martedì 3 dicembre 2013

Renzi l'antieuropeo


Mi sembra di perdere del tempo a scrivere di politica. Mi pare di scrivere sulla sabbia del bagnasciuga. Perché seguendo le polemiche che si generano nel teatrino politico si viene coinvolti in inutili giravolte verbali che servono solo a pagare lauti stipendi ai conduttori di talk shows, e si spengono nel nulla nel giro di giorni. Però siamo ad uno snodo importante per tanti versi.

"... i segnali cominciano a diventare tanti e importanti. La campagna elettorale è cominciata alla grande: prima Forza Italia ex Pdl che lascia Letta e Napolitano alle loro pene; poi Scelta Civica che salta per aria lasciando il montismo alle cose dimenticate della storia; poi Renzi che si sente già segretario e dice al governo: "adesso si fa quel che dico io!"; poi una diretta micidiale dal V-day grillino che avrà un'eco enorme e farà fischiare le orecchie a molti, fino al colle più alto di Roma."
(Forza 5 stelle)

Tutti i partiti sono in ebollizione. Pensavo che la situazione più incandescente fosse quella nell'ex Pdl, ma in effetti è tutto l'emiciclo parlamentare ad attraversare una grave crisi. E non solo: da domenica anche il Capo dello Stato come istituzione è in grave crisi, perché una parte degli italiani non crede più a lui (i fischi dalla piazza grillina di Genova sono stati eloquenti).

Ma quello che più mi fa pensare ad una crisi sistemica, è il prossimo destino del Pd. Renzi sta per prendersi il partito che fu comunista, e dopo l'otto dicembre non esisterà più. Mi dispiace per chi ancora crede ad una certa retorica politica, ma di fatto il Pd-ex-Pci  non esiste più. Da partito di orgogliose bandiere rosse al vento, si sta trasformando in un partito di luci azzurre soffuse della Leopolda. Renzi cambierà anche il simbolo, e i simboli non sono solo disegni e colori. Sono importantissimi. Renzi sta per cambiare l'anima al Pd. Nello stesso tempo la sua personale grinta, lo renderà un partito più forte di quanto sia oggi.

Il Pd è stato fino ad oggi sotto il controllo di Napolitano, per quanto i suoi iscritti si illudessero che Bersani o Epifani contassero qualcosa. Il Pd è stato il più efficiente strumento in mano a Napolitano e all'eurocrazia per dirigere l'Italia dall'esterno, facendoci approvare qualsiasi porcata voluta da Bruxelles sotto suggerimento di Berlino. Anche il Pdl vi ha partecipato, ma sotto un grande ricatto verso il suo leader. Il Pd non ha capito, o forse non poteva proprio farlo, ma l'eliminazione di Berlusconi ha di fatto tolto a Forza Italia qualsiasi motivazione per continuare a sostenere le scelte della Merkel. Per quale motivo dovrebbe continuare in questa politica il partito che ha perso il governo a causa di manovre bancarie tedesche nel 2011 sullo spread, se non c'è nemmeno più il salvacondotto per il Cavaliere?

Comunque tornando al Pd, le uscite renziane dovrebbero cominciare a togliere il sonno a Napolitano e a tutti i sostenitori del Pud€ (partito unico dell'euro):

""Non tiriamo la corda, sono gli italiani che stanno tirando la cinghia", dice il sindaco di Firenze. Renzi elenca le priorità per il 2014: taglio dei costi della politica, piano per il lavoro e Europa. "Il Pd va alle primarie, sono aperte, e dopo l'8 dicembre farà le cose annunciate e in particolare dovrà fare dell'Europa il luogo dei nostri sogni e non dei nostri incubi"
...
"Le primarie del Pd devono dire il tipo d'Europa che vogliamo", aggiunge il sindaco di Firenze: "Chiederemo alla Bce di contrastare non solo l'inflazione, ma anche la disoccupazione". "

(www.repubblica.it)

Ho già scritto altrove che Renzi mi pare un antieuropeista in incognito, o comunque molto più critico e spregiudicato di tanti suoi colleghi di partito eurofanatici.

"Renzi, l'avevo già compreso, non è uno che vuole morire per Maastricht, almeno a parole. Vedremo poi nei fatti se e quando governerà:

"Ce lo chiede l’Europa?
Non è in crisi l’Italia. O meglio, non è in crisi solo l’Italia. È in crisi l’Europa che si scopre a fatica non più cuore economico del mondo.
...
il ritornello “Ce lo chiede l’Europa” ci ha stancato. Le cose che dobbiamo fare le vogliamo fare per noi, non per i burocrati di Bruxelles. Ci interessa adesso che la politica italiana inizi a dire cosa chiediamo noi all’Europa.
E vogliamo che il PD sia protagonista – non solo alle Europee – di una campagna per raccontare che tipo di idea di Europa abbiamo in testa e di una battaglia per realizzare un’Europa dei cittadini e non solo dei tecnici.""
(Il renzismo questo sconosciuto)

"C’è una frase di Renzi detta proprio in assemblea, che non è stata sufficientemente analizzata (penso volutamente) sulla stampa mainstream, ma che mi ha colpito e fatto capire che il personaggio ha una visione pragmatica delle cose.

In pratica ha detto, rivolgendosi al governo Letta, o si vogliono seguire fino in fondo le politiche europee e quindi si dice che Iva e Imu così come sono state riformate non vanno bene; o si contestano le politiche rigoriste dell’Europa, “del resto c’è tutta una serie di teorie da Krugman in giù… “.
Krugman? Se ad Olli Rehn è giunta eco di questo discorso gli si sono rizzati i capelli in testa, se non l’ha udito quel giorno deve essergli venuto un fastidioso fischio all’orecchio…

Insomma, nel partito più europeista, più eurista, il core del Pude (partito unico dell’euro) c’è chi osa bestemmiare. Ai lettiani si deve essere gelato il sangue nelle vene. Ora scoprono che Renzi non è idoneo a guidare il partito per due motivi: primo perché vorrebbe rottamare i vecchi dirigenti, secondo perché nel suo pragmatismo c’è anche la possibilità di mettere in dubbio il dogma europeista. Non è un dissidente ma è un potenziale eresiarca nella chiesa dell’euro."

(Saccomanni non è Monti (2) - 22 settembre 2013)

Ma queste considerazioni di settembre sembrano già antiche. Renzi incalza con il suo rullo compressore mediatico e Letta è in evidente affanno, ha già fallito. E' così poco autonomo nelle scelte che non sa nemmeno se deve rassegnare le dimissioni o meno, se deve seguire la procedura costituzionale della crisi di governo o risolverla con un'alzata di spalle. In campo economico non ha fatto nulla, perché non era suo compito, nulla poteva e doveva fare, se non mantenere lo status quo mentre la Merkel era in campagna elettorale. Le scelte economiche sono scelte europee, e se il suo vero "capo" si trovava momentaneamente indisponibile, come poteva compierle?

E così Letta e Saccomanni, oltre ad aver sparato (e continuando tuttora) un sacco di palle sulla ripresa, sulle cose che si stanno aggiustando ecc. hanno prodotto una legge di stabilità confusa, mai chiusa veramente, senza tutte le coperture, prima criticata poi promossa per pietà e compassione dalla Commissione Europea. Un mezzo disastro sull'Imu, su cui Letta dopo aver perso l'alleato Berlusconi continua ad intestardirsi per compiacere l'alleatino/ricattattore Alfano.

Anche Alfano seguirà il destino di Letta, ma forse riuscirà ancora a salvare la faccia. Mi sembra come quel tale che di colpo si accorge di essere entrato nel quartiere sbagliato, quello malfamato, ed ora procede trepidante verso la prima fermata del bus sperando che ne passi uno a portarlo via. La situazione precipita velocemente, gli alfaniani-Ncd non avranno il tempo materiale di formare un loro partito consolidato e ottenere risultati tangibili, diventeranno un cespuglio dell'1%. Soprattutto se il confronto sarà fra i pesi massimi Renzi, Berlusconi e Grillo. L'ambizione di creare un centro destra diverso, più moderato e presentabile, ma calato nei dogmi eurofanatici, è velleitaria. Anche l'elettore moderato del centro destra si sta trasformando in euroscettico. L'onda nata in rete all'indomani del novembre 2011 cresce ed investe tutto ciò che incontra.

Alla fine, ne sono certo, tutti raggiungeranno le stesse conclusioni: l'Italia nell'euro così com'è non ce la può fare. In qualche modo, minacce e pugni sui tavoli, dovranno essere utilizzati nei negoziati europei. E non solo in senso metaforico.

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