sabato 8 marzo 2014

Quote rosa giuste?


Oggi è la giornata internazionale della donna, in realtà dovrebbe essere una giornata di lutto:

"La storia di questo giorno è nota. Nel marzo del 1908 le operaie della fabbrica tessile newyorkese Cotton, iniziarono a protestare per le pessime condizioni in cui erano costrette a lavorare.

Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, fino all’8 marzo. Quel giorno il proprietario della fabbrica, Mr. Johnson, chiuse le operaie all’interno dell’edificio, per evitare che uscissero e non lavorassero. Improvvisamente scoppiò un incendio e le 129 operaie, private di ogni via di fuga, rimasero uccise. Queste donne sono considerate come delle martiri, arse vive perché chiedevano più rispetto per la figura femminile."

(www.curiositaeperche.it)

E la politica viene influenzata dalla ricorrenza proponendo quote rosa "effettive" nelle liste elettorali. Cioè non quote rosa finte dove il 50% delle donne in lista erano relegate in fondo alla lista medesima. E' giusto o non è giusto imporre agli elettori questa proporzione di genere per legge? E' giusto avere una posizione migliore perché si è del sesso giusto e garantito?

Non è giusto in senso stretto, ma è giusto se si allarga lo sguardo lontano fino a quel famoso 1908 e anche oltre. Insomma mi pare che si possa considerare la questione come un risarcimento postumo della negazione dei molti diritti negati alle donne durante la storia umana. E' quindi giusto che i maschi si sacrifichino un pochino (non è un sacrificio così grande) e lascino un po' di spazio alle donne in politica. Anche se sembra quasi una presa in giro, se si pensa che le donne raggiungono questo risultato oggi, in un Parlamento ormai deprivato di ogni sovranità. Un Parlamento italiano che in Europa conterà sempre meno.

Mi sono sempre chiesto i motivi per cui le società umane sono divenute così maschiliste, perché il genere più importante per l'umanità, sia stato nel corso della storia relegato un passo indietro. Potrebbe essere nato questo atteggiamento, da un giusto senso di protezione verso il "sesso debole", maggiore protezione in cambio di una cessione di libertà? Forse in tempi buoi in cui era facile morire a causa di un ambiente naturale ostile, gli uomini sopportavano con senso di sacrificio effettivo le difficoltà, e quindi anche le decisioni, per proteggere i figli  e le madri dei loro figli. Poi quando le attività umane e la complessificazione delle società umane hanno permesso un miglioramento delle condizioni di vita, la "tradizione" millenaria è rimasta.

Oggi ovviamente non esiste più questa necessità di radunare donne e bambini al centro della tribù, in luoghi riparati. Ma la mentalità della società attuale è rimasta ancorata all'idea ancestrale del "sesso debole" che dovrebbe occuparsi di bambini e pentole.
Anche l'attuale società del XXI secolo è maschilista. L'industria ha avuto, ma ha ancora in essere produzioni che sono prettamente maschili. L'industria del XX secolo per antonomasia, quella automobilistica, produce un oggetto con nome femminile e che stuzzica soprattutto i desideri maschili. Ma lo stesso è avvenuto con l'elettronica: anch'essa ha un nome femminile, ma interessa soprattutto i maschi. La questione non è solo quindi legata alla politica. Si tratta appunto di qualcosa di ancestrale e profondo, difficile da superare.

La legge elettorale non cambierà di sicuro questo profondo modo di sentire nelle nostre società tradizionalmente maschiliste. Il cambiamento sarà lento e lungo. Non solo la testa dei maschi è forgiata in questa cultura, ma anche quella di molte donne che comunque percepiscono questa situazione come "giusta", perché così sono state educate. Ma anche il piccolo passo della legge elettorale paritetica, può essere importante. Sperando che in Parlamento non giungano soltanto showgirl attempate in cerca di una pensione o raccomandate amiche di potenti, ma anche donne con vere e grandi capacità.

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