martedì 11 marzo 2014

Grande coalizione anche in Europa? (2)

(su scenaripolitici.com le altre infografiche)

S&D: Socialisti e Democratici (Pd in Italia)
EPP: Popolari (Forza Italia/Pdl in Italia)
ALDE: Liberali e democratici
GUE: Sinistra (Sel - lista Tsipras?)
ECR: Conservatori e riformisti
EFA: Verdi
EFD: Libertà e democrazia (Lega Nord in Italia)

Segue da "Grande coalizione anche in Europa?"

Anche su Repubblica si cominciano a fare le prime previsioni sul futuro Parlamento europeo. Essendo Repubblica un media strumento di potere di una parte ben definita (pro Europa dell'austerity e delle banche), la situazione è descritta come allarmante. Gli euroscettici potrebbero addirittura diventare maggioranza relativa.

"I sondaggi preelettorali danno i partiti e i movimenti anti-europei in crescita in tutta la Ue. Le previsioni assegnano loro tra il 20 e il 30 per cento dei voti. Ma calcoli più precisi sono resi praticamente impossibili dalla difficoltà di definire quali siano in effetti i partiti anti-europei. Su alcune formazioni politiche generalmente di estrema destra, come il Front National in Francia, lo UK Independence Party in Gran Bretagna, il Vlaams Belang in Belgio, il PVV di Geert Wilders in Olanda o la Lega Nord in Italia, non ci sono dubbi. Ma altri partiti sfuggono ad una definizione più precisa. Come classificare la destra fiamminga NVA di Bart de Wever in Belgio, o il Movimento 5 Stelle di Grillo in Italia, e le liste di Tsipras che mobilitano l'estrema sinistra in tutto il continente?
...
Secondo queste proiezioni, i partiti euroscettici di destra che oggi si riconoscono nel gruppo EFD (Europe of Freedom and Democracy), dovrebbero restare sostanzialmente stabili confermando 31 eurodeputati. Ma questo dato inganna. Infatti il numero di deputati non immediatamente riconducibili ad un gruppo politico già esistente (i cosiddetti 'Non Iscritti'), balza secondo i sondaggi da 32 a 92 deputati. Questo esercito di neoeletti, in cui sono inseriti anche gli italiani del M5S, di fatto sarebbe il terzo gruppo politico del Parlamento europeo e si può considerare che sarà composto in larghissima parte da anti-europei.

Infine, sempre secondo VoteWatch, il gruppo politico dell'estrema sinistra a cui aderisce anche Tsipras (che però ha lasciato libertà di scelta agli eletti nella sua lista), dovrebbe quasi raddoppiare i propri consensi passando 35 a 67 deputati e diventerebbe il terzo partito scavalcando i liberali. Infine ci sono da considerare i 45 eletti nelle liste ECR (European Conservatives and Reformists) che sono guidati dai conservatori britannici, usciti dal Ppe proprio su posizioni anti-europee.

Se dunque si mettono insieme i 31 eurodeputati di estrema destra, i 45 ECR, i 92 non iscritti e i 67 dell'estrema sinistra si arriva ad un totale di 235 deputati che, spesso con argomentazioni contrapposte, sono comunque contrari alla moneta unica e all'Europa come viene definita dalle attuali istituzioni e trattati.

Messi tutti insieme (cosa fortunatamente impossibile) sono circa di un terzo dei 751 parlamentari europei e costituirebbero il gruppo politico più numeroso. Una prospettiva che rende assai probabile la creazione in Parlamento di una grande coalizione tra socialisti e popolari, magari con l'apporto dei liberali, per garantire una maggioranza democratica pro-europea.

Ma non basta. Infatti in alcuni Paesi, tra cui l'Italia, il voto anti europeo finirà per incanalarsi anche in direzione di partiti che pure aderiscono al Ppe. È il caso, come spiega bene Ilvo Diamanti in queste pagine, di Forza Italia che prenderà una percentuale di voti euroscettici pari a quella del M5S. Oppure è il caso del Fidesz (Unione civica), il partito di estrema destra ungherese del premier Orban, che pur professando un euroscetticismo molto spinto aderisce al Partito popolare europeo."

(by Republica - www.wallstreetitalia.com)

Una situazione confusa nel Parlamento europeo non sarebbe per nulla strana. Anzi rifletterebbe esattamente la situazione economica, sociale e politica che attraversa oggi l'Europa mal guidata dalla Germania. Perché è inutile girarci attorno. Chi fa la politica europea oggi è la Cancelliera Merkel e quella economica è la Bundesbank.

Diciamo comunque che difficilmente il Parlamento europeo diventerà un ostacolo al perseguimento di certe politiche europee. E' un Parlamento che non conta nulla, e grandi battaglie sulle misure dei cetrioli o sulla curvatura delle banane non influiranno sulla conduzione dell'euro. A meno che il Parlamento si ribelli e decida di prendere in mano la situazione sottraendo il comando al Consiglio dell'Unione formato dai capi di Stato europei, ma questo ovviamente è impossibile.

Quindi la speranza è che il risultato "rivoluzionario" delle prossime elezioni europee servano da barometro politico e invito ai vari partiti tradizionali a cambiare rotta. Possibilmente lontano dall'austerity di marca tedesca. 

In realtà in Italia questo allarme è già scattato alle recenti politiche, ma non ha sortito nessuna inversione di marcia. Si è passati da Letta, prosecutore del montismo, a Renzi prosecutore di entrambi i predecessori. L'emersione di una terza forza antiregime (M5s) non ha fatto altro che unire le due forze antagoniste preesistenti: centro destra e centro sinistra in una grande coalizione. Fenomeno già conosciuto e avvenuto in passato in Italia, quando con l'avvento di Forza Italia nel 1994 (quella volta partito antisistema vincente), si ebbe la riunione tra Pci e pezzi di Dc e Psi.

In Italia quindi malgrado il forte allarme e scombussolamento politico, la vecchia casta ha resistito benissimo. E' più interessante invece quello che potrebbe accadere in Francia, dove un partito del 20% può vincere anche le elezioni presidenziali, a causa dell'attuale legge elettorale con ballottaggio. Qui la forza antisistema è il Front National che per un accidente storico è anche un partito fascistoide. Ma forse non è nemmeno così accidentale se pensiamo che il fascismo italiano nacque sulle ceneri di enormi debiti contratti nella prima guerra mondiale e crisi economica con disoccupazione, e quello nazista fu un prodotto della Repubblica di Weimar e della tragica situazione economica dell'epoca in Germania.

Quel che mi chiedo è se la Germania, che non verrà toccata da risultati elettorali eclatanti, continuerà a fare spallucce sostenendo che l'instabilità politica sono cavoli di Italiani, Francesi ed altri paesi. O se la classe dirigente dei vari paesi il cui panorama politico verrà terremotato farà quadrato per cambiare le politiche economiche fin qui seguite. Sarò pessimista, ma credo che nessun governo europeo farà un fiato e tutto continuerà come se niente fosse dopo le elezioni europee.

C'è una specie di sordità suicida fra gli appartenenti alle classi alte e politiche dei vari paesi europei. Non riesco a capire cosa ci guadagneranno con questo atteggiamento. Forse non si ha il coraggio di smentire i propri dogmi, di invertire la rotta e ammettere di aver sbagliato 20 o 30 anni di politiche economiche? Forse si preferisce continuare sulla strada tracciata malgrado porti contro un muro? Meglio far crollare l'euro e l'Europa in una crisi epocale piuttosto che riconoscere i propri errori? Bohh...

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