sabato 4 ottobre 2014

Mercati in ansia



Robert Shiller premio Nobel nel 2013 insieme a Eugene Fama e Lars Peter Hansen, per l'Economia, «per le loro analisi empiriche sui prezzi delle attività finanziarie», sembra l'unico in grado di capirci qualcosa delle crisi economiche che si susseguono ormai da decenni. Sicuramente è uno dei pochi ad ever previsto lo schianto dell'economia mondiale del 2007-2008. Ora però anche un'autorità come il Nobel 2013 non riesce a decifrare in modo completo e preciso la situazione. Ma probabilmente ha ragione quando afferma che l'economia non è solo questione di tassi di interesse, monete e tabelle, ma è anche sociologia e psicologia:

"Shiller ha anche parlato del mercato azionario. 
Autore del classico "Esuberanza irrazionale", Shiller ha fornito una grande intuizione della corrente psicologia del rialzo del mercato azionario e una teoria alternativa sul perché il mercato continua a salire. 

"E 'qualcosa che ha che fare con l'ansia", ha detto Shiller . 
"Si potrebbe pensare che questo dovrebbe produrre il contrario, che il mercato azionario dovrebbe scendere quando le persone sono ansiose. Le persone sono ansiose a causa di disordini geopolitici, a causa della disuguaglianza crescente, e le persone sono preoccupate di essere sostituito da un computer. Tutte queste cose sono nella mente delle persone."

Ma a causa di queste ansie, ha detto Shiller , la gente vuole risparmiare di più, perché l'economia è stata debole, e gli investitori fanno salire il prezzo di tutto e il mercato azionario è stato uno dei principali beneficiari di tale crescita. 

Per Shiller, il mercato azionario è sopravvalutato, ma questo non significa che sia un cattivo investimento, anche se Shiller vede un mondo pieno di cattivi investimenti. 
L'indice "Cyclically Adjusted Price-to-Earnings" di Shiller (CAPE), o il rapporto P/E  prezzo/utili, è attualmente nei pressi di 27, contro 23 un anno fa e ben al di sopra della media di lungo periodo mediano di 16. 

Questo fa chiedere a molte persone se il mercato azionario è sopravvalutato o se una correzione, o qualcosa di peggio, si profila. 

Shiller dice di non saperlo: il rapporto P/E potrebbe salire ancora, o potrebbe non farlo. 
"Io non so cosa farà il mercato nel tempo", ha detto Shiller. "Vorrei che saperlo." .... 
La gente spesso invocano il titolo del libro di Shiller quando si parla del perché i mercati continuano a salire, ma sembra che si potrebbe sostituire "esuberanza" con "paura" e trovare i risultati non dissimili."
(www.businessinsider.com)

In definitiva l'indice P/E ci dice che i prezzi sono sempre più sproporzionati rispetto gli utili. Quando i prezzi superano la soglia di 16 volte gli utili, secondo Shiller, scatta un allarme. Come si vede dal grafico sopra l'indice si trova ora al livello della crisi degli anni '30, ma ancora ben al di sotto delle supervalutate azioni internettiane della bolla scoppiata nel 2000.

Si capisce quindi l'indecisione dell'economista, in quanto questa bolla sotto controllo delle banche centrali (per i vari quantitative easing), potrebbe essere condotta verso livelli ben maggiori di quelli attuali. Anche se qualche segnale di cedimento, o almeno ripensamento, sembra esserci presso gli operatori del mercato.
Al riguardo mi trovo d'accordo con le impressioni riportate da Fannyking:

"La mia opinione è che la giornata di ieri abbia segnato un punto di svolta importante nelle aspettative degli operatori di mercato. Non è stato un fulmine a ciel sereno ma la conferma definitiva di una tendenza.

Sono settimane che la volatilità imperversa sul mercato valutario, a prescindere dalle ragioni geopolitiche o di politica monetaria delle singole banche centrali, la statistica (ovvero la storia, l’economia è uno spin-off della storia, cioè una scienza umana) ci dice che nell’80% dei casi un forte aumento della volatilità sui mercati dei cambi precede un forte aumento della volatilità sui mercati azionari, che a sua volta precede un forte aumento della volatilità sui mercati obbligazionari.

A questo va aggiunto il tracollo dei prezzi di tutte le commodities, specie quelle ad uso industriale (il Platino ad esempio, essenziale per l’automotive sta tornando vicino al prezzo dell’oro, è un segnale molto preciso di debolezza della domanda, il Palladio si stà letteralmente sfarcellando)
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capitali che per ora vanno in modalità risk-off, cioè escono dai mercati, a partire da quelli più a rischio, e si mettono in liquidità. In attesa di un luogo dove andare.
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Personalmente mi aspetto che una parte di questa liquidità andrà a gonfiare bolle immobiliari in tutto il mondo, in piccola parte anche in Italia per gli immobili di prestigio e pregio (buona fortuna), per un altra piccola parte, la liquidità andrà effettivamente in economia reale a finanziare startup e nuovi progetti innovativi.

Ma il grosso rimarrà a girare per le borse mondiali.

Ieri abbiamo assistito ad un primo forte Warning, sulle azioni europee (lo ripeto, le parole di Draghi sono state solo una scusa), adesso dobbiamo guardare con attenzione il cuore della mega bolla mondiale: il mercato dei titoli obbligazionari sovrani. Specie quelli dei PIIGS.
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Non stupitevi se la parola spread tornerà sulle prime pagine, e se devo proprio dirvelo, posso immaginare che l’impazienza della BCE nei confronti dei governi potrebbe tradursi proprio nel metodo “Berlusconi”
...
A livello di previsione, immagino un forte ribasso di qui a fine anno per le borse dei paesi europei, specie quelli più deboli. Un allargamento degli spread. E a livello mondiale un ritorno di interesse per le commodities e i paesi emergenti (cioè che producono) , perchè alla fine la massa di denaro da qualche parte deve andare."

(www.rischiocalcolato.it)

Ci sarà una nuova "grande rotazione" degli investimenti? Credo che l'autunno e la fine del 2014 metterà in chiaro alcune cose.

Che la sig.ra Yellen procederà con la riduzione progressiva dei Qe della Fed e all'innalzamento dei tassi d'interesse, grazie ai dati migliori dell'economia Usa. Anche se poi si tratta di dati taroccati (vedi "In Usa Non c’è Più Disoccupazione, e Nemmeno Lavoratori ( La Presa per il Culo Chiamato Tasso di Disoccupazione)")

Che la crisi europea verrà fuori in tutta la sua crudezza, e sarà evidente a tutti che non si sta risolvendo. Del resto sono giorni che sui principali quotidiani economici esteri escono articoli critici sulla situazione europea, ed a volte in particolare su quella impossibile italiana.

Il combinato disposto della crescita dei tassi in tutto il mondo (aumento del costo del debito), e dell'evidenza della crisi europea (fuga dei bravi investitori esteri), farà detonare la zona euro. A meno che Draghi decida di disubbidire alla Germania acquistando i titoli di Stato e quelli bancari europei come non ci fosse un domani. Ma temo non accadrà. Piuttosto i tedeschi impuntandosi affonderanno con il resto della zattera europea.

E poi non si può andare contro la legge di gravità per troppo tempo. Anche gli aerei devono scendere per fare il pieno ogni tanto...
E quando si formano certe montagne ardite come quelle del grafico successivo, prima o poi franano.


In tutto questo la penosa manovra fantasy del governo italiano, diciamo la verità, non conta assolutamente nulla. Non cambierà di un pelo la discesa verso gli inferi dell'economia italiana. Una manovra che forse neppure Padoan sa esattamente come sarà. I tagli fantastici da 100... 30... 25... 11... forse 7.... forse 0 (zero) miliardi si tradurranno per ora in una "mini" manovra da 16 miliardi di tasse. Ma nello strumento di previsione Def si immagina di aumentare l'Iva per un introito di 50-70 miliardi in tre anni...

A Roma si vaga nella nebbia peggio che in val Padana. Una improvvisa crisi mondiale potrebbe farla diradare riportando tutti alla realtà della situazione italiana. Ma non è detto che una nuova crisi Lehman-brothers style ci farebbe affogare più in fretta. Potrebbe essere l'evento che scardina tutti i parametri europei e li manda definitivamente in soffitta, per l'impossibilità per tutti di attuarli. Certo l'Europa ne uscirebbe a pezzi, ma questa sarebbe l'occasione per ricostruirla meglio, per decidere se vale la pena perdere le rispettive sovranità nazionali, se vale la pena conservare l'euro così com'è oggi.

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