giovedì 20 marzo 2014

I tagli sono tagli


Chi pensava che bastava eliminare sprechi e corruzione rimarrà deluso constatando che il piano Cottarelli di speding review prevede tagli ai dipendenti pubblici, tagli alle pensioni, alle spese degli enti locali che incideranno su welfare sociale e trasporti.

Il mito che basterebbe eliminare la corruzzzzione (prendo un po’ di zeta in prestito da Bagnai), l’evasione ecc. è appunto un mito. L’economia si dimostra sempre più una scienza imperfetta, ma l’aritmetica lo è un po’ meno. Si tratta di normali patologie delle società complesse sempre esistite negli Stati a partire da Caligola, ma direi anche da Tutankamen in avanti. Sia la corruzione che l’evasione non hanno mai impedito ad uno Stato di prosperare quando le cose in economia vanno bene. Non si capisce perché di colpo questi diventino i motivi principali del default di un paese.

Anche perché numericamente queste patologie non incidono in modo così rilevante. E soprattutto come si fa in un bilancio Statale ovviamente a termini di legge e fiscalità dichiarata, eliminare ciò che è nascosto come la corruzione, o eliminare ciò che è invisibile come l’evasione?

Entrambe le patologie poi sono solo stimate. Sulla corruzione c’è una percentuale stimata variabile fra il 5 e il 10% della spesa pubblica, cioè della spesa pubblica per forniture e appalti. Non certo nella spesa pubblica per stipendi e pensioni. Si parla di meno del 3% del Pil di “investimenti pubblici”, cioè una 50 di miliardi su cui gravano circa 5 miliardi presunti di corruzione. E’ molto? Forse, ma si tratterebbe comunque dello 0.6% della spesa pubblica complessiva di 800 miliardi. Insomma un’attività eticamente riprovevole ma non poi così grave se si valuta nel complesso della spesa pubblica.

E l’evasione? Anche questa stimata alla grossa, va da 100 a 180 miliardi all’anno. Non so fino a che punto tale evasione sia realistica, io non ci credo moltissimo. Ma comunque fosse vera, stimando 150 miliardi di evasione, vuol dire che in rapporto alla spesa pubblica inciderebbe del 19%. Quindi se tutta l’evasione fosse riassorbita, la tassazione complessiva potrebbe essere ridotta di altrettanto, passando dal 42% in media al 34%. Ma in realtà anche l’evasione paga le tasse. Si tratta insomma di denaro che entra in circolo nell’economia, ed è probabile che la gran parte sia almeno tassata al 20% di Iva, quindi circa 30 miliardi ritornerebbero nelle casse dello Stato.

Ma poi come può lo Stato italiano criminalizzare dei cittadini che si difendono da una tassazione devastante evadendo qualche scontrino, quando la Fiat decidendo di “non” pagare le tasse ne in Italia, ne in Inghilterra e/o Olanda viene applaudita e sostenuta dai vari governi dell’austerità?

L’unica cosa che poteva fare Cottarelli, era incidere su quelle che ormai sono considerate spese inutili, sprechi: cioè dipendenti pubblici che sono troppi (in realtà mal distribuiti: sono meno rispetto alla popolazione attiva che in Francia e Germania, molti meno che in Norvegia, circa la metà) e il welfare inutile per definizione secondo la mentalità neoliberista imperante.

Sul licenziamento o comunque riduzione del personale pubblico, abbinato alla riduzione del cuneo fiscale di Renzi, trovo una relazione piuttosto aberrante e grottesca. Da un lato si licenziano dei dipendenti per dare con l’altra mano una mancia al resto dei dipendenti (pubblici e privati). La cosa mi ricorda la vicenda della mucca pazza, in cui venivano nutriti i bovini con mangimi ricavati dall’abbattimento di altri bovini. Un'altrettanta genialata pensata da Renzi-Cottarelli: nutrire una parte del corpo salariato con i resti di un’altra parte eliminata per legge.

“Il punto più discusso riguarda gli “almeno 85mila esuberi al 2016″ tra i dipendenti pubblici,confermati dallo stesso Cottarelli in Senato, che serviranno a ottenere “circa 3 miliardi di euro”. 
Sul tavolo del commissario ci sono anche tagli alle pensioni. Le slide che ha presentato parlano infatti di una “maggiore deindicizzazione” all’inflazione ”delle pensioni dal 2015″.
Altro punto dolente riguarda gli invalidi. Il piano prevede di recuperare 300 milioni in tre anni legando l’assegnamento al reddito. La proposta è di cancellare l’indennità per chi ha redditi di 30mila euro lordi oppure arriva a 45mila sommando coniuge e figli.
Quanto agli enti locali, il super commissario propone di unire i Comuni sotto i 5mila abitanti e ridurre sia i loro consiglieri che degli assegni che percepiscono. Stesso discorso per le Regioni, per cui è richiesta una “ulteriore riduzione” dei consiglieri e dei loro vitalizi, con un monitoraggio stretto che “eviti l’aggiramento delle misure (come nel caso delle misure introdotte dal governo Monti)”. Per quanto riguarda la spesa degli Organi Costituzionali, infine, Cottarelli vuole tagliarla del 25% nel triennio dai 2,4 miliardi attuali, portandola a 1,9 miliardi entro il 2016. “Dal 2009 – si legge nelle slide – non c’è stata alcuna riduzione della spesa contro un calo del 10% delle amministrazioni centrali”
Sinergie tra corpi di polizia Il secondo capitolo riguarda invece le riorganizzazioni: delle province (100 milioni quest’anno) e delle spese degli enti pubblici (altri 100 milioni). Dello stesso ramo fanno parte anche le sinergie tra i corpi di polizia, la digitalizzazione, le prefetture, i vigili del fuoco, le comunità montane, che però cominceranno a dare i loro frutti nel 2015.
Dalla riduzione dei trasferimenti inefficienti, quarto capitolo, potrebbero invece arrivare 2 miliardi”

E per non fare brutta figura, per mostrare di essere dalla parte dell’equità sociale, Cottarelli inserisce anche qualche modesto taglio di voce molto antipatica agli elettori:

“Un capitolo a parte riguarda i tagli alla politica, che – come spiega Repubblica - ammontano a 900 milioni in tre anni. Nel mirino di Cottarelli sono finiti partiti politici, enti locali, organi costituzionali e di rilevanza costituzionale. La sforbiciata a Comuni, Regioni e partiti è di 200 milioni quest’anno, 400 nel 2016, e 300 milioni del 2015.”

Ma tutti questi tagli alla fine serviranno? Questa è la domanda fondamentale.

“Si lui non è cattivo è solo sbagliato, al Fondo monetario internazionale insegnano solo a tranciare, tagliare, liberalizzare, privatizzare e mi fermo qui.
All’improvviso su twitter uno dei figli di questo sistema fallito, si quelli che si riempiono la bocca di liberismo o neoliberismo ha incominciato ad urlare…
“…ci sono troppi statali punto. Per mantenerli si soffoca economia punto. Licenziamoli.”
A questo punto ho tirato fuori il fioretto e la stoccata è stata facile, senza risposta.
“…senza i soldini dello Stato in America il liberismo avrebbe fatto PUFF!”
Un numero impressionante di ragazzi e ragazze in questi anni sono stati violentati nelle università dalla leggenda metropolitana del liberismo, l’unico in grado di debellare la peste, il pubblico.
Ripeto per l’ennesima volta che senza l’intervento STATALE o meglio ancora PUBBLICO, senza che America ed Europa avessero tirato fuori TRILIONI di dollari ed euro, il libero mercato, si sarebbe squagliato definitivamente come neve al sole, fallito, PUFF!
Chiaro il concetto. Detto questo il finale per gli amanti della realtà è stato spettacolare.
Il nostro eroe non contento delle sue esternazioni ha suggerito “…  le opinioni sono come le palle ognuno ha le sue. Ma dati economici dicono troppo pubblico in Italia.”
Con il sottoscritto è caduto malissimo etvoilà ho tirato fuori il coniglio bianco dal cappello…

(vedi grafico a inizio post, ndr)

La percentuale dei dipendenti pubblici in rapporto alla forza lavoro complessiva su dati ILOInternationalLabour Organization,  no radio scarpa o la voce del pirla, no ILO, dati del 2008, prima che scoppiasse la peste!
E tenete conto che nel frattempo, durante la crisi in molti si sono dati da fare per assumere nel pubblico, per sopperire l’estinzione del libero mercato e quindi oggi dopo sei anni in Italia il rapporto tra dipendenti pubblici e forza lavoro è sceso.
Se non vi piace l’ILO leggetevi “Governmentat a Glance 2013 ” dell’OCSE nel quale risulta che il numero di dipendenti del settore pubblico sul totale della forza lavoro è un misero (13,7%) mentre detiene il primato dello sperpero di denaro pubblico a favore di alti dirigenti con 650 mila dollari rispetto ai 250 mila dollari della media Ocse.

Di cosa volete parlare oggi dei polli di trilussa?
Il problema non è il numero dei dipendenti pubblici ma la loro produttività senza usare medie da polli di trilussa, il problema non è la spesa pubblica, ma la sua redistribuzione in nome dell’efficienza.
Anche un bambino può capire che se dopo aver deliberatamente distrutto la domanda interna, deflazionando salari soprattutto privati uccidi anche l’occupazione pubblica, il debito ti esplode in faccia, perchè i consumi e la crescita puoi solo sognarli.
“Raccontiamo l’Europa che immaginiamo o vince Grillo” ha detto Renzi ieri.
L’avete immaginata per troppo tempo, per troppo tempo avete difeso l’indifendibile, il tempo è scaduto.”

Che cos’è in fine la spending review proposta da Cottarelli assieme alla manovra di Renzi? E’ in termini economici un intervento a saldo zero. Se da un lato si immettono nell’economia 10 miliardi di euro, ma da un  altro si riduce la spesa pubblica di altrettanto, alcuni saranno sicuramente soddisfatti per la maggiorazione del proprio salario, ma per l’economia nel suo complesso non succederà nulla. Non ci sarà nessun investimento keynesiano, solo un travaso di ricchezza dalla spesa pubblica (che significa nel caso di Cottarelli: stipendi, pensioni ed altre prebende che finiscono solitamente nell’economia reale, cioè nel Pil) a quella privata propriamente detta: meno 10 miliardi, più 10 miliardi. Somma uguale a zero.

“…il ventilato aumento in busta paga è di fatto sovvenzionato dallo Stato, attraverso uno sconto irpef per i redditi dagli 8000 ai 25 mila euro all’anno. Le risorse necessarie dovranno dunque essere trovate in termini strutturali attraverso nuove tassazioni, nuovi licenziamenti nella pubblica amministrazione come annunciato da Cottarelli con i suoi 85 mila esuberi e da nuovi tagli alle pensioni. Ben che vada per l’economia nel suo complesso è un’operazione a risultato zero, come del resto è inevitabile dovendo comprimere il bilancio dello stato e non potendo battere moneta. E non sposta nemmeno di un millimetro la proporzione tra profitto e reddito da lavoro.”

Del resto cosa può fare un paese che non può contabilizzare ne deficit ne debito pubblico? Può fare qualche barbatrucco contabile… guarda la carta… op! op! op! adesso dov’é? A destra, sinistra o al centro, ci chiede Renzi al banchetto delle tre carte.
Provando a spostare i capitoli di spesa di qua e di la per vedere se avviene la magia della crescita. Per esempio togliendo ai pensionati per dare ai lavoratori più giovani, che normalmente spendono di più, quindi qualche 0,01% di Pil lo forniscono effettivamente rispetto al pensionato. Chi se ne frega se poi il pensionato e l’invalido muoiono di fame o malattie non curate.


Il problema è che sia i tagli di Cottarelli che la reimmissione di denari attraverso il cuneo fiscale, sono interventi marginali. Probabilmente una manovra che sarà utile a racimolare un paio di punti percentuali per il 
Pd alle europee rubandoli a Grillo. Ma una manovra che difficilmente, con tutta la buona volontà e speranza riposta in Renzi, potrà portare crescita.

Solo agendo sulla domanda interna sarà possibile invertire la rotta del Titanic Italia. Il Job Act/Mini Job di Renzi, che ha tanto impressionato la Merkel, va nella direzione contraria. Va verso la deflazione interna che se va be porta stagnazione, a essere ottimisti, ma di sicuro non crescita.

"Il confuso progetto prevede infatti un giochino da universo concentrazionario nel quale sarà possibile, come del resto già prefigurato da Sacconi al tempo dell’ultimo regno di Silvio, la possibilità di assumere a tempo determinato, senza alcun obbligo di mansione la stessa persona per otto volte in tre anni e in ogni singolo periodo sarà possibile licenziare, senza preavviso, senza motivazione e senza indennità. Insomma un ritorno all’800. Il fatto è che il famoso contratto di inserimento a tempo indeterminato ”a tutele crescenti” che viene agitato come contraltare a questa precarizzazione perde completamente di senso: dopo tre anni di precariato farsene altri tre di prova, è grottesco e del tutto improponibile in ragione della flessibilità di cui si parla a vanvera: sei anni per un lavoro normale sono più di un terzo della media di permanenza aziendale, ossia sei anni. E sono comunque anni in gran parte persi per la pensione.

Dunque lo scopo finale che si vuole raggiungere è una generale diminuzione dei salari, il che naturalmente metterà ancor più nei guai le aziende che lavorano sul mercato interno. Ma il gioco funziona così: sei in un lager e non te ne accorgi perché ognuno pensa al premio finale. Anche se si già chi sarà il vincitore. Si, La vita è bella."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

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