione dei prezzi), cioè dell'imponibile fiscale, ed un'esplosione del debito. Si riducono le voci positive di bilancio, ed si aumentano le voci negative.

Come aveva già spiegato Zibordi, l'inflazione normalmente erode il debito pubblico, cioè gli interessi che si pagano su di esso. Non in termini assoluti, ma in percentuale sul Pil. Giocandosi bene la carta inflattiva si possono ottenere degli interessi negativi sul debito, ed è possibile vederlo evaporare come neve al sole, senza fare quasi nulla.

La deflazione agisce al contrario: fa aumentare gli interessi sul debito. Oggi ci troviamo su un crinale, siamo in una posizione con inflazione zero. Se non si farà nulla, o troppo poco per arginare la deflazione, gli effetti sul debito saranno ancora più deleteri di quelli prodotti dall'austerità. Il suo sarà un effetto di amplificazione degli effetti negativi della recessione.

Draghi è letteralmente terrorizzato dalla situazione e potrebbe approfittare dell'impasse della politica tedesca per "lanciare banconote dagli elicotteri" tentando di provocare un po' di inflazione. Ma probabilmente non lo farà. O lo farà in maniera di nuovo limitante utilizzando le operazioni Ltro. Le concessioni della Bce finora sono state elargite solo in cambio di ulteriori tagli e restrizioni ai bilanci pubblici. Quindi alla fine sono stati annullati gli effetti positivi  dell'espansione monetaria.


Nel grafico sovrastante (www.scenarieconomici.it) il comportamento del Pil delle principali nazioni europee in tre possibili configurazioni economiche: 1) situazione attuale; 2) politiche espansive della Bce; 3) rottura della zona euro.

Alla Germania converrebbe concedere politiche espansive senza contropartite, perché l'alternativa non è il primo grafico come forse pensano Merkel e Schauble. Ma l'ultimo, la fine dell'euro in cui è probabile un tracollo del Pil tedesco.

"Così delineato il quadro, a me pare molto improbabile che nel prossimo futuro assisteremo alla fine dell'Euro. Mi pare che tutto congiuri per un accordo tra le élite europee, che salvaguardi l'Euro rendendolo appena più sostenibile.Non credo che sia una felice prospettiva. Certo, questo significherebbe che paesi come Spagna e Italia eviterebbero la devastazione che ha avuto luogo in Grecia (ma anche in Portogallo)."
(www.sollevazione.blogspot.it)

In realtà credo poco ad una svolta di questo tipo, ad un accordo di pacificazione tra periferici e Germania. Ma forse quel che è più grave, i paesi in sofferenza non comprendono che se non insistono nel chiedere politiche espansive, sarà danneggiato tutto il continente e non solo i Piigs.
Non vedo in Germania prendere coscienza della reale situazione dell'euro e dei pericoli della deflazione. Probabilmente se ne accorgeranno troppo tardi, quando l'euro salterà. In quel frangente si spera che gli altri partner europei, con un colpo di destrezza, tolgano dalle mani della Merkel il telecomando dell'economia europea. 

Draghi ha capito che l'euro è sempre più vicino alla deflagrazione. Fatica dalla Bce a controllare la situazione. La contrazione delle economie continentali non tedesche sta giungendo ad un punto di non ritorno, la deflazione può essere il colpo di grazia di debiti e spread. 
Oggi lo spread è basso, ma non illudiamoci. Potrebbe non durare. Le crescenti difficoltà degli Stati europei nel contenere e controllare il debito, potrebbero provocare un rialzo improvviso degli spread. Molto più pericoloso, in ambiente deflattivo, di quelli del 2011 e 2012. 

Ecco chi potrebbe causare un nuovo rialzo degli spread periferici:

"Nell’attesa, prepariamoci a valutare un altro fenomeno sorprendente: l’uscita dei fondi monetari Usa dai Bonos spagnoli o dai Btp, giudicati per ora a fine corsa e relativo aumento dei tassi. Quel giorno, sui giornali, l’aumento dei tassi sarà imputato alla turbolenza politica o ai problemi della legge di stabilità. Ma la chiave andrà cercata altrove."

Nessun commento:

Posta un commento