domenica 29 dicembre 2013

Eurobond con il trucco


Sul corrierone nazionale cominciano a dubitare di questa politica economica europea che strozza molte economie. E soprattutto quelle del sud come l'Italia. Alla buon'ora al corriere si stanno accorgendo che le "riforme" non arriveranno mai e che comunque forse non saranno risolutive. Basta rileggersi gli articoli del duo Alesina/Giavazzi, prima tutti orientati alla demagogia del taglia sprechi "spending review" e della casta, ora più orientati a cercare una scappattoia all'austerità per ritrovare la crescita.
E così ora sul corriere spunta una proposta di "eurobond con il trucco" che secondo l'autore della proposta dovrebbe piacere molto ai tedeschi. Forse...

"... se i paesi con un rapporto debito Pil più basso frenano sugli Eurobond, perché immaginano di dovere mettere mano al proprio portafoglio per pagare i debiti degli altri, allora ribaltiamo lo schema, al posto del debito mettiamo in comune ciò che è virtuoso, il Pil. Lo sostiene Marcello Minenna, economista matematico, autore de La moneta incompiuta
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La proposta: ogni paese conferisce, a livello europeo, debito in quota pari al 30 per cento del proprio Pil. Per esempio l’Italia con circa 1500 miliardi di Pil conferirebbe 450 miliardi di euro, la Germania con circa 2600 miliardi, quasi 800 miliardi. Tutti insieme i paesi dell’Eurozona creerebbero un fondo virtuale di circa 2850 miliardi di euro. Immaginiamo - come propone Minenna – che sia la Banca centrale europea –modificandone opportunamente lo statuto - a gestire quella somma. Servirebbe ad acquistare i titoli di stato di ciascun paese, man mano che giungono a scadenza, fino al tetto che ogni paese ha messo in comune. Insomma è una partita di giro: l’Italia ha dato 450 miliardi, che sono il 30 per cento del suo Pil, e si alleggerisce gradualmente di 450 miliardi di debito, la Germania di 800 e così tutti gli altri paesi. Più alto è il Pil, più debito si abbatte e non si scontenta nessuno.
Il primo effetto immediato della proposta sarebbe la riduzione dello stock di debito sovrano nell’Eurozona. In particolare il rapporto debito/Pil si posizionerebbe al di sotto della soglia simbolica del 100% per tutti i Paesi dell’Ue, Grecia esclusa, oltre la quale è difficile ipotizzare con le regole attuali dell’Eurosistema - incluso il fiscal compact - che il debito possa avviare un naturale percorso di riduzione.

Il graduale annullamento del debito pubblico europeo consentirebbe agli Stati membri di evitare per un paio d’anni circa l’emissione di nuovo debito per rifinanziare quello in scadenza. Insomma si eviterebbe l’alimentazione speculativa degli spread e gli Stati periferici potrebbero vedere il costo del loro debito tornare a un livello nuovamente sostenibile.

A questo punto cambierebbe la percezione dell’Eurozona da parte del mercato? Sicuramente il primo segnale evidente sarebbe che l’Europa vuole mantenere l’euro. Basterebbe solo questo a scoraggiare qualsiasi strategia di chi vuole speculare scommettendo sulla tenuta dell’euro. Insomma si determinerebbe una situazione di maggiore stabilità che alimenterebbe ulteriormente il processo di contrazione degli spread creditizi, con una conseguente rivalutazione dei titoli di Stato dei paesi periferici.

E quale sarebbe l’impatto di questa rivalutazione sul sistema bancario? Sicuramente un miglioramento della situazione patrimoniale per tutte le banche che hanno in pancia quei titoli. E allora, con una migliore situazione patrimoniale e l’alleggerimento dei bilanci della banche che per almeno due anni, con la sospensione delle aste, non dovrebbero più comprare debito pubblico, si libererebbero delle risorse.
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Sicuramente la proposta ha il pregio di re-distribuire in modo equo e virtuoso il contributo della Bce nei confronti degli Stati appartenenti all’Eurozona in proporzione al contributo positivo dato alla crescita della produzione europea e non alla creazione di debito"

(www.corriere.it)

Cos'ha di buono questa proposta? Sicuramente verrebbe attenuato il problema dello spread come giustamente afferma Minenna. Le banche italiane potrebbero tornare a respirare e fare il loro mestiere, anche se non bisogna dimenticare che le operazioni Ltro non sono state una sgradita imposizione. Anzi, ci hanno guadagnato bene, acquistando denaro dalla Bce all'1% e guadagnando con i Btp più del 4%.

Resta da capire, se le banche italiane "salvate" dai Btp, saprebbero trovare investimenti alternativi altrettanto allettanti, essendo la nostra economia e i consumi interni allo stremo. Investirebbero veramente i loro soldi nell'economia reale (italiana)?.

Cos'ha di poco entusiasmante questa proposta? E' una proposta che mitigherebbe gli effetti negativi di una moneta unica affrettata, ma le aree valutarie disomogenee continuerebbero a rimanere: la Grecia continuerebbe ad essere fortemente distante dalla Germania. E lo stesso ogni nazione dei Piig rispetto al core europeo. Questa proposta permette ai paesi forti di rafforzarsi ancora di più, e a quelli deboli di continuare a sopravvivere barcamenandosi con qualche problema di meno. Del resto lo stesso Minenna esclude proprio il più debole dal gioco, la Grecia, perché ritenuto irrecuperabile.

E poi chi controllerebbe i 2.850 miliardi di eurobond? La Bce, o qualche commissione, o il Parlamento europeo? Rimane sempre un problema di deficit democratico nell'Unione Europea. Se per esempio questa grande quantità di debito pubblico finisse sotto il controllo della Bce (cioè della finanza) o delle Commissioni non elette, diventerebbe un'ulteriore arma di ricatto per far passare quelle così dette "riforme" che servono solo a smantellare le conquiste del welfare. Mi pare già di sentire Draghi o chi per esso che spedendo "letterine" ai vari governi recalcitranti e li invita a prendere determinate decisioni se vogliono che i rispettivi titoli di Stato continuino ad essere rinnovati/acquistati.

Poi Minenna afferma che si abbatterebbe il debito sovrano, ma non è del tutto vero. Perché anche quello detenuto in eurobond continuerebbe ad essere frazionato e targato per sovranità. Di sicuro i tedeschi non vorrebbero miscelare i loro eurobond con quelli degli altri. Inoltre questi, avendo la quota di maggioranza relativa, continuerebbero a pretendere un controllo anche su questo debito europeo.

Se in Europa la democrazia contasse veramente, il peso della Germania sarebbe all'incirca del 16% all'interno dell'Unione Europea (non poco comunque), cioè il peso dei suoi 82 milioni di abitanti rispetto a 503 milioni complessivi dell'Unione. Questo se valesse il principio democratico un uomo, un voto. Ma essendo oggi l'Europa una tecnocrazia finanziaria, la Germania ha un peso che spesso supera il 51%. Questo non è giusto, e malgrado non sia disposto a scaricare sulle spalle dei tedeschi tutto il peso della crisi europea, è evidente che senza un effettivo controllo democratico dell'Unione, tutto il sistema prima o poi salterà.

Il primo banco di prova saranno le elezioni del Parlamento europeo. Se i partiti antieuropei dovessero avere un successo crescente, o addirittura inaspettato, comincerebbero le fibrillazioni all'interno del Consiglio d'Europa e degli uffici che contano. Anche se a dirla tutta, come riferisce Le Monde, queste fibrillazioni sono già iniziate (vedi: "Le Monde: Cronaca di una cena del Consiglio Europeo").
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