martedì 14 ottobre 2014

Dall'epicentro del disastro europeo i primi dubbi


Nello stesso giorno in cui si palesano i timori di una recessione in Germania, il politico della sinistra ecologista J. Fischer ammette le responsabilità tedesche nella crisi. Cominciano ad emergere i primi dubbi, che diventeranno ben presto tema di dibattito pubblico in Germania non appena i timori di recessione si trasformeranno in realtà.

Per ora credo che nel governo tedesco ci sia ancora speranza per un cambio di direzione dell'economia nazionale, ma i presupposti restano negativi.

"Probabilmente non poteva essere altrimenti dopo i record negativi degli ordini all'industria, della produzione industriale e delle esportazioni.
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L'ultima prova del nove è arrivata poco fa, con la pubblicazione dell'indice tedesco Zew, che misura la fiducia degli investitori in Germania sul futuro dell'economia. L'indice si è attestato a -3,6 rispetto a 6,9 del mese precedente. Il dato è decisamente peggiore anche rispetto alle attese degli analisti che indicavano un valore attorno allo zero.

È la prima volta, dal novembre del 2012, che l'indice è in territorio negativo ed è il decimo calo mensile consecutivo. "Le tensioni geopolitiche e la debolezza economica in alcune parti dell'Eurozona, che sta deludendo le precedenti stime, sono fonte di incertezza persistente", ha commentato Clemens Fuest, direttore generale dell'istituto che stila l'indice Zew.
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il calo dell'indice ai minimi di due anni nel mese in corso può essere considerato la prova che la maggiore economia in Europa rischi di entrare in una fase di recessione imprevista."

(www.wallstreetitalia.com)

Merkel e Schauble da pessimi "falegnami dell'economia" continuano imperterriti a segare il ramo europeo dove stanno seduti, insistendo con politiche di austerità che riducono la domanda interna europea e danneggiano la stessa economia tedesca.

Per fortuna non tutti i tedeschi sono così cocciuti come quelli al governo. Da Fischer arriva un'analisi della situazione europea e delle responsabilità tedesche pienamente condivisibile. Un'autocritica che penso farà piuttosto male ai suoi concittadini che faranno fatica ad accettarla.

"“È «deprimente» constatare che se la maggioranza della Bce non avesse seguito le decisioni di Mario Draghi ma le obiezioni dei tedeschi, a quest’ora «l’euro non esisterebbe più». Ed è altrettanto avvilente, per un politico di razza come Joschka Fischer, ammettere che il suo Paese sia attualmente il più grande pericolo per l’Europa.
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«Bisogna prepararsi seriamente alla fine del progetto europeo» scrive l’ex ministro degli Esteri tedesco nel suo nuovo libro dal titolo eloquente, «Scheitert Europa?» («L’Europa fallisce?») che è anzitutto un durissimo atto di accusa contro la Germania della Cancelliera.
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[la moneta unica ndr] ... era stata progettata «per il bel tempo». L’uragano della bolla immobiliare americana e lo scoppiare della Grande crisi l’hanno colta impreparata. Ma se lo tsunami da subprime ha preso piede nel Vecchio continente, è anche per l’incapacità di molti politici di capirne la portata. Un anno dopo il crash, il ministro delle Finanze Peer Steinbrueck continuava a parlare di «crisi americana». Senza accorgersi che «i lembi del suo frac stavano già prendendo fuoco»
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nell’autunno caldo del 2008, Angela Merkel si rese responsabile di una decisione che contribuì secondo l’ex ministro degli Esteri ad accelerare il disastro finanziario: rifiutò una soluzione comune europea sin dall’inizio, inaugurò il triste filone dell’«ognun per sé».
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Fischer ritiene inoltre devastante l’austerità «alla tedesca», perché ha imposto ai Paesi del Sud Europa una deflazione interna dei salari e dei prezzi che avrebbe ora bisogno di essere mitigata da una «soluzione comune per tutti i debiti pregressi». Bloccando quest’opzione,Berlino sta condannando il Sud Europa alla «trappola» della spirale dei debiti, cioè a non uscire mai dalla crisi.
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«Sorprendente», scrive, che la Germania abbia dimenticato la storicaConferenza di Londra in cui l’Europa nel 1952 le abbonò tutti i debiti. Senza quel regalo, «non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati», la Germania «non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico»…
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Né Schmidt, né Kohl, è l’affondo finale di Fischer, avrebbero reagito in modo così «indeciso» e «con lo sguardo rivolto all’indietro» alla crisi come la Cancelliera: avrebbero anzi approfittato dell’impasse per fare un altro passo importante verso l’integrazione europea.”

Fin qui l’articolo de “La Stampa”."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Un bel pugno nello stomaco per il "candido" elettore-contribuente tedesco. Ma non è tutto. Infatti non solo gli è stata raccontata una storia falsa sulla crisi e sulla bravura "ariana" del popolo tedesco. Ma gli è anche stato estorto del denaro dando poi la colpa alle cicale del sud Europa. Tanto che il povero contribuente tedesco vorrebbe uscire dall'euro, o buttarci fuori, perché stanco di pagare per salvare i maledetti maiali Piigs. Invece i suoi soldi non sono finiti al sud Europa:

"Quale tra i grandi Paesi ha speso di più per salvare le sue banche dal crack? Gli Stati Uniti, viene subito di rispondere. Non è così. La Gran Bretagna allora, possono correggere i più informati, al corrente che il Tesoro Usa alla fine ha riavuto indietro gli oltre 700 miliardi di dollari del piano Paulson. Nemmeno. La risposta a sorpresa, dopo calcoli che il Fmi ha appena pubblicato, è la Germania. I contribuenti tedeschi, convinti di aver pagato un prezzo pesante per soccorrere i Paesi spendaccioni...


Peccato davvero che come sempre manchi la verità principale, ovvero che i contribuenti tedeschi non sono gli unici ad essere stati tartassati per tappare i buchi delle loro banche ma soprattutto quelli italiani.

Si perchè come abbiamo più volte ricordato, i soldi dei fondi di salvataggio europei, andavano si ai Paesi, alle banche greche, spagnole, portoghesi e irlandesi, ma poi tornavano alle banche tedesche e francesi che hanno alimentato bolle immobiliari e commerciali in mezza Europa periferica.

Il paranoico governatore della Bundesbank Weidmann ha definito “bambini problematici” italiani e francesi. Consiglio rispetto da parte di chi ha dimostrato di meritarsi l’appellativo di “idioti di Dusseldorf” da parte di Wall Street, contenta di aver rifilato la spazzatura finanziaria subprime ai tedeschi."

(icebergfinanza.finanza.com)

Piano piano le verità verranno a galla. Spero che prima o poi i tedeschi prendano coscienza delle problematiche dell'euro, sempre che vogliano ancora salvarlo una volta che ne comprendano il funzionamento. Perché ovviamente per raddrizzare la nave della moneta unica, si dovranno inventare meccanismi per la messa in comune del debito, per i trasferimenti interni fra aree ricche povere, ci vorrà un vero governo europeo possibilmente democraticamente eletto in grado di gestire la tassazione, una banca centrale che possa fare politiche monetarie di sostegno sia ai titoli di Stato (che potrebbero essere europei), sia all'economia reale.

Chiaramente di fronte a queste necessità per salvare l'euro, potrebbero preferire tornare al marco. Liberi di farlo. Ma ad oggi solo Fischer ha manifestato pubblicamente di conoscere almeno i meccanismi nefandi dell'austerità e della negazione della solidarietà europea, cioè la messa in comune dei problemi debitori.

Riusciranno i tedeschi (quelli che contano nelle posizioni chiave) ad ammettere il macroscopico errore di valutazione economica e sociale per tempo? O arriverà prima l'ultima scossa d'assestamento, quella che farà crollare il castello di carte europeo? Il comportamento delle borse degli ultimi giorni sembra annunciare l'imminenza del grande sisma finanziario, quello che potrebbe radere al suolo tutto, euro compreso. Ci sono brutti segnali, se non si interviene con una certa celerità, fra non molto non si potrà più fare nulla per salvare l'euro. Ma già oggi potrebbe essere tardi per invertire le politiche di austerità, forse abbiamo atteso troppo a lungo, come denuncia Fischer.


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