giovedì 16 ottobre 2014

I bene informati scappano (2)



Qui non siamo più di fronte ad un caso tutto italiano, di capitali che fuggono per paura della patrimoniale dura e pura, cioè del prelievo Ciprus style.
Direi che i bene informati in questo caso sono quelli che sanno l'ora esatta della fine del mondo, e stanno facendo le valige in attesa che salpi l'arca di Noè.

Che la mega super bolla finaziaria mondiale stia per esplodere come una supernova la cui reazione nucleare interna non regge più il peso della sua massa? Una massa di debiti e cartaccia finanziaria sempre più senza valore. Mi sembrano tanto le fasi di contrazione/espansione tipiche dei fenomeni che anticipano una rottura o un'esplosione per troppo carico...

Tutti i segnali danno rosso, pericolo imminente. Ma dov'è tutta questa ripresa mondiale che tanto si propaganda in tv? Nella fantasia di finanziaeri e banchieri di ogni risma (e dei politici che li servono), i quali evidentemente faticano a vedere la realtà per quel che è. Un enorme schema Ponzi che è destinato ad incartarsi prima o poi in un disastro internazionale che vedrà andare in fumo fortune grandi e piccoli risparmi di una vita.

"Che accade quando una serie di dati macroeconomici mostra uniformità in senso di crescita deludente e nettamente inferiore alle stime di consenso, al culmine di una fase di mercati che ha gonfiato le valutazioni? Alcune cose, nessuna piacevole, nel breve.

Ad esempio, accade che il prezzo del greggio inizi a calare. Inizialmente i mercati non ci fanno troppo caso, ritenendolo rumore e non segnale. Poi accade che il maggior produttore del pianeta decida di tagliare i listini ufficiali, e che l’Agenzia Internazionale dell’Energia stimi un calo della domanda globale di greggio per il 2015; ed inizia il panico."
(phastidio.net)

I consumi mondiali vanno a picco, malgrado ci sia la ripresa in Usa, la crescita in Cina, l'Abenomics in Giappone, la mittica Germania mercantilista in Europa. Sono tutte economie disastrate o prossime al disastro. Dell'Italia dello "Statesereni" non è nemmeno il caso di parlarne, una nazione fantasma i cui destini  dipendono da come si sono svegliati la Merkel e alcuni commissari europei. Non contiamo più nulla. Credo non valga neppure più la pena battere i pugni sul tavolo dell'Europa. Tanto varrebbe uscire e sbattere la porta, come nelle migliori tradizioni delle unioni che finiscono malamente in separazioni e divorzi.

Che poi il petrolio cali perché l'Arabia Saudita ha deciso di fare la guerra allo Shale Oil americano, o perché Cina ed India non comprano più abbastanza greggio e si è costretti a fare offerte speciali come al supermaket, poco importa. Tutto indica che l'economia reale è sovrastimata rispetto ai movimenti finaziari.

Ora la nostra preoccupazione e di Renzi e Padoan sarà quella di capire dove andrà a finire lo spread. Non è nemmeno detto però che salga poi così tanto. Per ora la sua salita è dovuta più alla discesa dei rendimenti del bund tedesco, andato sottozero, che alla salita del tasso di sconto dei titoli italiani. Il rendimento del Btp 10Y è salito del 3,40% contro una salita dello spread del quasi 12%. La differenza è appunto la caduta del bund. I titoli di Stato in queste occasioni diventano beni rifugio, e persino il Btp potrebbe esserlo...



"In questo contesto, come sempre e da sempre, i primi a soffrire sono gli asset più speculativi, quelli cosiddetti ad alto beta. Non stupisce, allora, che l’Italia paghi dazio, con rialzo dei rendimenti dei Btp e pesanti sottoperformance dell’azionario. Queste non sono situazioni inedite, ribadiamolo. Il sole continuerà a sorgere ad ovest, domattina. Ora c’è da attendere che il pessimismo leopardiano si scarichi completamente, come sempre avviene in questi casi. Tra poco leggerete di “chiamate margine”, di voci di intermediari in difficoltà, si moltiplicheranno le newsletter di guru del giorno dopo che vi diranno che moriremo tutti, di Ebola o di altro. L’umanità è psicologicamente pro-ciclica, come ben sappiamo."
(phastidio.net)

Forse c'è troppo pessimismo, ma comunque è ben riposto. Come si fa ad essere ottimisti. Soprattutto qui in provincia di Cialtronia, dove si è tutti in attesa messianica di una manovra salvifica che avrà il potere di risollevarci di una scoreggia. Non prendiamoci in giro. Tutto quel che si può fare in questi casi è aspettare che la tempesta passi, e caso mai quando è finita, osservare se ne avremo qualche vantaggio. Per esempio se la Germania dovesse ritrovarsi a gambe all'aria più di noi, questo sarebbe un vantaggio non da poco.
Probabilmente dopo la tempesta perfetta ci sarà un mega rimbalzo delle borse, ma in ogni caso è persino bene che tutto ciò avvenga prima che Bruxellese si appresti a verificare la finanziaria di Italia e Francia. Forse un po' di panico sui mercati porterà a più miti consigli la commissione dei falchi di Juncker.

Si apprestano comunque tempi interessanti. Adesso, come riporta spesso Fannyking, è tempo di comprare i pop corn, quelli grandi però, da un kilo.

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