lunedì 18 giugno 2012

Impero greco



La Grecia ha in mano le sorti dell'Europa e forse del mondo. La Grecia ha 11 milioni di abitanti di cui votanti maggiorenni circa il 90%. Quindi 10 milioni di persone decidono sul destino economico di 500 milioni di europei, e potenzialmente sul destino di 6 miliardi di terrestri. Nel primo caso la popolazione greca votante rappresenta circa l'2% del totale e nel secondo meno dello 0,2% del totale.

La Grecia oggi è il centro del mondo nel bene o nel male. E' la cosa più assurda che potesse accadere all'Europa e al pianeta quella di dipendere dalla volontà democratica di un "pugno" di cittadini ellenici. Ma che razza di moneta è l'euro, e che razza di Unione è quella europea, se si fanno entrambi affondare da uno Stato così piccolo ed economicamente insignificante? E' come se gli Usa rischiassero di scomparire per una votazione in Connecticut.

L'Europa è stata costruita con istituzioni volutamente impotenti, per paura che una nazione prendesse il sopravvento sulle altre. Un po' come la nostra Costituzione è stata costruita, nella pessima parte riguardante l'organizzazione dello Stato, in modo blando, per paura del ritorno dell'"uomo forte". Il risultato è stato però avere delle istituzioni deboli, governi instabili, in media circa uno ogni anno, e poca chiarezza su chi avesse le reali responsabilità e potere di governo.

Così l'Europa Unita ha un Parlamento che legifera senza controllo in balia delle lobby, ma molto spesso appare però come un'istituzione ornamentale, senza nessuna possibilità di incidere sul potere esecutivo. Il potere esecutivo è rimasto ai premier dei singoli Stati, i quali ognuno guarda al proprio elettorato interno. E decide di conseguenza, anche contro l'interesse comune europeo. Se, come sta avvenendo ora, alcuni Stati importanti si trovano in disaccordo (Francia e Germania) allora si arriva alla paralisi. Non viene presa nessuna decisione.

L'unica cosa che unisce gli europei è la moneta e l'economia. Ma nessuno governa le dinamiche economiche connesse, c'è solo una banca centrale con limitati poteri di controllo sull'inflazione. Non c'è un prelievo fiscale europeo, non c'è un governo europeo che possa fare scelte di indirizzo economico. A questo punto è sufficiente che un piccolo Stato rinneghi moneta ed accordi per mandare nel panico gli altri europei che non hanno alcuno strumento, ne per impedire a questo Stato di fare ciò che vuole, ne di impedire che l'uscita di uno diventi un precedente pericoloso che fa crollare tutto il castello di carte.

Se dopo la Grecia, anche Spagna e Italia decidessero di uscire dall'euro, che potrebbe fare Bruxelles? mandare l'esercito europeo che non esiste nemmeno? Se il Connecticut decidesse di fare cose strane e pazze, il Congresso degli Usa potrebbe intervenire in qualche modo energico, per riportare alla ragione i 3 milioni di abitanti di quello staterello. Ma quella è una vera nazione federale e non una sommatoria di economie che per puro caso si trovano sullo stesso continente.

Credo che fra tante cose sbagliate che la Merkel ha detto e imposto al resto d'Europa, l'idea di progettare (finalmente) l'unione politica dell'Europa, sia giustissima. Il problema è che la proposta è giunta ora perchè siamo giunti a un punto di non ritorno, e potrebbe anche essere troppo tardi per giungere a vedere un risultato in tal senso. La casa comune rischia di bruciare nei prossimi mesi, e mettersi a discutere chi e come sarà scelto il maggiordomo potrebbe apparire anche ridicolo. Prima va spento l'incendio, con qualche sistema efficace. Poi si penserà a costruire l'unione politica.

Della proposta della Merkel ciò che non mi piace è che nasce di nuovo come progetto elitario. Quattro personalità costruiscono l'ordinamento del nuovo Stato federale, consultandosi con i capi di Stato, e poi forse il tutto verrà approvato dagli europei con un referendum.
Le solite idee calate dall'alto da un elite di privilegiati e potenti. Ma perchè non si coinvolgono i cittadini e si indicono le elezioni per un'assemblea costituente europea che realizzi finalmente un'unità condivisa e popolare?

Sarebbe un sistema migliore per dare fiducia agli europei, e forse far capire ai mercati che si fa sul serio. Perchè i continui vertici di capi di Stato che si susseguono incessantemente e inconcludenti forse sono controproducenti. Creano continue aspettative che poi vengono deluse. Chi scommette che anche il prossimo vertice di fine mese sarà così?

Ci vorrebbe un segnale chiarificatore, invece in Europa, in onore alla nostra storia e all'impero greco, prevalgono i bizantinismi inutili. I rituali con tanto di messe cantate che ormai sanno di naftalina se non di muffa.
Siamo in balia dell'impero di Atene, che può decidere delle sorti di ognuno di noi con una tornata elettorale, con un governo di un tipo o di un altro. Infatti nel mondo rimangono tutti con il fiato sospeso in attesa degli exit pool greci. Pare che molti operatori di borsa americani lavoreranno questa domenica, per poter monitorare quello che accade in Europa e per vedere come apriranno i mercati asiatici.

E non solo nelle borse le antenne sono dritte. Esisterebbe un piano europeo nel caso le cose si mettessero male, che fa drizzare i capelli in testa:

"Ecco come i governi si preparano per una possibile uscita della Grecia dall'euro
15 giugno, 2012 - 09:14
Domenica la Grecia andrà al voto, ma nelle urne non si deciderà solo il destino del paese ellenico- ormai incapace di un governo stabile- ma anche quello dell'euro.
I governi e gli organismi di vigilanza internazionale, intanto, hanno messo a punto degli interventi urgenti per qualsiasi circostanza si venga a creare
Se i mercati rispondessero ad un caos politico in grecia nel peggiore dei modi possobili, ossia con un aumento insostenibile dello spread sui paesi come spagna e italia, il G20 e l'unione europea hanno previsto alcune misure per frenare tale eventuale pressione.
Scatterebbe immediatamente un'azione coordinata per mettere in circolazione una liquidità d'emergenza.
Per lunedì è già prevista una riunione straordinaria del G7 in messico, con videoconferenza con le principali banche centrali del mondo
Ogni banca centrale ha previsto delle misure radicali nel caso in cui la situazione prendesse la piega peggiore possibile.
Si tratta di:

- limiti ai prelievi col bancomat
- soppressione temporanea del trattato di Schengen
- limiti ai bonifici internazionalitutto dipende dalle elezioni greche, dunque
articolo visto in Elpais.com"

(www.ilgrandebluff.info)  

Ma tornando al risultato elettorale greco:
"...che vincano i conservatori di Nea Democratica o che vinca l'estrema sinistra di Syriza...poco importa...(conta al limite per il Casinò dei Mercati che potrebbero spararsi un paio di piste all'insù od all'ingiù a seconda del risultato)
...
In ogni caso permarrà una situazione d'incertezza e di continuo tiro alla corda tra la Grecia e la UE, tra la Grecia e la Germania, con continui tentativi di ritrattazione dei duri accordi di austerity imposti dalla Troika e con continue risposte volte a rintuzzare questi tentativi...
fino a quando un giorno la corda potrebbe spezzarsi...."

(www.ilgrandebluff.info)

Aggiornamento ore 16:00

La Grecia non ha fondamentalmente cambiato nulla. I mercati si sono accorti che:
1) è piccolissima e non conta un gran che rispetto gli altri big piigs (Spagna-Italia)
2) le elezioni non le ha vinte nessuno, nessun partito supera il 50% dei voti, si dovrà ritornare a una litigiosa grande coalizione destra-sinistra.

Le borse, come avviene ormai spesso (vedi i 100 miliardi alle banche spagnole), hanno festeggiato per mezza mattinata e poi giù. E gli spread su. Compreso il nostro.


Lo spread spagnolo fa ancora più paura:

" Se ai primi scambi stamattina i rendimenti dei Bonos decennali si erano lievemente attenuati, al 6,82%, successivamente sono tornati a subire pressioni fino a salire al 7,16% nel pomeriggio. In questo modo lo spread Bonos-Bund è arrivato a toccare 575 punti base, quindi oltre il livello dell'Irlanda (571 punti base), Paese sotto salvataggio."
(www.ilsole24ore.com)

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