mercoledì 9 luglio 2014

Già finita la riscossa renziana in Europa?



"Delusione Padoan all'Ecofin: "Stessa linea di Schaeuble"

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che oggi presiederà il primo Ecofin del semestre italiano dell'Unione Europea, ha aperto fin da ieri il dibattito con i colleghi della zona euro e le istituzioni Ue sulla necessità di dare più enfasi alle riforme dopo mesi di predominanza dell'austerità.

Crescita ed occupazione sono stati anche messi nero su bianco nell'agenda dei lavori. Tuttavia, interpellato oggi a margine della riunione dei ministri delle Finanze, ha sottolineato di essere sulla stessa linea di Schaeuble, con cui "ho anche scritto un articolo".

"La mia relazione con Wolfgang Schaeuble è molto buona: abbiamo scritto un articolo insieme, siamo assolutamente sulla stessa linea, non c'è disaccordo".
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Poco prima aveva invece stigmatizzato la voce discordante del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che ha criticato la linea italiana.
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A livello di governi "siamo assolutamente sulla stessa linea, Renzi e Merkel", ha tagliato corto il presidente dell'Ecofin."

(www.wallstreetitalia.com)

Per noi italiani appare un po' difficile capire le differenze tra austerità crudele di Weidmann della Bundesbank ed austerità indiscutibile di Schaeuble. Probabilmente queste differenze esistono, sono le famose cinquanta sfumature di nero...

Certo che se questa è la rivoluzione del semestre italiano, era meglio non strombazzarla ai quattro venti. Perché come rivoluzione è abbastanza imbarazzante. Fare le barricate per poi stare dalla parte della Merkel è piuttosto difficile da spiegare agli italiani. Ma evidentemente a Padoan interesse più rabbonire l'elettorato tedesco che quello italiano. Tanto lui non si presenta ad elezioni. Comunque sono sicuro che Renzi troverà una giustificazione come ha fatto quando ha detto che si è opposto all'austerità votando Juncker.

"E' "indispensabile rafforzare gli incentivi per implementare le riforme", e per fare questo si possono "utilizzare gli spazi che ci sono nel Patto di Stabilità e di Crescita, non cambiando le regole, ma applicandole al meglio, con lungimiranza e in coerenza con tutti gli accordi presi nell'Ue negli ultimi anni"."

Ma se questi margini all'interno del patto esistono, perché da tre anni non vengono utilizzati? E poi bisognava fare tutta questa cagnara a Bruxelles per farci riconoscere qualcosa che nel patto di stabilità è già previsto? C'è qualcosa che non torna. Per esempio dal sito "affarinternazionali.it" si apprende che:

"Quali sono i margini di flessibilità all’interno di questo quadro?

Un primo aspetto riguarda gli investimenti pubblici. Il patto di stabilità, come rivisto nel provvedimento del “Two Pack”, consente di usare lo spazio tra il disavanzo previsto e il margine del 3% facendo investimenti pubblici, almeno fin quando l’economia è in recessione.

Tuttavia, come già evidenziato, un disavanzo del 3% comporterebbe un aumento del debito. Per evitarlo, sarebbe necessario che gli investimenti pubblici creassero un aumento del reddito tale da generare risorse fiscali necessarie per compensare l’aumento del disavanzo necessario per finanziare gli investimenti.

... se invece di un disavanzo dell’1% del Pil un paese registra un disavanzo del 2%, perché avvia un piano di investimenti pubblici, il debito rischia di non ridursi più. Tuttavia, se grazie a quell’investimento pubblico il Pil cresce di più, ad esempio dell’1,3%, invece del solo 0,5%, l’impatto sul rapporto debito-Pil diventa nuovamente favorevole.

Bisogna dunque che il piano d’investimenti pubblici produca effetti molto rilevanti sulla crescita economica, con un impatto moltiplicatore elevato. Risulta però difficile verificare ex ante tale condizione, soprattutto nel caso italiano dove gli investimenti richiedono molto tempo e generalmente costano più del previsto."

Se le cose stanno così i casi sono due: o l'Europa arcigna e la Germania mandante e complice ci impediscono di venir fuori dalla crisi con investimenti pubblici per loro fini abietti, oppure chi ci governa non ha la più pallida idea di che tipo di investimento pubblico fare ai fini della crescita. La seconda opzione non è del tutto da scartare, visto come si spendono malamente i soldi del contribuente nell'Expo di Milano ed in altre cialtronate simili prive di prospettive.

Sempre su "affarinternazionali.it" si ribadisce l'importanza delle riforme. Come del resto ci ricordano l'Europa e Padoan che ripete a pappagallo (in consonanza con Schaeuble del resto...)

"Un’alternativa è quella di aumentare il Pil potenziale, dallo 0,5% all’1% o forse oltre, non attraverso investimenti, ma tramite riforme strutturali, come quelle che vengono richieste da anni all’Italia, mirate a migliorare le condizioni d’investimento del paese. 

L’aumento della crescita potenziale migliora la valutazione del bilancio pubblico e produce due effetti. Il primo è quello di incrementare in modo permanente la crescita, e dunque di contribuire alla riduzione del rapporto debito-Pil. Il secondo è di migliorare la valutazione del bilancio pubblico. Più alto è il potenziale di crescita, più grande è il cosiddetto output-gap, cioè lo spazio di recupero per la crescita rispetto alla situazione depressa attuale."

La solita lagna europoide. Peccato che le "riformine" richieste dall'Europa non servano alla crescita. Anzi si tratta spesso di riforme recessive.

Dalla lettera della Banca Centrale ai "berlusconesi" (4.8.2011 - www.ilsole24ore.com):

"E' necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali." - Traduzione con "gugol" dal neoliberismo al keynesismo: bisogna trucidare i servizi essenziali per fare terra bruciata del welfare;

"C'é anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione." - Traduzione: è necessario introdurre la deflazione salariale, cioè pagare meno il lavoro per aumentare gli utili delle rendite parassitarie. Notare quanto sia favorevole alla crescita una riforma che stronca la domanda.

"Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione [etc...]" - Traduzione: come sopra, dagli addosso al lavoro che non deve più essere una garanzia, ma un sistema di ricatti.

E poi la letterina del 2011 prevedeva interventi recessivi di correzione del bilancio pubblico, come effettivamente è stato verificato durante il governo dei tre successori di Berlusconi. Ed inoltre si vagheggiavano riforme sul fronte istituzionale:

"Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'é l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali."

Qui l'unica cosa che avrebbe funzionato non è mai stata messa in opera: i costi standard nell'amministrazione pubblica, sostituiti da una farraginosa concentrazione degli acquisti di forniture pubbliche in pochi centri di spesa. Che per ora funziona più a parole nei talk show che nei fatti.

Le Province invece sono state abolite e la riformona si è subito manifestata nel solito topolino partorito dalla montagna: era evidente che il costo delle province non era quello degli sprechi politici, ma quelle delle rispettive competenze. Quindi di fatto il taglio ha comportato un risparmio irrisorio, a meno che non si decida di chiudere i Licei e le strade provinciali (che tra l'altro da pochi anni includono un sacco di strade ex statali).

In tutto questo elenco fra l'altro non compare ne la castrazione del Senato, e nemmeno la riforma elettorale. E nemmeno quella delle pensioni fatta da Monti. Insomma, il bilancio è massimamente negativo: 
- dal punto di vista europeo si fanno (vorrebbero fare) riforme inutili; 
- ma si facessero anche quelle richieste, il risultato di queste controriforme dal sapore di restaurazione "ancien regime", sarebbe comunque recessivo. 
Quindi come si fa a dire che con la riforme ci sarà la crescita? Sono riforme che tranciano sia la spesa pubblica (meno denaro in circolazione), sia la domanda proveniente dai lavoratori.

Ma per l'Europa e manco a dirlo per Padoan si devono prima fare le riforme per poi avere la flessibilità. Ma sorge spontanea una domanda: se le riforme ci daranno la crescita, perché mai dovremmo chiedere flessibilità? Non sarà che loro già sanno che la crescita non arriverà con queste riforme?

"Le riforme strutturali devono essere attuate con "uno sforzo intenso" da parte di ciascuno Stato membro e in modo "simultaneo", perché "il successo dell'agenda dipende dallo sforzo comune", ha osservato Padoan.
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"Prima le riforme e poi la flessibilità". Così il commissario agli affari economici Siim Kallas al termine dell'Eurogruppo. Kallas ha spiegato che "il Patto è un pilastro della fiducia: aprire la discussione sulle regole può deteriorare la fiducia e quindi avere effetti negativi sull'economia europea"."

(www.wallstreetitalia.com)

A Padoan ed agli altri tecnocrati piacciono tanto queste riforme che ci riporteranno nel medioevo, che stroncano il welfare e ci rendono tutti più schiavi e ricattabili. Basta con i diritti, d'ora in avanti si avranno solo più doveri e cieca obbedienza.

Mentre altre riforme, per esempio quelle del sistema bancario, a Padoan stanno antipatiche. Sia mai che si disturbino i giochetti delle tre carte dell'1% che dispone dei destini del mondo cioè il restante 99% della popolazione. Infatti di queste riforme tende a dimenticarsi:

"Il commissario Ue al Mercato unico e Servizi finanziari, Michel Barnier, ha chiesto al ministro dell'Economia italiano e presidente di turno dell'Ecofin, Pier Carlo Padoan, di "non accantonare la proposta di riforma strutturale delle banche" durante il semestre italiano inaugurato oggi dal Consiglio Ue.
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Padoan, ... più tardi ha risposto di non aver incluso "per mancanza di tempo, non perché non siano importanti" tutti i punti che verranno affrontati durante il semestre di presidenza italiano dell'Ecofin.

Il rapporto Liikanen ("High-level Expert Group on Bank Structural Reform"), commissionato dall'Esecutivo Ue e pubblicato il 2 ottobre 2012, perorava una separazione netta fra le normali attività del credito alle imprese e alle famiglie delle banche commerciali e le attività finanziarie speculative delle banche d'affari, una misura che era stata presa per la prima volta dagli Stati Uniti di Roosevent negli anni '30, con il Glass-Steagall act, e abolita solo nel 1999, sotto Clinton."

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