lunedì 25 novembre 2013

Incomincia il periodo più instabile


Siamo entrati bruscamente nella fase "governo dei responsabili" o "governo dei ribaltonisti" e si vede benissimo. Forza Italia è di fatto passata all'opposizione e agisce di concerto con la Lega e persino con il M5s (anche se involontariamente).

"Il governo va sotto due volte in Commissione Bilancio del Senato dove sono stato approvati altrettanti emendamenti alla legge di stabilità. La prima volta per la modifica garantirà autonomia gestionale per la manutenzione degli immobili alla Polizia di Stato, ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco e alla Guardia di Finanza abolendo così il “manutentore unico” gestito dal demanio. La seconda con un emendamento sulla tassazione del fumo elettronico, grazie al voto di Forza Italia, Lega, GAL, M5S e SEL."
(www.corriere.it)

Persino la formazione più paludosa dell'emiciclo, Gal, pare mettere i bastoni fra le ruote del governo. Il Presidente cercherà in tutti i modi di mantenere a galla il governo Letta. C'è in rete chi insinua che i movimenti scissionisti dell'ex Pdl e di Scelta Civica siano addirittura finanziati dalla lobby tecnocratiche europee. Difficile poterlo accertare, ma non mi stupirei. Il Pud€ (partito unico dell'euro) farà di tutto per fermare l'imminente valanga di populismo antieuropeo. Dubito riuscirà ancora a lungo a trattenere il disastro politico-sociale che si approssima all'orizzonte.

Anche in ambito europeo si comincia ad avvertire dal bunker di Bruxelles il rombo delle cannonate dal fronte dell'austerità. Cominciano a chiedersi se non sia stato fatto qualche errore madornale nella gestione della crisi, come se non sapessero di averne fatti di giganteschi. A partire dalla nascita dell'euro.

"In un documento inedito rivelato da l'Humanité, uno dei principali economisti della Commissione europea misura gli effetti disastrosi dell'austerità nei paesi della zona euro: solo per queste politiche, la Francia avrebbe perso 5 punti di crescita.
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Secondo i suoi calcoli, l'austerità fiscale avrebbe fatto perdere alla Francia, nel complesso, il 4,78 % del PIL dal 2011 al 2013. Una media di 1,6 punti di crescita annua in meno. Ma la Francia non è l'unica interessata: la Germania ha perso 3,9 punti percentuali di crescita, l'Italia 4,86, la Spagna 5,39, e la Grecia fino 8.05 punti.Anche l'effetto dell'austerità sul tasso di disoccupazione è davveroimpressionante: 1,9 punti in più dal 2011 in Francia e in Spagna, 1,7 in Germania, e fino a 2,7 in Grecia.

Secondo l'economista, questo si spiega con "l'impatto negativo delle misure specifiche per ciascun paese", aggravato dagli "effetti negativi delle misure di risanamento negli altri paesi." In breve : quando tutti i paesi dell'area dell'euro applicano allo stesso tempo le stesse politiche restrittive, queste interagiscono tra loro e gli stati ne subiscono reciprocamente le conseguenze.
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Ma l'eredità che lasciano nel tempo queste misure di austeritàcolpiscono ancora di più.
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Questo studio dimostra per esempio che la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia non colmeranno sino al 2018 il ritardo nella crescita causato dalle sole misure di austerità intraprese tra il 2011 e il 2013; la Germania otterrà lo stesso risultato un anno prima, come l'Irlanda. Ma "questo ritorno all'equilibrio non si verificherà perché i governi di questi paesi annunciano la prosecuzione delle restrizioni di bilancio " anche dopo il 2013 , avverte Catherine Mathieu."

(vocidallestero.blogspot.it)

In Italia il perseguimento dell'austerità si tradurrà, come sempre nei periodi di crisi, in instabilità politica. Al contrario di quanto va ricercando il Presidente e il premier. E' tutto molto semplice, più gli italiani staranno male, più cresceranno i partiti populisti. Persino Letta alla fine si è arreso: se continuiamo ad alzare le tasse Grillo arriverà al 51%, ha detto di recente.

Ma purtroppo per lui si è condannato quando ha deciso che si doveva morire per Maastricht.

"Enrico Letta non è un presidente del Consiglio, ma un condizionale, il suo governo vive in una dimensione ipotetica, "se fosse possibile abbasseremmo il carico fiscale", "potremmo cancellare la Bossi-Fini", "la legge di stabilità può essere modificata", "si potrebbe riformare il sistema istituzionale". Ed è vero che l'Italia in crisi avrebbe bisogno di un po' di futuro
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Ma Enrico Letta funziona proprio perché è un condizionale. E nella paludosa, infelice Italia della grande coalizione, è la dimensione ipotetica di Letta, così inafferrabile, immateriale, eppure rassicurante come un miraggio, a tenerlo a galla e a garantirgli fortuna. Lui aderisce come un abito di sartoria a ogni torpida gobba parlamentare in un epoca in cui la capacità autonoma di governo, la sovranità nazionale, il controllo dei conti pubblici e tutto ciò che in passato determinava i compiti della classe politica, appare compresso, limitato, accessorio, subordinato ai regolamenti e alle magherie della politica europea."

(www.linkiesta.it)

Un premer quasi etereo e sicuramente inconcludente perfetto per essere telecomandato da Bruxelles, da Berlino e dal Quirinale. Ma non sarà il suo governo a farci uscire dalla pesante crisi economico-sistemica. Semplicemente non ne ha gli strumenti. E' come un chirurgo che deve operare con delle forcine per capelli.

Ancora una volta il Cavaliere malgrado le pesanti batoste è l'unico in Italia ad avere una visione sul lungo periodo. Dite quel che volete, ma in questi anni è stato l'unico vero statista, malgrado gli oppositori lo neghino. E dopo l'ultima conferma venuta dall'economista tedesco Sinn secondo cui Berlusconi aveva un piano per uscire dall'euro nel 2011, sono ancora più convinto sia l'unico italiano che conta in Parlamento ad avere compreso in anticipo i danni provocati dalla moneta unica.

Una dote di preveggenza notevole per un quasi ottantenne. Ora ha capito che gli conviene starsene all'opposizione anche senza elezioni, anche con solo mezzo partito, anche se viene arrestato. Ha capito che oggi si devono cavalcare i populismi e saranno sempre di più i moderati a lasciare questo stato mental-politico per trasferirsi in quello di incazzati cronici. Purtroppo per lui non gli resta più molto tempo, è anziano, stanco e si vede. Avesse quindici anni di meno avrebbe già asfaltato questa manica di proni servitori dell'Europa che oggi occupa il Parlamento.

Dal lato opposto, il giovane asfaltatore Renzi, è invece vincente, ma ancora poco chiaro il suo percorso politico. Temo che ai suoi annunci roboanti e soluzioni semplicistiche, segua la prosecuzione della disastrosa politica del Pd. Perché anche Renzi come Berlusconi nel '94 si scontrerà con le resistenze interne al sistema politico-burocratico italiano. Mi auguro, per un futuro migliore dell'Italia che invece questo non avvenga, ma ho la cupa sensazione che tutto resterà uguale. Renzi ha mezzo Pd e tutti i palazzi ministeriali contro.

Non vedo nemmeno un grande futuro per il M5s, anche se rimanendo così la situazione continuerò ad affidarmici. In realtà anche il programma dei cinquestelle è lacunoso e confuso.
In realtà non mi aspetto molto dalla politica. Non credo sarà in grado di trovare soluzioni. Verrà semplicemente travolta dagli eventi. Si salverà chi sta dalla parte giusta, non per meriti propri, ma perché la crisi sociale imminente travolgerà i partiti che hanno sostenuto l'austerità e l'euro a tutti i costi.

Intanto non è il caso di anticipare troppo le fasi successive. Ora percorreremo la strada accidentata e turbolenta del governicchio dei responsabili. Non durerà molto. Forse con le elezioni europee e il loro disastroso risultato per i partiti di governo, ci sarà la fine della fase attuale. Sempre che non arrivi una nuova crisi economico-finanziaria a far saltare tutti programmi di troika, Bce e fan dell'austerità.

Teniamoci pronti a tutto.

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