venerdì 10 ottobre 2014

Se la zona euro saltasse dal centro?



Stiamo tutti a preoccuparci del 3% deficit/Pil dell'Italia o della Francia. Chi lo rispetta e chi no. Del fiscal compact, della troika e dei suoi "figliastri". Giustamente ci si preoccupa del vortice dell'austerità in cui precipita il nostro paese, e in verità tutti i paesi europei che non si chiamano Germania. Ci si preoccupa della decadenza dei paesi periferici, di quelli che sono di fatto falliti e tenuti in vita artificialmente, di quelli che sono in bilico, di quelli che ci dicono in crescita ma sulle macerie del lavoro che scompare.

E se l'Europa dell'euro crollasse dal centro? Sarebbe un esito inaspettato, e da italiano, direi anche una giusta applicazione della legge del contrappasso.

"DERIVATI: DEUTSCHE BANK SEDUTA SU BOMBA NUCLEARE
...
BERLINO - Con 75’000 miliardi di euro, nel 2014 (erano 55.000 nel 2013) il colosso bancario germanico Deutsche Bank è diventato la banca più esposta ai prodotti derivati nel mondo. La banca non potrebbe far fronte a un forte deprezzamento di questi prodotti, perchè rappresentano 100 volte il totale dei depositi dei suoi clienti, 150 volte quello dei suoi fondi propri, …


Finalmente le autorità finanziarie iniziano a preoccuparsi di questa situazione. Ma a preoccuparsi non sono le autorità europee o germaniche, bensì quelle americane. In una lettera indirizzata alla Deutsche Bank, la Federal Reserve di New York denuncia “un importante rischio operativo. I rapporti finanziari della banca riguardanti i prodotti derivati sono di qualità debole, sono imprecisi e inaffidabili. La dimensione degli errori suggerisce fortemente che l’insieme della struttura di reporting regolamentare dell’azienda necessita una profonda revisione.”

Un portavoce della Deutsche Bank ha replicato che “abbiamo lavorato diligentemente per rinforzare i nostri sistemi di controllo e ci siamo impegnati ad essere i migliori.” Per gestire l’immensa quantità e controllare la conformità, il rischio e la tecnologia dei prodotti derivati, la banca ha infatti assunto 1’300 collaboratori, di cui 500 lavoreranno negli Stati Uniti.

L’abituale risposta delle banche sui prodotti derivati è che le loro diverse posizioni sono compensate e che l’esposizione rappresenta solo qualche miliardo. Ma dove acquistano queste posizioni? Da altre banche. E’ sufficiente che un solo istituto fallisca per causare un devastante effetto domino.
E in tal senso, è determinante sapere qual è nel suo complesso anche l'esposizione delle banche americane, in derivati. Tenetevi forte:


JP Morgan Chase - Attivi: circa 2.500 miliardi di dollari. Esposizione ai prodotti derivati: oltre 67.000 miliardi di dollari

Citibank - Attivi: circa 1.900 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati : circa 60.000 miliardi di dollari

Bank Of America - Attivi: circa 2.100 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati : circa 54.000 miliardi di dollari

Morgan Stanley - Attivi: 830 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati: 44.000 miliardi di dollari

Goldman Sachs - Attivi: 915 miliardi di dollari Esposizione ai prodotti derivati: 54’500 miliardi di dollari
"
(seigneuriage.blogspot.it)

E quale potrebbe essere il detonatore che farà esplodere la bomba atomica dei derivati tedeschi?
La crisi.
La stessa crisi che per esempio ha messo in luce le difficoltà di certe banche marce italiane (vedi Mps, vedi Carige ed altre...), se raggiungesse la Germania provocherebbe un terremoto presso le sue banche. Sopratutto quelle che nascondono i propri affari come Deutsche Bank e come le varie casse dei Lander sotto il controllo dei politici.

E non c'è molto da scherzare, perché i dati che arrivano dalla Germania non sono rassicuranti. Le commesse e la produzione industriale sono calanti (vedi "Crack... Crack... Crack... (4)" e "Crack... Crack... Crack... (3)" ).
Ed ora anche l'export sembra contrarsi:

"Ordini all'industria ko, idem la produzione industriale. E, a quanto pare, anche le esportazioni tedesche, vero motore della Germania.

Ad agosto, stando ai dati resi noti nella giornata di oggi, anche l'export è sceso ai minimi dal 2009, esattamente dal mese di gennaio, crollando -5,8%, dopo il +4,8% di luglio. La performance - sembra il solito copione - è ancora una volta peggiore delle attese, con gli economisti che avevano previsto una flessione del 4%.

Le importazioni sono scese dell'1,3% dopo il -1,4% di luglio. Il surplus commerciale si è di conseguenza ridotto a 14,1 miliardi di euro dal livello record di 23,5 miliardi.

Lo scivolone delle esportazioni, afferma Kit Juckes, esperto dei cambi presso Société Générale, conferma "quanto la crisi dell'Ucraina stia colpendo il cuore dell'economia europea".
(www.wallstreetitalia.com)

L'Ucraina? Non credo stia solo nell'embargo commerciale alla Russia il problema tedesco. Il suo problema è l'austerità imposta a tutta l'Europa ed in parte anche a se stessa con la compressione degli stipendi e quindi della domanda interna. I frutti di questa follia prima o poi si vedono. Purtroppo questi processi non sono ancora pienamente compresi in Germania:

"Carsten Brzeski di ING dice chiaramente che la Germania "ha bisogno di un piccolo miracolo, per evitare la recessione". " I dati commerciali di agosto si aggiungono semplicemente alla devastante evidenza che l'intera economia tedesca si è fermata in quel mese".
Il motivo? Per Brzeski è da ricercare nel rallentamento delle economie di diversi mercati chiave per le esportazioni tedesche, nella crisi ucraina, e nelle vacanze estive."

Le vacanze sono un grosso problema in occidente. Infatti in America se i lavoratori si assentano qualche giorno a causa delle tempeste di neve, crolla l'economia. In Italia addirittura la giustizia non funziona più a causa delle vacanze dei magistrati.

Comunque, anche i mercati cominciano a pensare che la locomotiva dell'economia tedesca sia in procinto di fermarsi:

"In Europa presa di mira la borsa di Francoforte che perde oltre il 2% sulle voci che indicano Berlino tagliare la settimana prossima le stime sul Pil 2014 e 2015. Forti smobilizzi sull'indice Dax che, scontando i timori sull'arrivo di una recessione in Germania, scivola al minimo in un anno. 

Durante la mattinata il listino tedesco ha perso oltre -2%; al momento è appena al di sopra di 8.800 punti e ben al di sotto del supporto psicologico a 9.000 punti. A mettere sotto pressione l'azionario europeo - ai minimi in quasi 7 mesi - sono le nuove tensioni tra il presidente della Bce Mario Draghi e il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble sulle misure da adottare in caso di ulteriore rallentamento dell'economia dell'Eurozona. Schaeuble ha lanciato un allarme contro l'ipotesi di un QE. "

(www.wallstreetitalia.com)

I tedeschi non cambiano mai. Nemmeno messi di fronte all'evidenza dei fatti di una crisi autoimposta, non sono disposti a cedere dalle loro posizioni. L'impressione comunque è che siano già scesi nei bunker, come Hitler sotto la Cancelleria del Reich, e stiano per prendersi una sonora scoppola dalle dinamiche economiche in atto.

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