venerdì 14 marzo 2014

Italia Vs "resto del mondo"


La finanza creativa renziana, che quella di Tremonti appare un gioco da ragazzi, ha evidentemente innervosito i potentati finanziari che avevano previsto per noi un certo progetto, a cui Monti e Letta si attenevano alla lettera salvo non avere poi la forza per attuarlo fino in fondo. Ora con Renzi ai poteri forti stranieri pare ritornare ai tempi di Berlusconi. L'Europa prevede per l'Italia deflazione interna, cioè abbattimento degli stipendi per arrivare a quella competitività che secondo i tedeschi ci manca, e Renzi che fa? Il contrario, rinforzandoli con un taglio del cuneo fiscale senza coperture fiscali certe. Il rischio è un aumento di deficit e debito.

"Bruxelles “accoglie con favore l’intenzione del governo di semplificare il quadro istituzionale e i processi decisionali, anche chiarificando le responsabilità tra i differenti livelli del governo; di nominare un’autorità anticorruzione; di accelerare il pagamento dei debiti della p.a. e di rispettare i termini contrattuali stabiliti dalla direttiva pagamenti”, ha detto Simon O’Connor, portavoce di Rehn. Inoltre viene vista con favore “l’intenzione di ridurre le tasse sul lavoro soprattutto attraverso i risparmi identificati dalla spending review”. Ma “allo stesso tempo, ricordiamo la necessità per l’Italia di rispettare i suoi impegni verso il patto di stabilità e di crescita, specialmente visto il suo debito molto alto. L’Italia è nel braccio preventivo del Patto, che significa che deve concentrarsi sul raggiungimento del suo obiettivo di medio termine (Mto) ovvero il pareggio di bilancio in termini strutturali e, legato a questo, è il rispetto della nuova regola del debito”. La Commissione quindi, “in linea con la comunicazione sugli squilibri macroeconomici adottata la scorsa settimana, si aspetta che tutti i dettagli delle riforme siano inseriti nel Piano nazionale di riforme (Pnr) e tutte le misure di bilancio dettagliate nel programma di stabilità”. Entrambi devono arrivare a Bruxelles ad aprile, e saranno valutati a giugno quando arriveranno le raccomandazioni e diranno se gli sforzi “sono adeguati alle sfide”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

L'Europa non osa dire male del piano renziano, ma ricorda che qualsiasi cosa si faccia bisogna rispettare i patti europei di bilancio. Renzi si diverta, ma non provi a mettere in dubbio i teoremi dell'austerità. La Bce non perde nemmeno tempo con complimenti ipocriti:

"L’Eurotower di Mario Draghi ha quindi chiesto che Roma faccia “i passi necessari”. E’ importante, sottolinea ancora il bollettino “effettuare i necessari interventi affinché siano soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo del Patto di stabilità e crescita”. Soprattutto per quanto riguarda la riconduzione del rapporto debito-Pil “su un percorso discendente, come segnalato anche di recente dalla Commissione europea”. L’obiettivo del 2,6% deve essere raggiunto nel 2014. E su quei decimi di punto percentuale di spazio di manovra – quantificati in circa 6 miliardi di euro – si gioca anche parte della riserva finanziaria dalla quale il governo vuole attingere per innescare la ripresa. “E’ una pubblicazione programmata e quindi non è una risposta agli annunci di ieri. Certamente con la Bce ci sarà modo di confrontarci e di spiegare le strategie di medio periodo che l’Italia intende perseguire”, ha fatto sapere alle agenzie di stampa il dicastero di Padoan"
(www.ilfattoquotidiano.it)

E anche l'Fmi ci da addosso, anche se la prende alla lontana. Sembra quello dell'Fmi, più un pretesto per intervenire e smorzare l'entusiasmo del premier, che per dirci qualcosa di utile ai fini del piano di Renzi:

"L'Italia è tra i Paesi con le più accentuate disuguaglianze sul fronte del reddito e dove la mobilità intergenerazionale è più bassa. Lo sostiene il Fondo Monetario Internazionale nello Staff Report denominato "Fiscal Policy and Income Inequality".

"La mobilità intergenerazionale dal punto di vista del reddito, (calcolata in base alla differenza tra i guadagni di un genitore e quelli di un discendente) è bassa in Paesi come l'Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti", affermano gli economisti di Washington, sottolineando come, "al contrario, questa mobilità sia più alta in Paesi più egalitari come quelli nordici". Anche sul fronte delle ricadute sulle politiche redistributive delle manovre di consolidamento fiscale, secondo le analisi Fondo Monetario, l'Italia non brilla particolarmente insieme al Regno Unito. "L'impatto di queste manovre sui redditi disponibili - si legge nel documento - mostra come cinque Paesi (Grecia, Lettonia, Portogallo, Romania e Spagna) abbiano implementato misure progressive tra il 2008 e il 2012, con le famiglie nelle fasce di reddito più alte che hanno dovuto sopportare il maggior costo degli aggiustamenti". In altri Paesi, come l'Italia e il Regno Unito, evidenzia l'Fmi, "l'impatto dell'aggiustamento tende ed essere meno redistributivo e di portata minore"."
(www.repubblica.it)

Non che pensi che il piano descritto in tv con slide dal Sindaco d'Italia, con tono che qualcuno ha definito da venditore di pentole, sia realistico. E' evidente che si tratta quasi di un (modesto) libro dei sogni che forse non ci consentirà di invertire la rotta. Potrebbe permetterci di lasciare faticosamente il segno meno davanti alla percentuale di crescita del Pil. Ma tornare alla crescita anemica dei periodi berlusconiani non ci consentirà di riprenderci le posizioni perdute in questi anni.

Ma chiaramente procedendo sulla strada tracciata da Renzi prima o poi si arriverà ad uno scontro con l'Europa e la Germania, malgrado il premier molto furbescamente eviti di dare adito a polemiche. Anzi continua a dire che l'Italia rispetterà i parametri europei non perché "ce lo chiede l'Europa", ma per i nostri figli. Che è comunque per Rehn e i suoi colleghi una formula un po' ambigua.

"Renzi è un oggetto non identificato anche in Europa. E’ stato insediato premier italiano con il beneplacito di Napoletano, che non poteva fare altro che affidarsi al volere piddino, e della Merkel forse disperata per l’inconcludenza del precedente gestore del Bar di palazzo Chigi.

Insomma Renzi è stata quasi una scelta obbligata, quasi imposto vista l’assenza di alternative. Il novello premier fiorentino si è subito dichiarato europeista convinto, eppure qualcosa di lui non convince proprio. Infatti afferma “Basta con il ce lo chiede l’Europa… le riforme le dobbiamo fare per noi e per i nostri figli”. Una frase con duplice lettura: se letta da un euroburocrate preoccupa la prima parte, se letta da un italiano preoccupa ma rincuora la seconda parte. E che qualcosa nel suo europeismo dichiarato non torni, c’è anche la volontà espressa tempo addietro di sforare il limite del 3% Deficit/Pil e quella di utilizzare, in contrasto con l’Ue, la Cassa Depositi e Prestiti per finanziare le spese statali in precedenza bloccate dall’Ue.

E allora è meglio essere sicuri che il nuovo premier italiano capisca quali sono i suoi limiti di mandato. Anzi di gestione delle politiche decise a Bruxelles."

(L'avvertimento euro mafioso )

Se solo lo volesse, Renzi potrebbe tirarsi l'Italia dietro in una guerra economica contro l'Europa. Gli elettori di centro destra sono già in buona parte convinti che l'euro è una fregatura. Non parliamo di quelli del Movimento 5 Stelle. Gli elettori del Pd credo siano sbigottiti: non osano mettere in dubbio la linea politica europeista del partito, ma cominciano ad affiorare molti dubbi (vedi Prodi e Fassina). Basterebbe una parola di Renzi e molti nel centro sinistra lo seguirebbero in battaglia contro l'Europa. L'Europa ormai in Italia ha pochi alleati: a chi si affida? A quei quattro gatti di Scelta Civica e dei seguaci di M. Mauro che manda a 'fanculo tre quarti d'Italia?

"L'Europa ha un compito difficile con il discolo Renzi. I tecnocrati europei sono proprio mal messi, con il nuovo premier neo-berlusconiano. Con Berlusconi non c'era alcun problema, era sufficiente che partissero da Bruxelles piccoli rilievi alle sue politiche economiche, che poi subito venivano ingigantiti come montagne dalla stampa nazionale. Insomma l'Europa lavorava a mezzo servizio, ci pensavano gli italiani stessi a mettere in cattiva luce il loro premier di fronte all'Europa.

Con Renzi invece cascano male: la voce dell'Europa arriva afona qui nel paese di Pulcinella, e quella del premier invece risuona cristallina e soprattutto non contestata eccessivamente dal giornalismo sdraiato autoctono. Così nell'opinione pubblica italiana, la voce dell'Europa appare pretenziosa e in pieno torto. Anche se la denuncia dei tecnocrati è vera. Non giusta, ma sicuramente vera.

Il premier ha gioco facile così a mettere in riga la guida sfilacciata e poco autorevole del continente"


Poco autorevole ad esclusione di Draghi e Merkel. Del resto chi cavolo è Olli Rehn? Per noi italiani è un emerito sconosciuto. Ma comunque anche Draghi è percepito come molto lontano e impotente: ha le mani legate dalla Bundesbank. La Cancelliera tedesca è autorevole, ma comunque non governa sull'Italia.

L'Europa sta veramente rischiando di perdere appoggi politici fondamentali in Italia.

"Probabilmente siamo al cospetto di dilettanti allo sbaraglio, ma probabilmente, al di la dell’incompetenza, siamo di fronte a qualcosa di più profondo: la comparsa del populismo antieuropeo dentro il Pd. Anzi, un populismo che ha conquistato il Pd nei suoi gangli vitali, giungendo direttamente alla testa attraverso la segreteria.

E’ vero che Renzi ha pomposamente manifestato pubblicamente la sua fede europeista, ma bisogna vedere nei fatti se vorrà rispettare i vincoli economici imposti dall'Europa. ...

In ogni caso c’è un grosso problema per l’Europa e i paesi core del continente. Fino a questo momento era stato semplice eliminare il Cavaliere poco europeista, visto che prestava il fianco ad innumerevoli guai giudiziari ed era impresentabile in giro per il mondo. Anche far passare i Cinquestelle come dei folli da mal sopportare in attesa che si estinguessero a causa della loro inconcludenza era un’operazione facile.

Ma se l’Europa e le sue tecnocrazie perde l’appoggio del vero partito eurofanatico italiano, il Pd che ha sostenuto Prodi (che oggi però si defila) nell’avventura dell’euro, allora sono guai seri per Bruxelles. Significherà perdere l’Italia dallo schieramento dell’austerità. E se si apre una breccia in una sola nazione, crolla tutto il castello di carte messo su da Merkel e Bundesbank. Se uno solo sforerà dichiaratamente i parametri stabiliti da Bruxelles, lo faranno tutti a valanga. E non ci saranno nemmeno le punizioni delle sanzioni a impedirlo. Se tutti sforeranno le sanzioni diventeranno inapplicabili, non avranno più senso, perché lo sforamento sarà la normalità.

Ma del resto le tensioni a cui sono sottoposte le società europee prima o poi dovrà trovare uno sfogo."

(I populisti nel Pd)

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