lunedì 7 luglio 2014

La corruzione è sistemica, non è solo nelle opere pubbliche


Il capitalismo italiano, ma a questo punto credo sia un male di tutto l'occidente, è formato da un'accozzaglia di pseudo imprenditori "per diritto divino e/o ereditario" e una manica di delinquenti impuniti. E probabilmente tutti loro sono i primi a puntare l'indice contro la corruzione in ambito pubblico. Per carità, hanno ragione, la corruzione pubblica è più grave. Ma è altrettanto grave servirsi di aziende sane e della vita di migliaia di lavoratori inconsapevoli per farsi i propri porci comodi ed arricchirsi a dismisura in modo immorale.

La vicenda della società Seat raccontata da "Ilfattoquotidano.it" è sintomatico di cosa sia il capitalismo oggi e toglie ogni speranza di futura ripresa dell'industria italiana. Gli imprenditori come Olivetti e Valletta sono morti da tempo, nel senso che quel tipo di imprenditoria tutta dedita alla crescita dell'impresa non esiste più, o è marginale. Chi se ne frega di come procede l'azienda per i moderni manager, l'importante è accontentare gli azionisti ed a volte si fottono anche quelli.

"Seat Pagine Gialle, in 15 anni spariti 8 miliardi di euro. E nessuno se n’è accorto

Altro che tangenti. Se volete fare soldi facili quello che ci vuole è un bel fondo di investimento con cui spolpare una grande società quotata in Borsa. Il caso Seat Pagine Gialle è da manuale. Nel 2000 le sue azioni quotavano più di 7 euro, oggi il prezzo è misurato in decimillesimi di euro. O, se preferite, quindici anni fa la società valeva almeno 8 miliardi di euro, oggi ha una capitalizzazione (valore complessivo di tutte le azioni) attorno ai 25 milioni. In questi casi si parla impropriamente di “distruzione di ricchezza”. In realtà nella finanza, a meno che qualcuno non dia fuoco alle banconote, nulla si crea e nulla si distrugge. Più corretto è dire che i risparmiatori, i 5 mila lavoratori (a tanto sommano dipendenti agenti e indotto) e i fornitori della Seat sono statiderubati per miliardi di euro nella consueta totale indifferenza delle autorità di controllo. Non c’è bisogno di complicati algoritmi finanziari, basta padroneggiare l’addizione (e soprattutto la sottrazione) per capire in quali tasche si sono infilati gli 8 miliardi (pari a un Mose e mezzo) apparentemente scomparsi."


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