mercoledì 13 giugno 2012

Stato d'emergenza



"Vertice d'emergenza convocato stasera da Monti, presenti Alfano, Casini e Bersani. Forse ci saranno anche Passera e Grilli. Il premier ha definito oggi come “inappropriate” le parole della ministra austriaca che ha riaperto la querelle sulla possiblità di un piano di aiuti Ue all’Italia. Eppure, al ministero del Tesoro, ipotesi di questi tipo circolano. Si parla di “tre diversi scenari, fra cui quello di un riscadenziamento del debito”: per essere “pronti a qualunque ipotesi, anche la peggiore”."
(www.linkiesta.it)

Allora la ministra austriaca Fekter non straparlava. C'era un fondo di verità, se nella sera si riunisce il "gabinetto di guerra". Il capo di stato maggiore Monti e le indisciplinate truppe parlamentari riuniti per decidere una di queste strategie:

"Sono tre gli scenari che il Tesoro ha ipotizzato, come spiega il funzionario dietro anonimato. Il primo, il più ottimistico, lascia intravedere un barlume di speranza per l’Italia. Unione bancaria europea, fondo comunitario di garanzia sui depositi bancari, eurobond e, solo in via successiva, piena unione fiscale: sono questi i punti che potrebbero tranquillizzare la situazione dell’eurozona. Se tutto andasse secondo questo percorso, l’Italia potrebbe salvarsi. O meglio, questo ipotizza il Tesoro. Certo, gli ostacoli sono molti. L’eventuale uscita della Grecia dall’eurozona, un avvitamento della crisi iberica, un ulteriore downgrade del rating italiano non sono contemplati in questa visione, che viene cristallizzata come se tutto dovesse essere come a fine aprile. Quando cioè i rendimenti dei titoli di Stato italiani con scadenza a dieci anni erano intorno a quota 5,5 per cento.

Il più interessante scenario è il secondo. «Nel caso a fine settembre il rendimento dei titoli di Stato italiani a dieci anni fosse ancora a ridosso del 6% o superiore, le già serie difficoltà nel rifinanziamento italiano potrebbero diventare insormontabili», spiega il funzionario del Tesoro a Linkiesta. In quel caso, «è possibile che si avvii un programma di monitoraggio da parte di entità esterne, con un eventuale supporto finanziario per reggere l’urto del fly-to-quality e dei downgrade del rating sovrano». In altre parole, la troika verrebbe a far visita all’Italia come tuttora fa visita a Grecia, Irlanda e Portogallo. Insieme, sarebbero erogati fondi per sostenere le esigenze italiane, che avrebbe un ridotto (se non del tutto assente) accesso ai mercati obbligazionari. Questo vuol dire che, come quadro di base, dovrebbero essere disponibili all’Italia circa 770 miliardi di euro, ovvero l’ammontare delle esigenze di finanziamento italiane fra 2013 e 2016. L’azione, si spiega nello scenario, sarebbe di «puro controllo fiscale» e non sarebbe altro che «un’implementazione della normale dialettica fra il Fmi e l’Italia». Tuttavia, un dubbio rimane. L’Italia ha bisogno di una ristrutturazione del proprio debito, che è quasi a ridosso dei 2.000 miliardi di euro?

La risposta viene fornita dallo scenario più estremo, il terzo, che prevede fra le altre cose un’uscita della Grecia dalla zona euro, capace potenzialmente di spingere i tassi d’interesse dei Btp decennali a livelli superiori all’11/12 per cento. Una ristrutturazione del debito italiano è possibile. Ma in questo caso non si è valutata un’azione così invasiva e disordinata come quella condotta dalla Grecia fra marzo e fine aprile. No. «Questa soluzione sarebbe impossibile da attuare all’Italia, si perderebbe l’accesso ai mercati per molti anni», spiega il funzionario del Tesoro. Meglio un allungamento delle scadenze dei bond esistenti sui mercati emessi sotto la legislazione italiana, circa il 94% del totale, o 1.600 miliardi di euro. Anche il funzionario del Tesoro fa notare a Linkiesta che il meccanismo d’azione in questo caso è semplice. Merito del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico (decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 398). Come già scritto da Linkiesta, all’articolo 3 del dpr in questione si enuncia che «nel limite annualmente stabilito dalla legge di approvazione del bilancio di previsione dello Stato, il Ministro è autorizzato, in ogni anno finanziario, ad emanare decreti cornice che consentano al Tesoro (…) di procedere, ai fini della ristrutturazione del debito pubblico interno ed estero, al rimborso anticipato dei titoli, a trasformazioni di scadenze, ad operazioni di scambio nonché a sostituzione tra diverse tipologie di titoli o altri strumenti previsti dalla prassi dei mercati finanziari internazionali». Il ministro dell’Economia ha quindi il potere di fare ciò che ha fatto la Grecia in marzo. «È solo un primissimo studio, ma non si poteva tralasciarlo», sottolinea la fonte.

(www.linkiesta.it)

Siamo stati abbandonati dagli alleati, e dobbiamo fare da soli. Gli alleati europei, i più forti, Germania e Francia, non vogliono e non possono intervenire. L'Italia rischia molto, rischia anche di smantellare l'Unione Europea.

Intanto ascolto Ballarò e sento Fassina parlare come Berlusconi ieri ("non è colpa dell'Italia, la colpa è di Bruxelles") e come Grillo oggi ("l'austerità è sbagliata"). Miracolo della crisi. Del resto si devono cominciare ad allineare i programmi politici di Pd e Pdl, visto che nel prossimo Paramento è probabile che dovranno governare assieme. Un governo "sotto le bombe".

"Se il sondaggio di ieri sera del Tg7 si rivelasse vero (crollo del PdL, Grillo quasi al 20%, Pd al 24-25% e primo partito) l’Italia si troverebbe di fronte a una situazione politica molto complicata. Questi risultati rischierebbero infatti di dar vita a governo per lo meno strani o a nessun governo. La prima ipotesi, quella di un governo delle due forze principali, cioè Grillo e il Pd, è di difficile realizzazione perché le due forze di dichiarano incompatibili. Restano sul campo altre due possibilità. Una vedrebbe riprodursi l’attuale alleanza di governo con una nuova guida tecnica per contenere il fenomeno Grillo."
(www.linkiesta.it)

Il WSJ abbandona Monti. Anche i poteri forti "più forti", voltano le spalle alla credibilità del premier.

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