venerdì 1 novembre 2013

L'orologio di Mediobanca fa tic tac


Ci informa vocidallestero.blogspot.it che in Mediobanca è partito il conto alla rovescia. L'orologio segna meno cinque mesi al botto, cioè all'uscita dell'Italia dall'euro.

"Telegraph: La velata minaccia di Mediobanca su un'uscita italiana dall'euro

Sul Telegraph si possono trovare analisi e grafici attendibili sull'economia italiana in allarme rosso, ed è citato il rapporto di Mediobanca ove si parla del ciclo di Frenkel: siamo al capolinea"

(vocidallestero.blogspot.it)

L'hanno capito finalmente anche i banchieri. Il giocattolo si sta rompendo, anche dalla visione distorta che si ha dagli sportelli bancari. Siamo all'epilogo finale, e passando da una crisi economica a una politica e viceversa, ci avviamo alla catastrofe.

"Il ciclo di Frenkel è una teoria dell’economista argentino Roberto Frenkel che descrive ciò che avviene quando un Paese economicamente meno sviluppato si aggancia alla valuta di un’area più forte, ed in assenza di interventi politici che compensino gli squilibri; quindi una situazione di area valutaria ottimale inefficiente, o non ottimale.
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Il ciclo si svolge in sette fasi:

1) Il Paese accettando l’unione monetaria, liberalizza i movimenti di capitale.

2) Affluiscono i capitali esteri, che trovano conveniente investire in un Paese dove i tassi di interesse sono più alti, ma è venuto meno il rischio di cambio.

3) Il flusso di liquidità fa crescere consumi e investimenti, quindi crescono Pil e occupazione.

4) Tuttavia aumentano anche l’inflazione e il debito privato; inoltre si creano bolle azionarie e immobiliari.

5) Un evento casuale crea panico tra gli investitori stranieri, che arrestano i finanziamenti.

6) Inizia la crisi: si innesca un circolo vizioso tra calo del Pil e aumento del debito pubblico. Il governo taglia la spesa pubblica o aumenta le tasse, aggravando la recessione.

7) Il Paese è costretto ad abbandonare il cambio fisso e a svalutare."

(it.m.wikipedia.org)

Benvenuta Argentina. Alla fine le tesi di poco noti (al grande pubblico, non in rete) e derisi professori universitari, i vari Bagnai, Brancaccio, Borghi ecc. stanno diventando realtà. Manca ancora la piena consapevolezza di politici, economisti, esperti vari, commentatori, giornalisti e commedianti che non hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà, o peggio ancora non hanno gli strumenti, come hanno dimostrato i giornalisti nell'ultimo evento organizzato da a/simmetrie.

Ma sarà la realtà stessa, come più volte scritto da Bagnai, a colpire in faccia chi non vuole credere o chi mente spudoratamente per i propri interessi. Mediobanca evidentemente si sta preparando al peggio.

"L'Italia rimane bloccata nella depressione. Ora sappiamo che il picco spettacolare della fiducia dei consumatori nel mese di giugno è stato un inganno, una bugia
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La componente economica dell'indice di fiducia era salita miracolosamente da 71,7 a 91,6 in un mese.
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In realtà, l'istituto di statistica italiano Istat ha alterato il sondaggio. Ha preso in esame un diverso modello campionario e composizione socio-demografica di riferimento, rivelando tranquillamente alcuni dettagli solo un mese dopo, ma soltanto pochi economisti italiani vi avevano prestato attenzione. "Hanno giocato con i dati e sono scioccato", ha detto uno di loro"

(vocidallestero.blogspot.it)

Mannaggia, che fregatura. Come direbbe Ezio Greggio in un suo vecchio sketch: "ehh si! Lo fanno... lo fanno..."

La nostra casta fa di tutto quando si tratta di difendere la propria esistenza e i suoi privilegi, proprio oggi che l'Italia non se li può più permettere. E quindi non rimane che spandere bugie (la mitica ripresa che ormai Saccomanni ha spostato nel 2017...) e pietoso ottimismo (aveva cominciato già Berlusconi anni fa, con scarsi successi, Letta come barzellettiere non ha nulla da imparare...).

"L'economista ha descritto l'episodio come un tentativo di promuovere entusiamo e portare la crescita a una "velocità di fuga". Le autorità italiane - in balia dei Bocconi Boys, i sostenitori del libero mercato dell'Università Bocconi di Milano - danno grande peso alle teorie per le quali solo la fiducia può vincere l'austerità fiscale,
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E la moneta è sicuramente incontrazione. L'aggergato monetario italiano M3 si è contratto negli ultimi cinque mesi (passando da 1.329miliardi a 1.312 miliardi di €). Simon Ward di Henderson Global Investors, dice che l'aggregato monetario realeM1 a sei mesi è crollato: "La spia dell'Italia è rossa lampeggiante"
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In ogni caso, i dati concreti riportanoabbastanza in fretta sulla strada giusta. La produzione industriale in agosto è scesa del 4.4pc, e i nuovi ordini sono scesi del 6.8pc . La Banca d'Italia ha dichiarato che il credito alle imprese non finanziarie è sceso del 4.6pc nel mese di agosto (su base annua), in peggioramento dal mese di luglio. La fiducia delle imprese è scesa al 79,3 a settembre ed è ora a livelli di crisi post- Lehman. Questa settimana l'Istat ha comunicato che l'economia è più debole di quanto si pensasse.
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il governo ha previsto per il prossimo anno una crescita dell'1% , passando dall' 1.7pc , all'1.8pc all'1.9pc e così via. E' una finzione. ( Citigroup ha detto che la crescita sarà più vicino allo zero sino al 2017) . "A mala pena siamo cresciuti dell'1% all'anno durante i migliori anni del boom globale. Come faremo a farlo ora in tempi molto più difficili? "

Prof. Giuseppe Ragusa della Luiss Guido Carli di Roma ha detto che il governo si sta arrampicando sugli specchi, sperando che la ripresa mondiale riuscirà in qualche modo a portare l'Italia fuori dal guado. "Loro non stanno facendo nulla. La politica è completamente passiva, non funzionerà, perché siamo in una trappola del debito, ed a differenza della Spagna abbiamo continuato a perdere competitività nei confronti della Germania negli ultimi tre o quattro anni."

Prof. Ragusa calcola che il debito aumenterà ogni anno di un 5% del PIL, anche se la crescita tornasse ai livelli pre-crisi di circa lo 0.6%. Questo farebbe crescere in maniera esponenziale il rapporto debito Pil fino a quasi il 150%, al di là del punto di non ritorno per un paese senza moneta sovrana.
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"Temo che i nodi verranno al pettine entro il primo trimestre del prossimo anno" ha detto.
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Il tasso di cambio sta portando alla resa dei conti. Da giugno l'euro è salito quasi dell'8% contro il dollaro - e quindi lo yuan cinese.
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Per l'Italia questo è un massacro. Mediobanca dice che l'economia Italiana è molto sensibile al tasso di cambio a causa delle tipologie di prodotti fabbricati (price sensitive), più della Germania. Gli ultimi report segnalano come nel corso degli ultimi 40 anni ogni volta che l'Italia ha agganciato il cambio alla Germania la crescita della sua produttività e competitività si è indebolita, e come si è velocemente ripresa dopo ogni svalutazione.

Il rapporto afferma che l'UEM ha permesso alla Germania di stabilizzare a proprio vantaggio un surplus commerciale in "stile cinese", accumulando un surplus di 1.400 miliardi di €, il 50% del PIL tedesco, e che ciò equivale a " un pericoloso ' beggar-thy -neighbor" (politica di “frega il tuo vicino”, ndt) , un gioco a somma zero per la zona euro".

Nel rapporto si dice che l'Italia è entrata in una "spirale negativa della produttività" solo dopo aver fissato i tassi di cambio prima dell'entrata nella UEM, nel 1996. Non riconoscerlo, "significa negare l'evidenza" . Ha accusato le autorità dell'UE di far pesare l'intero onere dell'aggiustamento post-crisi sugli Stati più deboli del Club Med, di rifiutarsi di vedere il rischio di una "spirale recessiva negativa" nel Sud
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Il rapporto sostiene che il rischio è quello di un ripetersi del destino dell'Argentina, quando nel 2001 il suo ancoraggio al dollaro è crollato. E ha citato il cosiddetto "Ciclo di Frenkel""
(vocidallestero.blogspot.it)

Naturalmente Mediobanca pungola ma non suggerisce niente, tira il sasso ma nasconde la mano, ma dice l'amara verità sull'Italia che non può sopravvivere nell'euro:

"Mediobanca è la seconda più grande banca Italiana. Non chiede un ritiro dall'UEM e un ritorno alla lira, accettando stoicamente la disciplina come l'unica strada percorribile. Eppure la logica del suo capolavoro è che l'Italia starebbe molto meglio fuori dall'UEM, e la minaccia implicita è che l'Italia dovrà farlo se le potenze creditrici del nord persistono nel loro regime distruttivo."

Probabilmente c'è ancora la remota e intramontabile speranza che la Germania comprenda che sta segando il ramo su cui è seduta. Ma personalmente ne dubito fortemente. Purtroppo l'UE non è come gli Usa. I tedeschi non sono ne stupidi, e nemmeno criminali incalliti. Il problema è culturale: loro non capiscono le nostre esigenze e noi non comprendiamo le loro. Ci separano lingue e modi di pensare. Ci sono infiniti stereotipi che ci dividono. A proposito di lingua, i tedeschi sono addirittura condizionati subliminalmente dalla loro lingua in cui per debito e colpa si usa la stessa parola. Per loro insomma gli italiani sono pieni di "colpe" avendo sulle loro teste enormi debiti pubblici e privati. E' molto più probabile che il ciclo argentino di Frenkel giunga al settimo livello, che la Merkel all'improvviso cambi politica.

E comunque Mediobanca sconfessa in parte i catastrofisti dell'uscita dall'euro. Quelli che con la neo-lira andremmo a comprare il pane con una carriola di banconote.

"L'Italia non è un caso disperato. La sua posizione patrimoniale nettasull'estero è – 30% del PIL, rispetto al – 92% per la Spagna , e – 100% per il Portogallo. Ha un debito ipotecario molto basso. La ricchezza mediana degli italiani è di € 173.500, che li rende quattro volte più ricchi dei tedeschi, a 51.400 €.

L'Italia è il più virtuoso dei grandi Stati UEM, con un avanzo primario di 2.5% del PIL. Questo naturalmente significa che può lasciare l'euro quando vuole, senza incorrere in una crisi di finanziamento, ed è abbastanza grande da superare lo shock"


Il settimo livello non è lontano, poiché stiamo vivendo pienamente all'interno del sesto. Purtroppo l'Italia è un paese economicamente forte, malgrado quello che si possa comunemente pensare. E questo, per il ciclo Frenkel, non è una cosa buona. Significa, come avviene per un ammalato grave dotate di un fisico tenace, un'agonia più lunga del solito.

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