lunedì 14 luglio 2014

La durezza del vivere


Riforme strutturali. Frasetta magica di cui si riempiono la bocca tutti, dai vecchi tromboni della politica e dell'economia, ai giovani galletti rottamatori. Frasetta che quando viene pronunciata di fronte a platee di convegni, o televisive, si vedono innumerevoli teste annuire seriamente.

Riforme strutturali, come "più ferro! più ferro!" di una pubblicità della Cepu rivolta ad improbabili laureandi ingegneri. "Più riforme strutturali! più riforme strutturali!".

Ma cosa sono queste riforme? Anche Renzi ci dice che avremo flessibilità dopo le "riforme". Peccato che ne lui, ne nessun altro ci spiega una volta per tutte in cosa consistono. Temevo di essere una crapa dura e di essere l'unico a non capire, ma ora mi rendo conto che persone ben più attrezzate di me ne sono all'oscuro.

Per esempio Vito Lops:

"Lettera @matteorenzi /2 . Ci spieghi cosa intendi tu per riforme strutturali?

Caro Matteo,

sono di nuovo a scriverti (confidando di ricevere risposte puntuali tanto alla prima lettera, quanto a questa seconda). L’oggetto è semplice: cosa intendi tu per riforme strutturali? Te lo chiedo perché non passa un giorno senza che da qualche parte arrivi il monito: “L’Italia deve fare al più presto le riforme strutturali”. Riforme strutturali, ormai è uno slogan. Suona bene, ma sono convinto che in pochi sappiamo cosa significhi realmente. E che non tutti intendano la stessa cosa quando fanno riferimento alle riforme necessarie che il Paese deve adottare.

Ti dico, per meglio capirci, cosa intendo io per riforme. Abbattere il cuneo fiscale per ridare (attraverso gli stimoli fiscali) la possibilità alle aziende italiane (che in 15 anni hanno perso 20 punti di competitività rispetto ai leader europei) è una di quelle che considero prioritarie. Così come attuare semplificazioni nella burocrazia italiana per rendere più snelli procedimenti quali l’apertura di un’impresa, le comunicazioni tra cittadini e pubblica amministrazione. Così come avere un mercato del lavoro in grado di mantenere i diritti ma allo stesso tempo, impedire che si formino sacche improduttive che si nascondano nei meccanismi contorti dei diritti acquisiti. Cose così.

Però, quando ieri il governatore della Bce, Mario Draghi ha rimesso su il disco: “all’Italia servono riforme strutturali” aggiungendo che queste dovrebbero essere affidate a una governance europea (proponendo difatti un’ulteriore cessione della sovranità politica dei Paesi dell’Eurozona) mi son chiesto: “Cosa intende Draghi per riforme strutturali?” A un certo punto lo stesso ha citato Tommaso Padoa Schioppa: “Sospetto che Tommaso sarebbe stato d’accordo”).

Vorrei però ricordarti che Padoa Schioppa nel 2003 scriveva questo, a proposito di riforme strutturali: “Nell’ Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.

In quel discorso fu tirato in ballo il tema della “riscoperta della durezza del vivere”. Discorso che però può diventare opinabile sia perché “riscoprire la durezza del vivere” non può essere considerato un obiettivo a cui una platea di cittadini che formano una società debba ambire. E poi, perché fa acqua non appena viene ponderato per altri temi, come quello delle costanti innovazioni tecnologiche che di default dovrebbero tendere a migliorare la qualità della vita della gente e ad aumentare la produttività delle imprese (perché permettono di ottenere maggiori risultati in minor tempo). E’ stimato che per il solo progresso tecnologico il Pil di un Paese dovrebbe crescere in media dell’1% all’anno. Fa acqua anche quando ponderato per l’obiettivo iniziale che si era dato l’Europa, cioè quello di creare un mercato interno forte e stabile, in grado da permettere ai singoli Paesi di assorbire meglio crisi e shock economici. Temi di crescita ed evoluzione che, in sostanza, poco c’entrano con riforme strutturali che riportino l’uomo alla riscoperta della durezza del vivere.

Just asking, la pensi così anche tu? Quale è la tua idea di riforme strutturali? Hai intenzione di portarci anche tu verso la “durezza del vivere” o hai in mente qualcosa di meglio? Credo che ci sia bisogno di massima chiarezza su questo punto."

(vitolops.blog.ilsole24ore.com)

Mi associo, attendo risposta anch'io, sperando che non sia "riforma del Senato ed Italicum". Due fra le riforme strutturali più inutili del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento