domenica 10 novembre 2013

Italia fregata


L'Italia è fregata, c'è poco da fare, c'è poco da sperare. Chi afferma di avere le balls of steel in realtà sta dimostrando di avere un atteggiamento del tutto remissivo verso l'Europa (e la Germania). Non so quale forza politica potrebbe salvarci a questo punto, ma dubito che esista. Anche chi timidamente in Italia ha riconosciuto esistere un problema europeo, non esce fuori direttamente allo scoperto per vari motivi: il centro destra è troppo concentrato sui destini giudiziari di Berlusconi, il M5s è ancora troppo confuso sull'argomento Europa ed euro, le forze di sinistra antieuro sono troppo frammentarie per rappresentare un blocco politico temibile.

Credo saranno gli eventi a prendere il sopravvento, e come ho scritto nel post "C'è aria di disfatta", si sente ormai sopraggiungere l'ondata finale, quella che travolgerà l'Italia nell'euro. Anche dall'estero, posizione da cui si ha una visione più chiara sull'Italia, si è giunti alla conclusione che per il nostro paese rimane ormai poco tempo.
Ecco alcuni stralci dell'intervista a Evans Pritchard sul Telegraph, tradotta da vocidallestero.blogspot.it :

"Quello che serve in Europa oggi è uno shock economico sul modello dell'Abenomics. Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, insieme alla Francia devono smettere di fare finta di non avere un interesse in comune da tutelare. Questi paesi hanno i voti necessari per forzare un cambiamento.
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Il dato dello 0,8% [di inflazione ndr] di ottobre è un autentico disastro per l'andamento della traiettoria di lungo periodo del debito [vedi "La deflazione uccide lo Stato debitore" ndr] . Senza un cambio di strategia forte, l'Italia sarà al collasso nel 2014. Il paese ha un avanzo primario del 2.5% del PIL e ciononostante il suo debito continua ad aumentare. Il dramma dell'Italia non è morale, ma dipende dalla crisi deflattiva cui è costretta per la sua partecipazione alla zona euro.
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Il ritorno di Spagna, Italia e Francia ad una valuta debole è proprio quello di cui i paesi latini hanno bisogno. Del resto, la minaccia tedesca è un bluff ed i paesi dell'Europa meridionale devono smascherarlo.
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Recentemente ho avuto modo di incontrare a Londra il primo ministro italiano Enrico Letta ... Alla mia domanda sul perché non si facesse promotore di un cartello con gli altri paesi dell'Europa in difficoltà per forzare questo cambiamento, il premier italiano mi ha risposto che secondo lui sarà Angela Merkel a mutare atteggiamento nel prossimo mandato e venire incontro alle esigenze del sud. Si tratta di un approccio assolutamente deludente. [E poi ci viene a dire di avere balls of steel! ndr].
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L'euro è un'autentica maledizione per le esportazioni, che dipendono dai prezzi e dal tasso di cambio. I paesi europei sopravvalutati a causa della moneta unica hanno perso una quota importante del loro mercato globale a disacapito della Cina.
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Nei paesi dell'Europa meridionale è in corso una grave crisi di deflazione che rischia di riproporre il "decennio perso" del Giappone con contorni inquietanti per quel riguarda l'andamento debito/Pil. In Italia è passato dal 120% al 133% in due anni: si tratta di una trappola che sta portando il paese al collasso. Il problema da combattere oggi è la deflazione e non l'inflazione. "
(vocidallestero.blogspot.it)

E per quelli che continuano a invertire l'ordine di causa ed effetto, dicendo che rischiamo la stessa crisi del 1992, Evans Pritchard fornisce la stessa spiegazione di quegli eventi che ne da in Italia Bagnai.
Siamo già nella crisi del 1992 e per uscirne dobbiamo abbandonare l'euro!

"L'esperienza attuale dell'Italia e degli altri paesi della zona euro è molto nota in Gran Bretagna. Nel nostro paese ci sono stati due esempi similari di crisi di deflazione e svalutazione interna: agli inizi degli anni '30 con il sistema del Gold Standard e nella crisi dello SME del 1991-1992. In entrambi i casi, il Regno Unito ha determinato la rottura del sistema e restaurato il controllo totale della propria valuta nel momento in cui gli interessi del paese erano messi a rischio. I critici al tempo utilizzavano la stessa argomentazione dell'inflazione, ma nel 1931 all'uscita del Gold Standard, in una situazione di deflazione interna, non vi è stato alcun aumento incontrollato dei prezzi, con lo stimolo monetario e la svalutazione che sono stati la premessa per la ripresa dalla Grande Depressione. La stessa identica esperienza l'abbiamo vissuta nel 1992 con la crisi dello Sme. [come pure in Italia, come ci ha spiegato Bagnai, ndr].
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Spesso si tende ad avere un approccio superficiale alle questioni economiche e questo non aiuta il dibattito politico. Se dovesse lasciare l'euro, l'Italia dovrebbe optare per un grande stimolo monetario da parte della Banca d'Italia, una svalutazione ed una politica fiscale sotto controllo. Questa combinazione garantirebbe al paese una transizione tranquilla e nessuna crisi fuori controllo."
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"Nel caso di un deprezzamento fuori controllo della Lira, ad esempio, il più grande sconfitto sarebbe Berlino: le banche ed assicurazioni tedesche che hanno enormi investimenti in Italia sarebbero a rischio fallimento; ed inoltre, le industrie tedesche non potrebbero più competere con quelle italiane sui mercati globali. Sarebbe interesse primordiale della Bundesbank acquisire sui mercati valutari internazionali le lire, i franchi, pesos o dracme per impedirne un crollo.
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Tutte le storie di terrore su eventuali disastri che leggiamo non hanno alcuna base economica."

(vocidallestero.blogspot.it)

E poi c'è il caso Francia, che potrebbe diventare velocemente e imprevedibilmente determinante per il futuro europeo: "se Hollande ha deluso le speranze di chi era contrario all'austerità, potrebbe essere la Francia intesa come popolo, come movimento d'opinione molto forte in Europa, a guidare la riscossa contro le politiche sbagliate imposte dalla Germania." (Chi da più fastidio a Bruxelles e Berlino?)

Chi farà esplodere prima la zona euro? Sarà la Francia o l'Italia? Credo che ci sarà una bella gara:

"Con la disoccupazione che cresce a livelli non più controllabili, Hollande, che ha posto come suo obiettivo primario della sua presidenza quello dell'occupazione, ha perso ogni credibilità e sta arrivando al limite di sopportazione con l'Europa.Quello che sta accadendo oggi alla Francia è l'esattariproposizione delle dinamiche economiche che il paese ha vissuto dal 1934 al 1936, quando con il Gold Standard il paese si trovava in una situazione di deflazione, disoccupazione di massa e non aveva gli strumenti per ripartire.
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Basta vedere la tensione dei movimenti di protesta in Bretagna o i risultati crescenti del Fronte Nazionale per comprenderlo. "
(vocidallestero.blogspot.it)

Nel proseguo dell'intervista che consiglio di leggere integralmente, Evans Pritchard spiega perché l'Europa oggi è così poco amata. Ed è una spiegazione semplice e che ho condiviso e riportato in diversi post: l'Europa si sta via via impossessando di quote di sovranità nazionale, senza in cambio permettere un controllo democratico del fenomeno, e delle decisioni economiche. In poche parole manca democrazia.

E ritengo che il motivo sia molto semplice. Nei paesi del nord Europa si teme che introducendo scelte democratiche della ripartizione delle spese, si avviino i tanto temuti trasferimenti fiscali verso le aree depresse del sud. Gli egoismi e le convenienze nazionali dominano ancora l'Europa, ai paesi germanofili non interessa veramente creare un super Stato europeo. Come spiega Bagnai, certe scelte deleterie per l'Italia avvengono per meri interessi nazionali, mentre noi ci sacrifichiamo inutilmente sull'altare europeo:

"«La ragione per cui in Europa esistono due pesi e due misure è semplice. L’Italia è una diretta concorrente della Germania sul piano industriale e quindi va penalizzata con l’austerity. La Spagna e altri paesi Ue al contrario sono debitori di Berlino e quindi non vanno troppo indeboliti o non riusciranno a pagare». Lo sottolinea Alberto Bagnai, professore di Politica economica all'Università G. D’Annunzio di Pescara e autore del libro “Il tramonto dell’euro”. Gli italiani sono stati costretti a fare i salti mortali per pagare le tasse e fare rientrare il deficit al di sotto del 3% del Pil. Ad altri Stati come la Spagna, i Paesi Bassi e la Francia è stato invece consentito di derogare tranquillamente a quanto previsto nel trattato di Maastricht. Mentre la regola inclusa nei trattati secondo cui nessun Paese membro deve superare il 6% del surplus commerciale è violata da Germania, Lussemburgo e dalla stessa Olanda, senza che nessuno osi aprire una procedura d’infrazione."
(www.comedonchisciotte.org)

Per molti che pensano che la Germania sia nel giusto, e che noi italiani siamo i soliti cialtroni vittimisti, rispondo che la stessa cosa allora andrebbe pensata per il resto d'Europa. Che se volessimo smetterla di fare le vittime, dovremmo veramente tirare fuori le "balls of steel" e cominciare a far valere i nostri interessi nazionali, visto che questo è l'andazzo in Europa. 
E comunque vittimisti o meno, il nostro destino è segnato perché così ci insegna la storia fallimentare delle unioni solo monetarie. Tanto vale cominciare a programmare il dopo euro, e fare i conti fin da oggi con costi e vantaggi del ritorno ad una valuta nazionale. Se non lo farà la politica, almeno lo stanno facendo quegli intellettuali lontani dai partiti e dalle loro direttive eurofanatiche. Saranno loro probabilmente la futura classe dirigente.

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