mercoledì 16 luglio 2014

Renzi è alla fine (3)


Gawronski sta captando dalle sue antenne lo stesso segnale che giunge a me. Il suo segnale è ancora più forte come rivela il titolo del suo ultimo post su "ilfattoquotidiano.it": "il Movimento 5 Stelle si prepari a governare".

Evidentemente i segnali sono inequivocabili: un continuo ed accelerato deteriorarsi dei conti pubblici, con un premier che continua ad occuparsi di riforme inutili dal lato economico (e forse in parte deleterie sul versante istituzionale).

"Le nuove stime hanno due implicazioni, cariche di conseguenze politiche:

1 - il rapporto fra il Debito pubblico e il Pil continua a crescere, a ritmi notevoli;
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2- i disoccupati non scendono… scendono i loro risparmi familiari.

Questo non è quanto era stato promesso. È perciò in atto una revisione delle aspettative.

Sui mercati ci si chiede se il debito italiano sia sostenibile: date le tendenze attuali, molti concludono di no. Ci si chiede se qualcosa in futuro farà ripartire la crescita; si esamina più da vicino il Renzismo. Si osserva che – seppure gli attuali andamenti economici non sono imputabili al Governo in carica – Renzi si occupa di altro: di riforme istituzionali, secondo i sostenitori; di smantellare la democrazia, secondo i critici. Ma non sta imprimendo nessuna svolta alla politica economica: che resta essenzialmente quella dei governi precedenti. I conti del 2015 non quadrano. Occorrerà fare altra austerità: è dunque possibile che la situazione economica si deteriori ulteriormente.

Gli investitori allargano lo sguardo a Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, ecc. Notano che anche qui il rapporto Debito/Pil continua a salire. Chi pagherà il conto? Gli investitori si volgono verso la Bce. Riconsiderano la promessa del 26 Luglio 2012 che fermò gli spread: “Faremo tutto il necessario per salvare l’Euro”. Partorì gli OMT: una garanzia ambigua! La BCE si accollerà davvero le perdite sui titoli pubblici? Nel 2012 la situazione era diversa. La BCE fronteggiava una ‘crisi di liquidità’ di quelle che si auto-avverano. Per rendere i debiti sostenibili era sufficiente offrire una garanzia, senza spendere un solo Euro. Ma l’ipotesi sottostante era: la crescita ripartirà. Non è così. Perciò il rischio dell’instabilità finanziaria torna concreto. Berlusconi cadde così.

Renzi gode ancora di ampi consensi. Ma quanto dureranno? Considerato il suo populismo, molti rispondono: “Vent’anni! Come Berlusconi!”, che mai fu scalfito dal declino italiano. I due adottano la stessa tecnica: additare al popolo sempre nuovi ‘nemici del cambiamento’ (Europa, P.A., CGIL…), su cui scaricare i fallimenti… Ma le circostanze sono mutate. La gente oggi soffre; perciò bada molto piùalla sostanza. Renzi non ha più riserve di spesa pubblica da regalare per occultare i fallimenti. Se i risultati non arrivano, il consenso calerà. Inoltre, la gente sembra oggi accettare di perdere antichi diritti (eleggere i senatori, selezionare i deputati, l’uguaglianza dei politici di fronte alla legge, ecc.) in cambio della promessa ripresa economica. Ma domani?"

(www.ilfattoquotidiano.it)

L'analisi della situazione attuale, e di pausa di riflessione degli attori economici internazionali è condivisibile. Proseguendo il post Gawronski stimola il M5s a "crescere" politicamente e nelle sue proposte economiche, e credo si candidi a ministro dell'economia "della domanda" per conto di Grillo. In contrapposizione a Padoan (e i suoi predecessori) che è un ministro "dell'offerta".

In effetti ormai in tutto il mondo, a parte il problema specifico dell'Europa che si chiamato euro, c'è un problema più generale che è il calo della domanda a causa della compressione della classe media, del lavoro sempre più precario.

Negli Usa si è tentato di risolvere il problema con un credito al consumo sfrenato e con prestiti concessi con molta liberalità e poche garanzie. Naturalmente questa non era la soluzione, ed infatti si è trasformata in un ennesimo problema, come ha dimostrato la crisi sui mutui subprime. Come ha dimostrato anche la crisi immobiliare in Irlanda e Spagna importata dagli Usa.

Prima o poi si dovrá giungere alle giuste conclusioni. Il lavoro precario non crea più occupazione, semplicemente perchè i lavoratori precari sono consumatori di serie B. E quindi non concorrono alla crescita economica interna alle nazioni, ma anzi deprimendola provocano ulteriore disoccupazione.

Ma tutto ciò non lo possono o vogliono comprendere né Padoan, né Renzi. Comunque anche se Renzi decidesse di dare una svolta alla politica economica andando contro l'austerità ed il pensiero neoliberista dilagante (rinunciando al job act), verrebbe estromesso come Berlusconi.

Il suo problema però è che anche comportandosi da bravo esecutore dei voleri della Germania, rischia di ritrovarsi in una situazione ingestibile.

Ma dopo di lui chi? Questa volta Napolitano avrebbe ancora meno carte a disposizione e difficilmente concederebbe elezioni. Quindi dopo Renzi c'è la Troika accompagnata da un governo del presidente. Un colpo di Stato in piena regola che forse gli italiani non accetterebbero. O forse sì visto che hanno votato al 40% (25% reale) per Renzi che li ha imboniti con un sacco di frottole. 

E' anche vero comunque che ogni limite ha la sua pazienza, come diceva Totò.

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