martedì 20 maggio 2014

Deflazione e innovazione


Succede spesso che la crisi aguzza l'ingegno. In tempo di crisi c'è sempre qualcuno che si inventa un sistema per ottenere lo stesso (o simile) risultato con meno risorse. Su certi canali televisivi impazza una produzione americana dove una troup ti arreda casa riproducendo mobilio simile a quello di alto artigianato che si vede in certe riviste patinate, facendo spendere i protagonisti una frazione di quanto si spenderebbe acquistando gli originali firmati. In Italia siamo abituati all'arte di arrangiarsi, forse per i ricchi Usa questa è una novità.

Alcune volte questi "ripieghi" hanno successo, altre volte no. La cicoria utilizzata in tempo di guerra al posto del caffè non ha avuto successo. La crema di nocciole invece del cacao invece ha avuto un successo strepitoso. Oggi poi ci si mette anche la tecnologia a facilitare questo processo, e ti fa risparmiare non sempre in modo legale: un tempo si andava molto più spesso al cinema, e si compravano più dischi. Oggi con il web entrambi stanno sperimentando un brutale collasso (di più la musica) poiché come noto è abbastanza facile piratare questi beni immateriali sulla rete (malgrado i blocchi che i governi cercano di mettere al web).

E per ora ci si ferma ai servizi. Non so cosa potrebbe accadere quando diventeranno alla portata di tutti le stampanti 3d (non solo per la plastica ma anche per il metallo). Gli artigiani dovranno specializzarsi in progettazione Cad, in quanto i beni materiali subiranno una drastica diminuzione delle vendite. E non solo gli artigiani, anche le multinazionali patiranno gravi perdite.

Ma tornando ad oggi, per ora la tecnologia colpisce i servizi. Fino a ieri quelli immateriali come l'intrattenimento mediatico. Ora la rivoluzione digitale, unita alla crisi, sta colpendo forse per la prima volta, servizi calati nel mondo materiale. E' il caso di Uber.

"Non si placa la battaglia dei tassisti contro Uber, l’applicazione che permette di prenotare una berlina con conducente (ncc, noleggio con conducente) e che ritengono faccia concorrenza sleale al loro servizio. A Milano in mattinata un corteo di protesta ha raggiunto la prefettura e nella notte due tassisti sono finiti in ospedale con ferite lievi dopo essere stati investiti. La protesta è scoppiata sabato 17 maggio durante la Wired Next Fest 2014 di Milano e gli autisti si sono schierati contro la app e contro il Comune di Milano che non ha ancora dato una risposta concreta alle loro richieste di chiusura del servizio. Secondo loro, infatti, non rispetterebbe le norme sul noleggio."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Intimidazioni quasi in stile mafioso da parte dei tassisti. Ma sono del tutto comprensibili: siamo cresciuti in un paese di "recinti corporativi" ereditati dal fascismo. Un paese dove quando ti conquisti un posto in questo recinto, dove molto spesso costa parecchio ottenere un posto nel giardinetto protetto, ritieni un sopruso se qualcuno cerca di esercitare la libera concorrenza. Siamo un paese dove non avrà mai un grande valore la competenza, l'intraprendenza, il merito e la passione, perché è un paese dove quello che conta è conquistare una postazione protetta. Lo fanno i tassisti, come i grandi imprenditori che preferiscono le rendite monopolistiche garantite della telefonia o delle autostrade. Salvo poi non essere in grado nemmeno di gestire una rendita senza rischi...

Ma come lo Stato non è riuscito a fermare il download di film, dischi e software, difficilmente riuscirà a bloccare un App sullo smartphone.

"Uber Pop viene definito “un servizio di ride sharing e di economia collaborativa, dove l’individuo mette in condivisione il proprio bene (in questo caso l’auto) con chi ha l’esigenza di spostarsi nella città”. In sostanza, se siete proprietari di un’auto non più vecchia di otto anni, avete la patente da almeno tre e superate i colloqui “attitudinali” di Uber (oltre a non avere carichi penali e/o sospensioni recenti della patente), potete aderire al servizio, che viene tariffato a tempo (0,49 centesimi/minuto, con base di 2,50 euro e minimo di corsa a 5,50 euro).

Detto in altri e più prosaici termini: se avete bisogno di soldi, magari perché avete perso il lavoro o non riuscire a trovarne uno, questa può essere una “soluzione” che fa al caso vostro. Dove si osserva che l’interazione tra nuove tecnologie (l’app di prenotazione del servizio) e la crisi economica tende a produrre una sinergia, a livello di massa critica di offerta del servizio. Ovviamente i tassisti sono imbufaliti, perché questo sviluppo è un vero e proprio “libera tutti” che rischia di dare il colpo di grazia al loro reddito. E quindi invocano la legge che assegna loro la “riserva” della mobilità urbana su veicoli privati ma assoggettati al concetto di “servizio pubblico”
...
L’innovazione tecnologica è per definizione “liquida” ed assai difficilmente sanzionabile: voi credete davvero siano possibili “posti di blocco” stradali per verificare se auto private e prive di contrassegni, con a bordo almeno un passeggero, siano parte del servizio Uber o equivalente? Difficile, vero? O forse credete (come sembrano credere i tassisti) che sia possibile “oscurare” un’app sugli smartphone italiani? Né le reazioni di protesta che stanno prendendo corpo in queste ore sembrano molto razionali, visto che si risolvono in una ulteriore restrizione dell’offerta (in aggiunta alla restrizione legale indotta dalla riserva a favore dei taxi) che porta ad uno ed un solo esito: l’accelerazione della caduta del reddito dei tassisti, ed il conseguente danno al valore patrimoniale della loro licenza
...
Ma immaginiamo pure che sia possibile, con un colpo di bacchetta magica, fare sparire Uber e tutte le società ad essa simili, e far restare i tassisti unici padroni del campo. Ciò risolleverebbe il loro reddito ed il valore del loro asset patrimoniale? Viste le condizioni economiche generali del paese e lo sviluppo del reddito nazionale, è lecito dubitarne. Quindi, che accadrebbe? Che i tassisti chiederebbero (magari ottenendolo) un aumento delle tariffe, ma questo finirebbe col distruggere ulteriore domanda ed indurre lo sviluppo di modalità di trasporto condiviso “sotterranee”. E’ la realtà che, come al solito, bussa alla porta. E non esiste richiamo ad alcun testo di legge superato dall’evoluzione dei tempi che possa riportare indietro le lancette dell’orologio.

La tecnologia (ed in parte anche la crisi, come detto) lavora per disintermediare il quadro normativo esistente, mettendo pressione al ribasso sul costo dello spostamento urbano, o meglio accentuando tale pressione. Dalla distruzione creatrice alla deflazione da innovazione il passo è brevissimo."

(phastidio.net)

I robot della Comau "rubarono" il lavoro agli operai Fiat negli anni '80. Ma lo stesso destino investe un po' tutti i lavori, quando una tecnologia cambia il modo di lavorare. Anche l'avvento dell'informatica fece fuori un numero imprecisato di ragionieri ed impiegati utilizzati nella contabilità, o in operazioni "stupide" che poteva assolvere meglio un computer.

Il problema della tecnologia è che riduce il numero degli occupati. Promette paradisi lavorativi dove macchine sempre più intelligenti lavorano per noi mentre noi sorseggiamo un drink al bar, ma in realtà elimina posti di lavoro e riduce il prezzo di beni e servizi molto più lentamente di quel che ci si aspetta. 

Non so quale sistema si dovrebbe adottare per evitare questa evoluzione, ma è chiaro che andrebbero trovate delle soluzioni. Per esempio, i tassisti dovrebbero considerare il fatto che l'avvento di una tecnologia come Uber è inevitabile. Se viene bloccata oggi (ma già ora è difficile) potrà ripresentarsi domani quasi subito. Dovrebbero imparare a conviverci e magari lanciare un servizio analogo in competizione con Uber, e magari con qualcosa di più. Potrebbero offrire confort particolari ai loro clienti: buoni caffè, ingressi omaggio ai musei, garantire sempre aria condizionata, la ricarica per il telefono, il wi-fi ecc. La concorrenza si batte facendo meglio il lavoro, non chiudendo le porte dei giardinetti corporativi.

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